Credo fosse dalla notte in cui hanno diagnosticato la malattia a mia sorella che non piangevo così. Mi ero ripromessa che sarei stata forte, che avrei lottato e che mi sarei rialzata in piedi dopo ogni caduta, ma, colpo dopo colpo, ho capito che è davvero più facile parlare che fare.
Mi vergogno di me stessa in questo momento, dovrei concentrarmi su Emy e indirizzare tutte le mie energie a lei, ma ora non ho nemmeno la forza di alzarmi da questo fottuto letto. Come se non bastasse, questa mattina ho il turno al Lux per sistemare il casino di ieri sera e tornare in quel posto è l'ultima cosa che vorrei fare ora.
Mi trascino in piedi e striscio fino al bagno, dove evito di incrociare con le sguardo lo specchio. Sono sicura di essere abbastanza orribile in questo momento e ringrazio mentalmente mia zia per non essere nemmeno rientrata ieri sera. Non vorrei mai che mi vedesse così e di certo non voglio che capisca il motivo di questo mio malessere.
Mi lavo il viso e i denti e successivamente prendo dal mio armadio una felpa enorme e un paio di leggings neri. Sono convinta non ci sia nessuno al Lux a quest'ora e tiro un urletto frustrato nel momento in cui i miei capelli non contribuiscono nell' aiutarmi a pettinarli. Ovviamente dovrò saltare scuola e ragiono sul fatto che ormai questa situazione stia diventando abbastanza insostenibile: quest'anno ho la maturità e mi rendo conto di non star dedicando abbastanza tempo allo studio. Infilo le scarpe e prendo dall'attaccapanni la mia borsa nera. Acciuffo le chiavi al volo ed esco di casa, per poi richiudermi il portone alle spalle.
Normalmente non avrei mai preso l'autobus per raggiungere il locale vista la vicinanza a casa mia, ma oggi proprio non riesco a camminare. Arrivo alla fermata e salgo sul mezzo pubblico, andandomi ad accomodare vicino al finestrino. Appoggio la fronte sul vetro e il freddo mi fa sussultare, ma rimango nella stessa posizione e chiudo gli occhi, cercando di rilassare i nervi.
La vibrazione del mio cellulare mi risveglia da questo piccolo momento di pace e compio una smorfia nel leggere il messaggio di mia zia."Appena hai cinque minuti ti tempo, chiamami. Ho una cosa importante da dirti."
Cos'è? Una presa per il culo?
Alzo gli occhi al cielo, ma la mia bontà non mi permette di mandarla a quel paese e allora rispondo con una emoji. Ripongo il telefono nella borsa e scendo dal bus, per poi prendere la copia delle chiavi del locale e cercare di aprire la porta. Rimango sorpresa, però, nello scoprire che non fosse chiusa a chiave e, quando entro, delle voci mi fanno irrigidire.Ma cos'è? Uno scherzo?
Cosa ho fatto di male nella vita?Gabriel mi guarda mentre gli passo davanti senza nemmeno salutarlo e mi dirigo dietro al bancone, dove appoggio le mie cose.
-Non mi saluti nemmeno?- si siede nello sgabello di fronte a me ed io alzo un sopracciglio.
-Ciao.- sputo, per poi iniziare a prendere i prodotti per pulire da dentro un cassetto. Spruzzo un po' di detersivo nella spugna e, mente lui resta a fissarmi, comincio a strofinare talmente forte il marmo da aver il timore che si stacchi.-Nervosa, ragazzina?-
Stringo i denti e non gli rispondo, continuando a fare il mio lavoro.
Lo sento sghignazzare e manca poco dal farmi perdere la pazienza e fargli ingoiare la confezione di candeggina che tengo in mano.
-Cosa vuoi, Gabriel?- lo fulmino con lo sguardo e lui sorride angelico.
-Parlare.-
-Parlare? E di cosa? Del modo in cui mi hai trattato ieri?-
-Esattamente.- incrocia le braccia al petto e si sporge verso di me.Strabuzzo gli occhi per la facilità che ha di parlare di una cosa simile. Io ho esaurito le lacrime e lui sembra pulito e perfetto come se non fosse successo niente.
La consapevolezza che magari io non conti veramente nulla per lui mi fa abbassare gli occhi dalla tristezza.Sento due dita posizionarsi sotto al mio mento e porre una breve pressione per farmi alzare il volto verso di lui.
-Sono stato un coglione ieri sera.- sembra sincero mentre lo dice, ma io non so se credergli. È vero, io e lui non siamo niente, ma non so se riuscirei a sopportare di vederlo saltare da una ragazza all'altra sotto al mio sguardo.
-Gabriel, io...-
-Non ci ho fatto niente con la tipa di ieri sera.-
-Cosa?- il mio cuore salta un battito ed una strana felicità invade il mio corpo.
-Non ci sono riuscito. Non ci riesco più da quando ho iniziato a toccare te.-
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Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)
RomanceCristy ha diciotto anni quando si ritrova costretta a lavorare nel night club di Gabriel Ivokiv per pagare le cure alla sorella, malata di fibrosi cistica. Lei è una ragazza dolce e timida ed è per questo che attirerà subito l'attenzione del boss ma...