Terza parte

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ATTENZIONE:

Capitolo contenente argomenti sensibili, cercherò di omettere le parti più tragiche.

Buona lettura.



Un'eroe passava lì per caso.

Era un'Omega anche lui e attratto dall'odore rilasciato da un suo simile in calore, spaventato da quello che questo avrebbe potuto comportare, si precipitò verso la fonte dell'odore.

Un ragazzo era riverso a terra coperto da quello che era certo fosse sperma. Il corpo era livido in più punti e diversi morsi ricoprivano il resto della pelle, ma uno più di tutti attirò l'attenzione dell'eroe che preoccupato chiamò subito soccorso, perché un'evidente morso sanguinolento svettava sulla nuca del ragazzo.

Katsuki non era riuscito ad opporsi, assoggettato dal fetore dei ferormoni dell'Alpha che lo stava abusando. O almeno non era riuscito a fare nulla, non fino a quando non aveva sentito i suoi denti penetrare la sua nuca, marchiando con il suo odore la sua ghiandola del legame, rompendola per sempre.

Un'esplosione era partita dalla sua mano, facendo staccare l'uomo e con esso parte della sua ghiandola.

Lo aveva lasciato lì, inerme, come un oggetto, mentre alzandosi e sputando a terra il sangue del ragazzo, se la rideva di gusto per quello che aveva fatto, per poi andarsene dopo essersi riallacciato i pantaloni, fischiettando allegramente.

Era stato un atto orribile che Katsuki non aveva neanche potuto evitare, non potendo ribellarsi in alcun modo al suo secondo genere che si manifestava.

L'ambulanza accorse in pochi istanti, i paramedici avvertiti dall'eroe che li aveva richiamati, sapevano già cosa si sarebbero trovati di fronte.

Per prima cosa gli iniettarono un inibitore del calore, in modo che il giovane potesse rilassarsi, ma questo processo fece sì che tutte le ferite che l'Alpha aveva procurato al più giovane, cominciassero a sanguinare copiosamente, soprattutto quella sulla nuca, dove i soccorritori persero molto tempo per bendarla, almeno ci provarono per il tempo del trasporto in ospedale.

"Perché mi è successo questo?" si stava chiedendo Katsuki una volta che l'inibitore ebbe fatto effetto, sopprimendo il suo calore e facendogli riacquistare la sua lucidità.

"Perché non sono nato Alpha come i miei genitori? Se lo fossi stato...se fossi stato un'Alpha tutto questo non sarebbe mai successo." pensò sentendo perfettamente quello che i paramedici gli stavano facendo.

Sentiva il loro puzzo da Alpha tutt'attorno mentre toccavano il suo corpo nudo, toccandolo dove l'altro Alpha era entrato in lui, toccando dove lo aveva morso.

Con di nuovo la forza dalla sua caricò una potente esplosione che li colpì in pieno, facendoli volare qualche metro più dietro mentre un urlo carico di terrore lasciava la sua bocca.

L'eroe accorse da lui pronto con le mani in alto per difendersi, ma il giovane Omega non fece nulla quando lo sentì arrivare, riconoscendo in lui un suo simile.

«Ragazzo, tutto bene?» chiese il maggiore accovacciandosi accanto al biondo e posandogli una mano sulla fronte mentre rilasciava il suo odore dolce così da tranquillizzare il più piccolo.

Ma dalle labbra di Katsuki usciva un unico nome ripetuto come un mantra.

«Izuku.» ripeteva, come a ricercare in quel nome la forza.

«Ti chiami Izuku?» chiese l'eroe spostandogli i capelli dalla fronte.

Il minore scosse la testa facendogli capire che in effetti non fosse il suo nome, mentre gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.

I paramedici provarono a tornare dal ragazzo per continuare a prestargli le cure di primo soccorso, ma quando il loro odore da Alpha raggiungeva il naso di Katsuki, reazioni violente lo facevano scattare, facendogli detonare il quirk e anche agitando il suo corpo con convulsioni che sembravano spaccarlo a metà.

«Signore, noi non possiamo fare nulla.» disse uno dei soccorritori, intuendo che le reazioni violente avvenivano solo quando lui e il suo collega si avvicinavano troppo al ragazzo, «Reagisce in negativo ai feromoni degli Alpha e ora che ne arriveranno altri Omega, rischia di morire dissanguato. La prego, venga con noi fino in ospedale dove possiamo curarlo.»

L'eroe annuì e prendendo in braccio il ragazzo, si avviò verso la lettiga.

«Aspettate.» disse un secondo dopo essere salito e con un movimento rapido scese dall'ambulanza, alla ricerca di qualcosa che avrebbe poi potuto riconoscere il ragazzo e perché no, magari anche il suo assalitore.

Pochi metri più in profondità nel vicolo, trovò la borsa di scuola del ragazzo e accanto un grumo di sangue con un pezzo di carne al centro.

«Venga qui un attimo.» disse l'eroe richiamando un paramedico e indicandogli quel grumo di carne a terra.

Il paramedico si bloccò di colpo riconoscendo quello che era veramente quella roba a terra.

Con una lacrima a solcargli gli occhi si piegò a terra e raccolse la ghiandola del legame del ragazzo per metterla in una borsa termica.

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