Tradita. Ecco come mi sono sentita nel momento in cui mi ha detto cosa avrei dovuto fare.
Ci sono rimasta male, ma sono rimasta ancora peggio nel momento in cui mi ha detto che a lui, di me, non freghi niente. Non mi aspettavo niente di diverso, è vero, ma sentirselo dire non è mai bello.
-Come hai fatto a prendere le chiavi?-
Mi guardo intorno e resto veramente senza parole per la bellezza di questo attico: la cucina è ultramoderna e crea un open space con il salotto. Una maestosa scala, che porta al piano di sopra, è alla sinistra ed un corridoio, che probabilmente porta al bagno, è alla destra. Il colore predominante è il nero che, però, si va ad intrecciare con i dettagli in oro del marmo e dell'arredamento. Una tv di ultima generazione è appesa alla parete ed un enorme divano in pelle contorna l'angolo della stanza. Quello per cui, però, vado pazza, è l'enorme vetrata che fa da parete all'attico. Mi avvicino e da qui posso vedere quasi tutta Mosca. Le macchine percorrono tranquillamente la strada e gruppi di persone cantano e si divertono per le vie della città. Le luci sono talmente belle che mi incanto a guardarle e quasi non mi accorgo dell'improvvisa vicinanza di Gabriel.
-Allora?-
Ah sì, le chiavi. -Le ho prese quando ti ho dato quella spallata per sorpassarti. Sporgevano dalle tasche e così ne ho approfittato.-
Mi studia per qualche secondo, per poi dirigersi verso l'enorme frigo da cui prende dall'acqua.
-Perché sono qui? Mi sembra di aver capito che di me non te ne importi nulla.- sputo acida.
-Ed è così, ma frignavi troppo per lasciarti nelle mani di quell'arabo del cazzo.-
Stronzo.
Mi sento ancora più ferita dalle sue parole, ma cerco di non darlo a vedere. -Oh sì, giusto. Non perché saresti stato accusato di complicità in un reato sessuale e di sequestro di persona, vero?-
Mi guarda per qualche secondo e poi scoppia a ridere.
-Ma sai chi sono io? Non troverai mai un giudice, in tutta la Russia, che oserebbe anche solo tentare di portare avanti una accusa contro di me. O meglio...uno ci ha provato, ma poi è morto tragicamente in un incidente stradale pochi giorni dopo..- si tocca il viso con aria pensierosa, per poi sorridere beffardo. -..ops.--Lo hai ucciso?-
-Se la metti in questo modo passo per un mostro, diciamo che mi sono difeso a modo mio.-
Spalanco gli occhi. -Gabriel!-
-Sì, bambina?-
Si lecca le labbra e cammina lentamente verso di me. Quello strano luccichio malizioso mi fa tremare le gambe, ma sono troppo ferita dalle sue parole per lasciarlo avvicinare ancora. Compio un passo indietro e lo guardo male.
-Che c'è? Ora non vuoi più giocare?- mi prende in giro e questo non fa altro che confermare la mia teoria. Sono solo un gioco per lui.
-Rompo il patto.- lo dico con così tanta convinzione nella voce che credo di averlo urlato.
Mi guarda sorpreso, per poi alzare un sopracciglio. Si appoggia allo schienale del divano alle sue spalle e incrocia le braccia al petto.
-E questo chi lo dice?-
-Io, lo dico io.-
Non so bene cosa provo per questo ragazzo, ma non posso dire che mi sia completamente indifferente. Devo tirarmi fuori da questa situazione, prima che mi faccia veramente del male. Da quando ieri ho fatto quella cosa con lui, è come se sentissi un filo che mi lega a Gabriel. E lo devo spezzare il prima possibile. Ho fatto male a donare anche solo quel piccolo momento a lui, ma, per quanto lo voglia, non riesco a pentirmene.
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Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)
RomanceCristy ha diciotto anni quando si ritrova costretta a lavorare nel night club di Gabriel Ivokiv per pagare le cure alla sorella, malata di fibrosi cistica. Lei è una ragazza dolce e timida ed è per questo che attirerà subito l'attenzione del boss ma...