Cinquantasettesima parte

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Denki lo sentiva crescere dentro di sé, quel bisogno impellente, quel dolore assurdo che lo avrebbe costretto in ginocchio da un momento all'altro in preda a un calore a cui però non voleva piegarsi, così con tutte le sue forze, voltò le spalle a ciò che aveva davanti per andarsene in infermeria dove avrebbe potuto chiedere alla vecchia Recovery Girl un soppressore aggiuntivo che lo avrebbe acquietato.

Le gambe erano malferme mentre cercava di correre per il corridoio deserte, lasciando liberi i suoi ferormoni di uscire, ormai quasi al limiti del controllo.

Anche al suo naso l'odore del miele, gli arrivava dolce e suadente sopraffacendo quello fresco ed aspro del limone.

Gli mancavano un paio di svolte per raggiungere la sua meta, quando un vago odore di lavanda arrivò a lui come un balsamo fresco, alleviando il suo dolore e il suo tormento.

La mano con cui si era stretto il ventre fino a quel momento si sospinse in avanti come a richiamare chiunque avesse emesso quel particolare profumo che stava risvegliando il suo Omega che non aveva quasi mai dato segno di voler emergere.

Per quanto l'odore di Kirishima fosse dominante e avesse scatenato il calore, il suo secondo genere non si era manifestato facendolo sottomettere a quella dose sfolgorante di ferormoni, ma ora, a quel particolare profumo che gli ricordava tanto l'estate, solo in quel momento il suo Omega emerse, facendogli spandere a più non posso il suo odore per richiamare l'Alpha poco distante.

«Chi va là?» chiese una voce da dietro una svolta del corridoio, anche a lui era arrivato il profumo del limone mescolato quasi impercettibilmente con quello del miele che aveva cominciato a fargli produrre una quantità assurda di saliva che aveva cominciato a colargli dall'angolo della bocca.

«Alpha...» gemette Denki facendosi avanti fino a trovarsi proprio ad limitare del muro che lo divideva dal ragazzo che stava bramando.

«Omega.» ansimò l'altro compiendo quell'ultimo passo e trovandosi il biondo davanti con gli occhi languidi, le guance arrossate e quasi a terra per la mancanza di forze che quel calore gli stava facendo provare.

Denki si ritrovò davanti un ragazzo dai capelli viola che lo guardava con un'espressione di fuoco, sentiva che avrebbe potuto bruciare sotto quello sguardo magnetico.

Shinsou Hitoshi fissò il ragazzo che aveva capito essere il suo Mate.


«Sì, Alpha.» gemete Izuku ormai al limite.

La mano di Eijirou lo stava portando sull'orlo della disperazione, stava pompando la sua erezione con forza, mentre a sua volta Katsuki lo penetrava con due dita, spingendosi dentro di lui fino alle nocche e andando a toccare quel punto sensibile, portando ben presto il piccolo Omega a piegarsi in due e a sorreggersi a forza sulle spalle del rosso che intanto vezzeggiava anche il biondo leccandogli l'erezione con lentezza assurda.

Avrebbe voluto scappare da tutto il piacere che stava provando, mai si sarebbe aspettato che quei due Alpha, che lo stavano portando all'inferno e in paradiso contemporaneamente, lo avrebbero di nuovo toccato in quel modo.

Si aspettava che lo avrebbero allontanato, insultato o maltrattato, come per altro credeva di meritare, di sicuro non che Katsuki lo chiamasse ad un soffio dal suo orecchio con voce calda e sensuale, e di sicuro non si aspettava che Eijirou permettesse al suo Omega di toccare qualcuno che non fosse lui, il suo Mate.

Voleva piangere per la gioia che il suo cuore provava per quelle attenzioni e in effetti qualche lacrima sfuggi dai suoi occhi, ma erano colme del piacere che non riuscì a controllare quando venne con un gemito sonoro nella mano dell'Alpha ancora inginocchiato a terra che sorrise fissando i suoi occhi con quelli del verdino.

«Andiamo, non mi sembra che questo sia il posto giusto per dare spettacolo.» disse Eijirou alzandosi e prendendo i due Omega per mano per condurli verso gli spogliatoi a pochi passi di distanza.

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