28) CRISTY

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Lo vedo sparire lungo la strada ed io sorrido scuotendo la testa. Mi piace quando si preoccupa per me, mi fa sentire importante per qualcuno, importante per lui. Mi giro verso l'enorme struttura e mi soffermo a fissare una coppia che sta uscendo dall'ospedale con il loro bambino appena nato. Dietro di loro, invece, una scena ben più triste: una signora anziana con gli occhi lucidi, che cammina da sola verso il parcheggio. Ogni persona ha la propria storia ed ogni persona soffre per qualcosa. Purtroppo la maggior parte delle persone qui dentro lotta tra la vita e la morte ed è triste pensare siano le persone che meno se lo meritano a stare più male.

Emy, nella sua giovane vita, ha sofferto molto più di quanto una persona sarebbe in grado di reggere in un'intera esistenza. Perdere i genitori ad otto anni ti crea un trauma che ti accompagnerà per tutta la vita e scoprire di essere malati terminali non fa altro che ucciderti ancora di più di quanto la malattia già non stia facendo. Non oso nemmeno immaginare come ci si senta ed è straziante non poter far niente per la persona che più ami al mondo.

Prendo un grosso respiro di incoraggiamento ed entro nell'edificio, per poi salire al piano di Emy. Da quel che ho capito, questa mattina, il dottor Morozov cercherà di trovare una soluzione temporanea in grado di consentire ai polmoni il mantenimento del corpo fino all'operazione vera e propria, che si terrà tra qualche settimana. Ha spiegato a mia zia, infatti, che adesso il suo fisico è troppo debole per procedere con l'intervento chirurgico.

Mi siedo nella stessa sedia in cui ieri ero seduta in braccio a Gabriel e in questo momento vorrei avere ancora le sue braccia a stringermi. Non so il perché, ma quando mi tiene stretta a lui crollo addormentata all'istante. Vorrei avere sempre la sicurezza che ho con lui al mio fianco, mi fa sentire come se niente e nessuno potesse ferirmi ed ormai era una sensazione che non provavo da troppo tempo.

-Cristy...- alzo immediatamente il capo verso il dottore, che in questo momento si sta guardando intorno. -Dov'è tua zia?-

Alzo le spalle. Ormai sono stufa di correrle dietro. -Se non è qui vuol dire che non le interessa, non trova?-

Sospira, ma resta in silenzio.

-Posso vederla?- chiedo.

-Sarebbe meglio di no, in questo momento è molto debole.-

-La prego.- mi sento stanca, fiacca, come se tutta la mia energia stesse evaporando. Come se non averla al mio fianco mi stesse uccidendo.
-Va bene, ma solo per pochi minuti. Immagino che farebbe bene anche a lei sentirti al suo fianco.- annuisco riconoscente e lo seguo fino alla porta, che mi apre per farmi entrare.
La stanza è in penombra ed il letto in cui si trova mia sorella è nell'angolo in fondo. Mi avvicino lentamente a lei, che giace incosciente tra le lenzuola bianche. Le accarezzo il viso, i capelli e le stringo la mano.

Vorrei che sapesse che io sono qua, vorrei tanto vedere i suoi occhioni aprirsi e le sue labbra curvarsi, ma preferisco che dorma piuttosto che veda i tubi che le escono dal corpo in questo momento.
-Ti amo più della mia stessa vita.- le do un bacio sulla fronte e uno sulla guancia.
L'aprirsi della porta mi fa sobbalzare ed una giovane infermiera si avvicina a me, mi sorride triste e mi guarda con così tanta compassione dal farmela voler prendere a schiaffi e urlarle in faccia che mia sorella starà bene.
Non mi serve la sua cazzo di compassione.

-Mi dispiace interrompervi, ma devo preparare la paziente.-
Annuisco e saluto Emily, promettendole che, quando si sarebbe svegliata, io sarei stata qui fuori ad aspettarla.

****

-È andato tutto secondo i piani, abbiamo inserito un dilatatore nel polmone: in questo modo il corpo sarà in grado di assimilare più ossigeno e velocizzare il processo. Dovrà assumere dei broncodilatatori in vista dell'intervento, ma sono fiducioso.-
-Va bene. Cosa succederà ora?-
-Da protocollo dovrebbe rimanere in ospedale fino al giorno dell'intervento. Tra oggi e domani la sveglieremo, ma comunque sarà molto stanca. Vista la situazione, però, sta a te decidere cosa fare. Lo so che è una scelta difficile, ma farò di tutto per aiutarti. Parlerò con il presidente dell'ospedale ed entro domani ti farò sapere.-
-Ok. La ringrazio, dottore.-
Mi sorride e mi fa un cenno affermativo nel momento in cui guardo la porta in cui c'è mia sorella, entro nella stanza e mi siedo vicino a lei.

***

La sera è arrivata in fretta ed io mi ritrovo a camminare verso il Lux. Purtroppo non posso non andare a lavorare, perché devo riuscire a pagare le sue cure, ma vorrei tanto poter stare con lei in questo momento.
Indosso l'uniforme volgare e sopra la felpa rossa che Gabriel mi ha dato e poi esco per raggiungere Serena, che mi sta guardando stranita.
-Ma che ti sei messa? Se il capo ti vedesse darebbe di matto.- si guarda intorno spaventata.
-Tranquilla, è stato lui a dirmi di indossarla.-
Rimane colpita dalle mie parole, ma poi viene chiamata da un ragazzo che le ordina qualcosa.

