18) CRISTY

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Stupida. Sono stata una stupida.

Mi ha usata un'altra volta, per poi andarsene senza nemmeno aspettarmi. Non riesco a capire il perché io ci stia così tanto male, eppure, ogni volta che mi tocca, il mio corpo si accende di mille luci ed una strana sensazione si impossessa di me. Rabbrividisco al pensiero delle sue mani sul mio corpo ed arrossisco subito dopo per i miei pensieri.

Lo so che dopo quello che mi ha fatto dovrei allontanarmi da lui, eppure, nei momenti in cui mi abbandono al suo volere, il mio cervello si stacca della realtà ed io mi sento come rinascere.

Un foglio viene appoggiato sopra al mio banco ed abbasso lo sguardo sulla mia verifica di matematica.

Quattro e mezzo. Beh, pensavo peggio.

-Puoi recuperare il brutto voto mercoledì, sempre che ti interessi farlo.- mi tira un'occhiataccia e poi prosegue con la consegna. Sbuffo rumorosamente e mi ricopio velocemente, sul quaderno, le diseducazioni presenti nella scheda, per provare a rifarle a casa. Devo prendere almeno un otto per alzarmi la media al sei. Cosa che, comunque, ritengo impossibile. Il mio telefono vibra e lancio svogliatamente lo sguardo al display, per poi sgranare gli occhi. Brutta stronza, era ora si rifacesse sentire.

"Stasera parliamo, a dopo. Zia."

Non perdo neanche il tempo di ribattere, chiedendole l'orario o cose simili, perché tanto so che non mi risponderebbe. Decide sempre lei quando parlare ed io non posso fare altro se non aspettare un suo messaggio. Una forte fitta di dolore mi porta a massaggiarmi le tempie con i polpastrelli ed a chiudere gli occhi. Non vedo l'ora di arrivare a casa e stendermi un po' sul divano. Non sono giorni facili: stasera dovrò parlare a mia zia dell'intervento che Emy dovrà subire a breve e capire se, con i soldi che ho da parte, riuscirò a pagarla.

Inoltre, dovremo parlare con il dottor Morozov e capire quale percorso intraprendere e se sia il caso di cambiare le medicine di Emy, comincio a notare che, ormai, non le facciano più molto effetto e che la tosse stia peggiorando. Ho tanti, troppi pensieri in testa. Mi brontola lo stomaco e mi porto una mano al ventre. Questa mattina ho preparato le uova a casa di Gabriel, è stato un po' il mio modo di ringraziarlo per avermi portata via da quello squallido hotel, ma la delusione che provavo per essermi di nuovo lasciata usare come un oggetto, non mi ha fatto godere a pieno la colazione.

Cerco, nello zaino, qualche spiccio e poi aspetto che suoni la campanella per recarmi ai distributori automatici, prendo una crostata alla cioccolata e mi siedo in una delle panchine ai lati del corridoio. Vedo gruppetti di persone ridere e scherzare camminando insieme ed io mi ritrovo a pensare a quando pure io avevo degli amici. Mi sembra passata una vita.

Non ne ho mai avuti tantissimi, quelli che avevo mi bastavano, ma, da quando la vita ha deciso di prendermi a sberle, tutti sono spariti ed io sono rimasta sola. Di certo non li biasimo, chi vorrebbe essere amica di un'orfana, con la sorella malata e che soffre di attacchi di panico?

Abbasso lo sguardo quando i miei compagni di classe mi passano davanti ridacchiando tra di loro, ormai non mi notano neanche più ed un sorriso amaro arriccia le mie labbra. L'ora di tornare a casa arriva prima del previsto e così comincio ad incamminarmi verso la mia via. Ho sempre pensato che se una persona desiderasse di trovare la propria felicità con tutto il cuore, questa, un giorno, sarebbe arrivata. Io, ormai, sono anni che l'aspetto e lei sembra essersi persa per strada.

In un attimo mi ritrovo a pensare alla notte trascorsa con Gabriel, in lui vedo un qualcosa che mi porta ad azzerare il cervello quando sto in sua compagnia. Quando mi parla o mi tocca non penso a nient'altro e forse è per questo che, dopo tutto, io cerchi sempre di stare un po' con lui.  Lo so che sia sbagliato quello che sto pensando, ma sarei disposta anche a lasciarmi usare piuttosto che non passare quelle ore spensierate. Forse lo sto idealizzando, ma io lo vedo come la persona che riesce a farmi stare bene in questo periodo così buio della mia vita.
È come se sentissi una specie di appartenenza a lui e non mi passerebbe neanche per la testa di fare quello che faccio con Gabriel con un altro ragazzo. Mi piace come mi fa sentire, i brividi sulla mia pelle quando mi sfiora o quei piccoli momenti in cui mi mostra come sia veramente senza indossare quella sua maledetta maschera.

Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora