Cinquantaquattresima parte

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«Sai io non ho avuto una vita come tutti pensano. Sono il figlio dell'eterno eroe numero 2 e su di me ha riversato tutta la frustrazione di non poter mai superare il punto d'arrivo che si era prefissato.» cominciò a dire Shoto assicurandosi che non ci fosse nessuno nei dintorni, «Mio padre obbligò mia madre a sposarlo in un matrimonio combinato, al solo scopo di creare dei figli che potessero avere il potere di superare All Might e quando nacqui io, vedendo che in me scorrevano sia il suo quirk di fuoco, che quello di mia madre di ghiaccio, in me vide che il suo sogno era ancora possibile. Cominciò ad allenarmi dal giorno in cui i quirk si manifestarono, sottoponendomi a sforzi che un bambino di quattro anni non dovrebbe mai subire e quando mia madre provava a difendermi e togliermi via dalle sue grinfie la picchiava con una ferocia tale che ancora oggi mi tremano le gambe.»

«Ma perché mi racconti questo Todoroki-kun?» domandò Izuku sconvolto.

«Aspetta non ho ancora finito.» disse avvicinandosi a lui e prendendogli una mano per posarsela sul volto dove un'enorme cicatrice rossa gli copriva il lato sinistro, «La vedi questa cicatrice? In molti mi hanno chiesto come me la sono procurata, vedi è stata mia madre. Un giorno la sorpresi al telefono con sua madre e parlavano di quanto io la terrorizzassi con questo mio occhio così simile a quello di Endovour, così prese il bollitore che fischiava sul fornello e me lo rovesciò in faccia.»

Il verdino sobbalzò e cercò di riprendersi la mano che il bicolore ancora stringeva, ma inutilmente perché gliela strinse più forte e vi strusciò la guancia sopra, ricercando un contatto che fino ad allora si era sempre negato.

«Non mi fa male a toccarla, l'unico dolore che sento è qui.» e con la mano libera afferrò l'altra mano di Izuku e se la portò al petto facendogli sentire il cuore che batteva placidamente, come a non volersi far sentire.

«Mi...mi dispiace Todoroki-kun, io mi sono lamentato con te così tanto senza pensare minimamente che anche tu potessi aver sofferto nella tua vita. Mi sono autocommiserato e sono stato egoista pensando che ci fossi solo io a provare dolore.» e una piccola lacrima sfuggì dai suoi occhi per atterrare sul pavimento.

«Non voglio che smetti di parlare dei tuoi problemi con me. Siamo amici in fondo, ma devi ricordare che tutte le vite vanno vissute appieno, anche quelle che sono iniziate in modo spiacevole come le nostre.» e lo cinse in un abbraccio rilasciando i suoi ferormoni da Alpha con forza, facendo calmare il minore con il suo odore dominante, facendolo sentire al sicuro per una volta dopo molto tempo.

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