Mi guardo intorno alla ricerca di due occhi color smeraldo, mi viene naturale cercarlo e non me ne accorgo neanche di cominciare a camminargli incontro non appena lo individuo. È girato di spalle e sta parlando con Andrew, indossa un completo elegante nero e delle converse dello stesso colore ai piedi. Gli arrivo alla schiena e mi sento una stupida a volerlo toccare per attirare la sua attenzione, non so cosa fare e sto quasi per andarmene quando lui si gira e mi becca a fissarlo.
-Ciao.- mi guarda e sorride compiaciuto vedendo il mio corpo avvolto dalla sua felpa rossa.
-Ciao.- ovviamente arrossisco ed abbasso lo sguardo.
Vorrei tanto mi baciasse, desidero la sua bocca sulla mia, ma mi vergogno troppo per chiederglielo.
Andrew ci fissa divertito e poi si allontana lasciandoci soli.

Gabriel si avvicina di più a me e mi arpiona i fianchi con le mani. Lo guardo imbambolata e tutto quello che c'è intorno a noi sparisce.
-Sei venuta a salutarmi?-
Annuisco e non riesco a trattenere un sorriso nel momento in cui si avvicina col suo viso al mio, lasciandomi un piccolo bacio sulle labbra.
-Non avevi detto che questi non erano baci?- lo prendo in giro e lui ridacchia.
-In effetti hai ragione.- e si tuffa sulle mie labbra con un bacio così bello e passionale da farmi tremare le gambe. La sua lingua rincorre la mia, per poi accarezzarmi il palato appena prima di staccarsi.
-Devo andare, ho un appuntamento tra poco.- lo sussurra sulle mie labbra ed io rimango in silenzio, incapace di parlare.
-Belle le scarpe.- e si allontana sghignazzando. Abbasso le sguardo sulle mie all star nere, identiche a quelle che sta indossando ora lui.
Credo siano appena diventate le mie scarpe preferite.

***

Sono due ore che faccio avanti e indietro tra i tavolini e il bancone ed i miei piedi stanno chiedendo pietà. Mi avvicino, così, ad Ilary e l'avviso del fatto che sarei andata in pausa. Recupero il mio telefono ed esco sul retro, sedendomi sul mio solito muretto. Controllo i messaggi e scrivo a mia zia per sapere se abbia notizie di Emy, ma, in ogni caso, il dottore mi ha detto che mi avrebbe avvisata riguardo ad ogni aggiornamento. Libero un sospiro ed alzo gli occhi verso il cielo, ammirando le mie due stelle.
Vorrei raccontare a mamma di aver conosciuto un ragazzo che mi piace e vorrei chiedere a papà di insegnarmi a guidare, ma, purtroppo, so che tutto questo non accadrà mai.

Gabriel mi sta restando vicino e questo non lo dimenticherò mai, ma, in fondo in fondo, lo so che lo sta facendo solo perché gli faccio pena, ma non lo voglio ammettere. Sto cercando di auto convincermi sul fatto che pure lui, piano piano, stia cominciando a sentire qualcosa nei miei confronti, anche se so che non è così.
Anche adesso ho voglia di andarlo a cercare e intrufolarmi tra le sue braccia, unico luogo in cui starei per sempre. Sorrido come una bambina e mi alzo in piedi per tornare al lavoro. Vado a rimettere il telefono nell'armadietto e mi dirigo in sala. Prendo qualche ordine a memoria e cammino verso il bancone per preparare i cocktail alcolici, li metto su un vassoio e torno dai ragazzi che li hanno ordinati.

Tornando indietro, però, rimango sorpresa dal vedere una persona che avrei giurato di non rivedere più qui dentro: Estreya vestita con una tuta nera completamente opposta ai vestitini striminziti che usa lei, accompagnata da due ragazzi alle sue spalle. Ha un'aria strana, oserei quasi dire ambigua. Si guarda intorno e dice qualcosa ad uno dei due uomini, che annuisce guardando nella sua stessa direzione. Un brutto presentimento mi fa aggrottare le sopracciglia, ma non ci do molto peso dando la colpa alle mie continue paranoie. La rossa gira ancora un po' per il Lux ed ho l'impressione che non voglia che la gente la riconosca, infatti si sta guardando intorno ed abbassa lo sguardo nel momento in cui uno degli uomini di Gabriel le passa accanto. Non mi convince per niente, ma mi decido a lasciar perdere e tornare a concentrarmi sul mio ruolo da barista.

Come se i nostri corpi fossero calamite, mi giro nell'esatto momento in cui Gabriel scende le scale accompagnato da un ragazzo, più o meno, della stessa età. Si stringono la mano e lo guarda uscire dal locale. I suoi occhi, successivamente, perlustrano l'ambiente, bloccandosi nei miei non appena mi vede, come se mi avesse cercata. Mi squadra il corpo leccandosi il labbro e mi fa l'occhiolino, per poi girarsi e tornare nel suo ufficio. Guardo nella zona in cui prima c'era Estreya, ma adesso sembra scomparsa nel nulla. Mi ritrovo a pensare, ancora una volta, a quanto quella ragazza sia strana.

Mi hai stravolto la vita (mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora