Ventottesima parte

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«Cosa stai facendo mamma?» chiese Izuku vedendo sua madre con il cellulare in mano e un'espressione completamente colpevole in volto.

«Devo sapere quello che fai, lo capisci?» disse Inko stringendosi il cellulare del figlio al petto con forza e guardandolo con una luce strana negli occhi, «Io ti devo proteggere piccolo mio.»

«Ridammi il cellulare.» continuò il verdino alzandosi a sedere sul letto, la mano protesa in avanti, la voce atona che fece fare un passo indietro alla donna.

Inko fissò Izuku per poi passare lo sguardo verso il telefono in mano notando che fosse aperta un app di messaggistica.

«Mamma.» ripeté il ragazzo alzandosi in piedi e nonostante non fosse tanto più alto della madre, troneggiò su di lei con negli occhi una rabbia che la donna non aveva mai visto.

«Lo faccio per il tuo bene, sono la tua mamma.» continuò Inko facendo un altro passo indietro cercando di sottrarsi allo sguardo del figlio e magari trovando una via di fuga.

Doveva proteggerlo, lui non capiva quanto i suoi gesti fossero colmi di amore per lui.

«Non lo ripeterò un'altra volta.» disse Izuku ormai la rabbia lo aveva stravolto completamente e gli allenamenti fatti nel corso di tutti quei mesi lo rendevano spaventoso.

«Tesoro, lo faccio per te. Senza di me ora staresti per entrare in quella stupida scuola che ti porterebbe via da me, ma io ti voglio bene e ho fatto si che tu non potessi soffrire.»

Le parole della donna arrivarono alle orecchie del verdino come una pugnalata e finalmente capì cosa volesse dire quella luce negli occhi della donna.

Era follia e la stava riversando tutta sul figlio.

«Cosa hai combinato?» chiese in un sussurro.

«Io ti ho protetto.» disse la donna scambiando il tono di voce del figlio per sottomissione e si avvicinò a lui con un sorriso, «Io ti ho fatto togliere il quirk così tu non potessi morire come tuo padre.»

Izuku esplose, ma solo interiormente.

Con mano rapida strappò di mano il proprio cellulare alla donna che lo fissò sbalordita.

«Tu...tu mi hai rovinato la vita per...per...» le parole non riuscivano a prendere la giusta via per la sua bocca, bloccandosi in un groppo in gola duro e pesante.

Le lacrime gli bruciavano gli occhi, ma le ricacciò indietro, non voleva dare quella soddisfazione a sua madre, non voleva dimostrargli quanto fosse debole.

«Mi hai rovinato la vita per non farmi morire?» chiese alla fine Izuku, quella calma che lo stava avvolgendo si stava per esaurire.

«Sì amore mio, come avrei fatto senza di te. Ti ho protetto bene, sono una brava mamma io.»

«No.» rispose il ragazzo spingendo lontano la donna che cercava in tutti i modi di abbracciarlo, «Non lo sei, perché se lo fossi stata mi avresti fatto scegliere da me la mia strada.»

Non poteva più rimanere in quella casa. La furia che gli scorreva nelle vene in quel momento era così velenosa che se avesse anche solo rincrociato lo sguardo della verdina, era certo che le avrebbe fatto del male, così con passo pesante si avviò alla porta.

Inko alle sue spalle cercava di trattenerlo per la maglietta, strattonandola e piangendo lacrime che il ragazzo sapeva essere finte.

S'infilò le scarpe e prese la giacca schiaffeggiando la mano della donna che aveva provato a strappargliela di mano.

Il cellulare era quasi scarico, ma forse una chiamata sarebbe riuscito a farla.

Le dita tremavano mentre cercava nella rubrica il numero dell'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo in quel momento.

«Pronto?» disse una voce calda e dolce al telefono.

Le lacrime che fino a quel momento erano state trattenute con tanta forza, sgorgarono dai suoi occhi mentre il suo interlocutore si preoccupò.

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