36) CRISTY

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Sto tremando talmente forte che nemmeno la tazza di the bollente che ho in mano è in grado di calmarmi un po'. Mi appoggio al marmo della cucina e mi avvolgo meglio nel maglione di lana che ho indossato appena sono uscita dal letto. Cerco di far viaggiare la mente per non impazzire all'idea che tra poco riporteranno in sala operatoria mia sorella e mi concentro su altro.
Ripercorro il discorso che io e Andrew abbiamo avuto ieri sera in macchina e sorrido dolcemente alle sue parole.
"Gabriel è una testa dura e ha difficoltà a fidarsi, ma, non appena si lascia andare, è la persona che ti darebbe in mano il mondo per vederti felice. Non sembra, ma sa essere la persona più dolce che esista."
E lo so che mi ha detto la verità. Lo ho sempre saputo che, dietro la maschera da mafioso russo, nasconda un animo buono e generoso.

Mi chiudo in bagno e mi preparo per raggiungere l'ospedale, mia zia sta prendendo dei cambi per Emy ed inseguito, una volta pronte, saliamo entrambe in macchina.
-Sei nervosa?- mi chiede lei ed io la guardo malissimo. Ma che domande sono? Stanno per operare Emily e lei mi chiede se sia nervosa?
-Ma va, figurati, anzi, passiamo a prendere due cornetti per la colazione visto che non abbiamo fretta.-
La mia risposta pungente la fa sospirare, ma rimane in silenzio. Prendo un respiro profondo ed estraggo il telefono dalla tasca, ma rimango leggermente delusa dal non trovarci nessun messaggio. Non so esattamente cosa mi aspettassi, ma il non vederci nulla mi demotiva ancora di più.

-Siamo arrivate.-
Apro la portiera e il vento gelido dell'inverno russo mi colpisce in pieno viso. Rabbrividisco e chiudo completamente la cerniera della giacca fino alla gola. Più gli anni passano e più mi sembra che siano sempre più gelide queste stagioni. Lascio che mia zia cammini a qualche passo di distanza da me e la seguo dentro l'enorme edificio.
Come al solito, comincio a guardarmi intorno e provo ad immaginarmi le storie che queste persone nascondono.

In un angolo c'è un bambino con gli occhi lucidi che si tiene stretto al petto un braccio gonfio e la madre che prova a consolarlo. In un altro, invece, c'è un signore anziano in sedia rotelle che guarda fuori dalla finestra che da sul cortile dell'ospedale.
Non so perché provi ad inventarmi una storia per ogni paziente che veda, forse è semplicemente un modo per provare a distrarmi dalla terribile realtà che mi circonda: ossia che stanno per operare il mio pulcino.

Saliamo velocemente le scale e mia zia chiede del dottor Morozov ad una infermiera che in quel momento stava passando per il corridoio. Lei le indica la stanza numero quattordici e continua dritta per poi svoltare in un ambulatorio.
Bussiamo alla porta e, appena sentiamo il permesso di entrare, ci accomodiamo nelle poltrone di fronte alla scrivania.
-Buongiorno.- i due si salutano, ma io non riesco nemmeno ad aprir bocca.
-Come sta mia nipote?-
Alzo gli occhi al cielo, ma resto in silenzio anche questa volta.
-Questa notte la abbiamo tenuta sotto stretta sorveglianza e sembra che il suo corpo sia in grado di sopportare l'intervento di oggi.- comincia a parlare di quello che avverrà in sala operatoria, ma io mi perdo a fissare un uccellino attraverso la finestra, che arriva planando fino ad appoggiarsi con grazia su un ramo di un albero. Volteggia qualche volta su sé stesso e poi riprende il volo, sparendo tra le nuvole.

-Cosa ne pensi, Cristy?- riporto lo sguardo completamente spento sul dottore, che mi sta guardando con espressione preoccupata.
-Sopravviverà?- il mio tono è così piatto che non lo riconosco nemmeno.
-Cristy!- mia zia mi richiama, ma io non l'ascolto neanche. Continuo a fissare il dottore con aria seria e lui mi sorride dolcemente.

-Faremo tutto quello che è in nostro potere per..-
-Non hai risposto alla mia domanda.- adesso invece è gelido come spilli.

Non so perché mi stia comportando in questo modo. Sono così vuota e spenta dentro da non sapere neanche più cosa mi stia succedendo.

-Cristy...- mia zia mi guarda con compassione ed io non riesco a reggere oltre. Mi alzo in piedi, facendo strisciare la sedia al suolo e mi dirigo all'uscita.
-Vado da mia sorella.- nessuno dei due mi ferma e così esco, socchiudendomi la porta alle spalle.

Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora