Quarantatreesima parte

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«Sono venuto a vedere se stavi bene.» disse Shoto Todoroki facendo un passo avanti e entrando completamente nel campo visivo del verdino riempiendolo con la sua figura.

Izuku aveva avuto poco a che fare con quel ragazzo che solitamente se ne stava da solo in silenzio, lontano dai compagni. Sapeva poco di lui, solo che era l’ultimogenito del grande Endevour, l’eroe numero due e che era entrato alla Yuei tramite raccomandazione.

Dall’inizio dell’anno avevano scambiano si e no due parole e mai di argomenti privati, per quel motivo non si sarebbe mai aspettato che il bicolore lo seguisse in quel modo in camera sua.

«Grazie Todoroki-kun, ma sto bene.» rispose cercando di rendere il sorriso sulle sue labbra più sincero, anche se con difficoltà.

«Non ti credo.» disse il maggiore sprigionando i suoi feromoni con forza.

Sapevano di frutti di bosco e latte caldo e per un singolo istante, Izuku si ritrovò ad annusarli con forza, come se loro potessero in qualche modo alleviare quel senso di abbandono che ormai regnava sovrano nel suo animo.

Ma si riscosse subito, non poteva di certo lasciarsi sopraffare di nuovo in quel modo, non dopo quello che aveva passato con coloro che aveva creduto fossero i suoi Alpha, non dopo essersi donato a loro.

Non poteva commettere di nuovo lo stesso errore.

«Puoi trattenere i tuoi feromoni per favore?» chiese il verdino facendo un passo indietro e distogliendo lo sguardo dal ragazzo davanti a sé.

«Ti infastidiscono o ti piacciono troppo?» chiese il bicolore avanzando di nuovo e avvicinandosi all’altro così tanto che se si fosse piegato di poco in avanti si sarebbero toccati.

«Io...io non posso...» provò a dire il minore, ma il braccio di Shoto che gli avvolgeva la vita per stringerselo al petto, gli fece morire la frase in gola.

«Io vedo come li guardi, tutti e due.» tornò a parlare il maggiore avvolgendo anche l’altro braccio intorno al verdino che rimase immobile in quell’abbraccio così dolce, «Ma vedo anche come ti guardano loro e vorrei solo capire la situazione che vi coinvolge.»

«Perché lo vuoi sapere? Non ci conosciamo nemmeno.» gli fece notare Izuku non scostandosi da lui, ma alzando semplicemente il volto per incrociare lo sguardo con l’altro.

«Lo so, ma vorrei che ci conoscessimo meglio.» rispose muovendo la mano posata sulla sua vita con un piccolo movimento circolare, cosa che fece rabbrividire un poco il minore per quelle attenzioni così inaspettate, «Perché ti trovo interessante e il tuo odore mi piace.»

«Interessante?» domandò Izuku esterrefatto e stava per chiedergli altro quando sentì la porta spalancarsi con forza, andando a sbattere contro la parete della stanza.

Katsuki alla fine aveva seguito il verdino, preoccupato per la reazione che aveva avuto e si era precipitato verso la sua camera da letto anche con l’intenzione di avere quelle risposte che l’altro gli negava da troppo tempo.

Ma una volta davanti a quella porta aveva sentito l’odore di un Alpha che non era il suo.

Il suo piede si era mosso ancora prima che potesse ragionare.

Aveva dato un calcio alla porta che si era spalancata sulla scena più shoccante che avesse mai visto.

Il suo Izuku era stretto tra le braccia di un’Alpha che non era lui.

Un ringhio che rimbombò per l’intero corridoio proruppe dalla sua bocca colma di saliva, i canini già esposti per squarciare la giugulare di colui che aveva osato fargli quell’affronto.

«Kacchan...» lo chiamò Izuku spargendo i suoi feromoni per calmare il biondo.

“Devi ucciderlo.” disse la sua parte Alpha affondando gli artigli nel suo cervello e ringhiando come un ossesso, “Sta toccando il nostro Omega”  la ragione andata a farsi fottere.

“Non è il nostro Omega, noi abbiamo un’Alpha adesso.” rispondeva l’Omega dentro di lui.

“Attacca.”

“No, ti prego.”

I suoi due generi lottavano tra di loro in preda ad una confusione tale che si stava manifestando anche nel suo corpo, le pupille continuavano a dilatarsi e a restringersi ad intermittenza sotto lo sguardo preoccupato di Izuku che non sapeva come uscire da quella situazione.

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