23) GABRIEL

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Sorseggio, con calma, la mia tazzina di caffè bollente e punto lo sguardo sulla mia bellissima Mosca, che si sta risvegliando fuori dal mio attico. L'inverno è ormai alle porte e, anche se sono quasi le otto del mattino, fuori c'è buio. Le luci dei grattacieli sono accese ed i grandi schermi, fissi su questi, trasmettono il meteo e qualche stupida pubblicità. Le mamme corrono per le strade accompagnando i figli a scuola e le macchine sono ormai bloccate nel traffico. Qualche signore cammina con un giornale sotto al braccio, mentre altri sono seduti nei tavolini dei bar, sorseggiando la mia stessa bevanda. Sospiro, provando ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se fossi nato in una normale famiglia: probabilmente avrei lavorato in uno dei numerosi uffici che riempiono i palazzi o forse mi sarei laureato in qualche prestigiosa università. In ogni caso non avrei avuto un peso simile sulle spalle e non vivrei con la costante paura di deludere i miei genitori, ma alla fine, se devo essere sincero, la mia vita mi piace così com'è. 

Infilo la tazzina nella lavastoviglie e vado a farmi una doccia. L'acqua ha la capacità di scrollarmi di dosso l'irrequietudine, rilassandomi i muscoli ed i nervi. Appoggio le mani sul marmo freddo, lasciando che il getto lavi le mie spalle e che piccole goccioline di acqua mi cadano dal corpo. Resto in questa posizione per altri dici minuti, prima di lavarmi velocemente ed uscire dal box. Lego un asciugamano sui fianchi e vado in camera, dove indosso uno dei miei soliti completi eleganti.  Prendo la chiave della mia Audi A8 e scendo in garage, sbloccandola per poi partire dirigendomi al Lux.

Ho detto ad Andrew di fissare l'appuntamento con l'arabo di merda alle nove, ma voglio arrivare con un po' di anticipo in modo da pensare a come comportarmi con lui.
Ho voglia di spaccargli la faccia ancora più di prima.

-Buongiorno, capo.-
Ricambio il saluto con un cenno della testa e mi dirigo nel mio ufficio, al secondo piano. A questa ora non c'è quasi nessuno, solo qualche guardia e magari qualcuna delle ragazze a pulire il casino di ieri sera.
Apro la porta e mi acciglio nel trovare Andrew seduto alla mia scrivania, che guarda attentamente il monitor del computer.
-Che fai?-
Lo vedo sbiancare per qualche secondo, ma poi riassume subito la solita compostezza e mi guarda negli occhi. -Niente, controllavo le uscite del Lux. C'è qualcosa che non mi convince.-
Lo guardo diffidente e mi avvicino a lui.
-Cosa?- chiedo, cercando di mettere da parte questo strano presentimento che, ormai da qualche giorno, mi accompagna su di lui.
-Guarda...- punta il dito sullo schermo, dove una grossa cifra di denaro dal mio conto è stata trasferita in un altro.-...sai di cosa si tratta?-
Fisso attentamente il monitor e successivamente guardo Andrew con espressione confusa.
-In realtà...no. Controlla la descrizione.-
Clicca sopra al movimento bancario e scoppio in una risata isterica quando, come motivazione, è segnata la beneficienza. "Sì, c'è decisamente qualcosa che non va".
-Qualcuno ha fragrato dei cazzo di soldi dal mio conto.- ringhio.
-Oltre a noi due, chi ha accesso al conto in banca?-
-Thomas, il tesoriere. Ma di lui mi fido ciecamente, lavora con noi da trent'anni. Mio padre lo adorava, non ho dubbi su di lui.-
"E non posso dire lo stesso su di te, ultimamente", ma questo evito di dirlo.
-Nessun altro?-
Scuoto il capo.
-Ok, indagherò e ti terrò informato.-

Si alza dalla sedia e recupera la giacca appoggiata al divano.
-Andrew?- mi appoggio alla scrivania ed incrocio la breccia al petto.
-Sì?- il suo sguardo vacilla.
-Devi dirmi qualcosa? Lo sai che se posso ti aiuto, vero?-
-Tranquillo, Gabriel. È solo un periodo un po' così...- e, mente lo dice, si sistema quella fottuta cravatta.
E cazzo, devo trattenermi dal non strozzarlo proprio con quest'ultima.

-Dove si trova l'arabo?-
-Non viene più.- risponde, sfuggendo al mio sguardo.
-Perché?- odio provare questa fastidiosa sensazione all'altezza del petto. Non reggerei mai il fatto che stesse provando a tradirmi o, peggio ancora, che lo stia già facendo. Cazzo, stiamo parlando di Andrew, ci conosciamo da una vita.
-Non lo so.- la sua voce non è possente e autoritaria come il solito e, se non lo conoscessi, giurerei di percepire il senso di colpa.
-Ok...- lo fisso diffidente, mentre mi saluta ed esce da questa maledetta stanza con passo frettoloso.
Sospiro e chiudo gli occhi.
Ricontrollo il movimento di denaro incriminato e passo i successivi venti minuti a controllare tutti gli altri spostamenti del mese.
Sembra tutto a posto, escludendo quello.

Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora