Quarantaduesima parte

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Era stato inevitabile per Katsuki Bakugou avvicinarsi a quel ragazzo dai capelli rossi che odorava di mele e cannella. Il suo omega che aveva così disperatamente cercato di sottomettere, si era lasciato incantare dai feromoni così dolci e pieni di dominio di quel ragazzo di cui ormai non riusciva più a fare a meno.

Però il suo cuore era diviso in due, perché nonostante stesse passando così tanto tempo con Eijirou, un parte di lui voleva comunque Izuku che continuava a tenerlo distante, non volendo neanche spiegargli quello che fosse successo nei lunghi mesi in cui erano stati separati.

Ci aveva provato a prenderlo di sorpresa, avvicinarsi a lui quando non aveva la possibilità di sfuggirgli, ma non c'era modo di parlare con lui e poco alla volta aveva lasciato perdere, pensando che quando l'altro sarebbe stato pronto, allora sarebbe andato da lui, ma più il tempo passava, meno questo succedeva e il rosso lo assorbiva completamente.

Era piacevole avere a che fare con lui, così dolce e solare che alle volte gli ricordava il verdino, ma quando erano soli e sentiva i suoi feromoni carichi di dominio, il suo Omega si piegava e faceva tutto quello che l'altro voleva.

C'era voluto un lungo mese prima che il pensiero di Izuku si facesse meno insistente e che cominciasse a fidarsi completamente di quel ragazzo che in effetti era il suo Mate.avevano cominciato poco alla volta a prendersi per mano, sfiorarsi le dita sotto il tavolo, lontano da occhi indiscreti, ma ben presto questo non bastò più.

Le mani si cercavano sempre più spesso, anche se gli altri li stavano guardando, fino a quando una sera, seduti sui divani della zona comune, un braccio dell'Alpha gli circondò le spalle.

Era stato tutto molto naturale che non ci aveva fatto caso, almeno fino a quando il suono di vetri infranti non arrivò alle sue spalle.

Il capo si voltò di scatto per vedere la schiena di Izuku correre via a tutta velocità.

Il suo primo impulso fu quello di alzarsi e correre dietro al ragazzo che in fondo amava ancora, ma la mano mollemente appoggiata sulla sua spalla lo trattenne dall'alzarsi, così rimase lì, fermo a guardare Iida che sbraitava per il macello a terra e Todoroki che fissava il corridoio appena imboccato dal verdino.

Izuku era corso via, vedere quel braccio avvolgere le spalle di Katsuki gli aveva fatto male e starsene in mezzo ai suoi compagni mentre sentiva il cuore in frantumi non era tollerabile.

Non pianse, ormai di lacrime non ne aveva più da versare.

Dopo tutto quel periodo però credeva che vedere quei due ragazzi insieme non gli avrebbe fatto più effetto, ma non era così. Si sentiva lacerare l'animo ogni volta che vedeva le loro mani sfiorarsi lontano da occhi indiscreti, si sentiva morire ogni volta che il biondo sorrideva all'altro come non faceva con nessun altro e si sentiva rifiutato ogni volta che Eijirou chiamava il nome del suo Kacchan a gran voce, con così tanta confidenza che gli sembrava che i due si conoscessero da tutta la vita.

Si fiondò sul letto con la porta che si chiudeva alle sue spalle, voleva rimanere da solo e cancellare dalla propria mente tutto quello che lo faceva stare male.

Voleva isolarsi da tutto e tutti.

Solo che non sentì il suono della porta che si chiudeva. Interdetto si voltò per vedere quale fosse il motivo.

Alla porta c'era un ragazzo che lo fissava, la mano appoggiata per impedire che l'uscio si chiudesse.

«Scusa, ma non ho voglia di tornare di là.» disse Izuku cercando di fare un sorriso.

«Non sono venuto qui per questo.» rispose l'altro facendo un passo dentro la stanza e chiudendola alle sue spalle.

«E perché sei qui Todoroki-kun?» chiese allora il verdino.

«Sono venuto a vedere se stavi bene.»

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