Ventiduesima parte

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Erano passati un paio di giorni da quello che era successo in quel sottopassaggio, dopo che All Might lo aveva portato a casa sua senza che sua madre si accorgesse si alcun che.

Un paio di giorni in cui Izuku terminò il suo calore con fatica data la lontananza dal suo Alpha.

Giorni passati nella disperazione più totale, tra urla e dolore mentre sentiva il bisogno spasmodico dell'unica cosa che non poteva avere.

Il ricordo impresso a fuoco nella sua mente di quella notte in cui urlando con tutto il fiato che aveva in corpo, aveva chiamato a gran voce Katsuki, costringendo sua madre a somministrargli una doppia dose di calmanti, ma che non erano serviti fino a quando la verdina non aveva chiamato Mitsuki per farsi dare qualcosa con l'odore del biondo.

Lo avevano guardato con compassione, mentre con il cuscino ancora impregnato dell'odore quasi piccante del suo Alpha, Izuku si era addormentato tra le lacrime.

Erano passati un paio di giorni quando aveva avuto di nuovo le forze per alzarsi dal letto ed uscire di casa, nonostante le proteste di Inko che cercava di fermarlo trattenendolo per il braccio.

«Non puoi uscire Izuku. Sei appena uscito dal calore.» disse la donna con negli occhi una luce folle, «Devi riposarti ancora, vieni che ti preparo una tazza di tè.» e cercò di trascinarlo verso la cucina, ma il braccio venne sottratto alla sua stretta.

«Io ora uscirò di casa e tornerò per l'ora di cena.» rispose con voce piatta Izuku voltandosi appena per guardare il volto travolto dalle lacrime di sua madre.

«Izuku, tesoro non puoi. Ti prego, vieni che ti preparo qualcosa, qualsiasi cosa.» supplicò lei nel panico.

A nulla valsero le sue parole, lui uscì dalla porta sbattendosela dietro le spalle, il risentimento ben visibile in ogni suo gesto.

Non riusciva a perdonarla per il fatto che li avessero allontanati.

Come poteva sua madre credere che se ne sarebbe stato buono a casa dopo quello che aveva combinato insieme alla signora Bakugou?

Aveva veramente bisogno di allontanarsi da lei, sapeva che altrimenti tutti i sentimenti che stava tenendo repressi sarebbero esplosi e non in modo piacevole.

Per la prima volta nella sua vita sentiva la rabbia pervadere le sue membra, la furia strisciare nelle sue vene e la lingua pungere come se avesse bisogno di sputare tutto quello che gli passava per la mente.

Ma tenersi lontano da sua madre avrebbe garantito che il veleno che voleva espellere fuori non ricadesse su di lei.

Le gambe si mossero in automatico portandolo dove il suo cuore era più sereno.

Il parco dove fin da piccolo aveva giocato con Katsuki era da sempre stato il suo luogo preferito, era piccolo per lui in quel momento, ormai cresciuto e troppo grande per il recinto con la sabbia o i cavalli con la molla dove dondolarsi, ma le altalene potevano ancora permettersi di ospitarlo, così si andò a sedere su una di essa con la mente che continuava a puntare sulla fonte di ogni suo tormento.

Katsuki che fine hai fatto? Si chiese dandosi una leggera spinta ma non staccando i piedi da terra.

«Vedo che sei ritornato in forma.» disse una voce richiamandolo dalle profondità della sua mente.

Con passo svelto Izuku si alzò e si voltò per trovare a pochi metri la persona che meno si sarebbe aspettato di trovare nella periferia del suo paesino.

«All Might?» gridò talmente sorpreso che se non avesse avuto una mano ancora attaccata all'altalena, sarebbe caduto a terra di peso con le gambe all'aria.

«Esatto, sono proprio io.» disse con la sua solita risata, i pugni nei fianchi per mettere in risalto il suo fisico scolpito.

«Cosa ci fa lei qui?» chiese il verdino guardandosi intorno aspettandosi di vedere qualche villain o paparazzi per accerchiarli.

«Sono venuto a farti una proposta, Giovane Midorya.» rispose l'eroe tornando serio per quanto quel sorriso perennemente incollato su quella faccia dura potesse permettere, «Vorresti diventare un'eroe?»

Per un'istante Izuku fissò gli occhi di colui che aveva ammirato con così tanta venerazione, che dovette scrollare la testa per cercare di capire cosa in effetti gli avesse detto.

«Cosa?» domandò gli occhi sgranati.

«Vuoi diventare un'eroe e seguire le mie orme?»

Il silenzio si sparse per tutto il parco insolitamente sgombro di gente.

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