Capitolo 5 (Alexander)

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Saliamo in macchina e noto con gran stupore che non saluta nessuno dei suoi familiari, come se fosse delusa da loro.

Si accomoda al mio fianco nei sedili posteriori mentre in quelli anteriori si siedono Richard Miller e Marko Ivanov. (mentre mio padre è su un'altra macchina con Joseph)

Flavia entra si siede e smanetta velocemente al cellulare, mi allungo per vedere chi è ma vedo solo scuro "Sta usando il cellulare spento, ma sta bene?"

"Ho lo schermo anti spia, per questo vedi nero o spento, e si sto bene grazie" dice e solo allora mi rendo conto di averlo detto ad alta voce.

Si allunga vicino ai due davanti a noi e gli chiede: "Visto che Joseph è stato così tanto gentile da presentarsi perché non lo fate anche voi due?". I due mi guardano e annuisco. "Piacere Richard Miller" dice quello al volante, riportando subito l'attenzione sulla strada per poi seguire il SUV di mio padre. "Marko Ivanov" dice l'altro "Russo, poi mi insegni qualche parola?" chiede lei "certo perché no" le risponde con tono normale, e non di uno che ci sta provando. Mi stanno molto più simpatici.

Si riaccomoda subito e si allaccia la cintura e torna a trovare il suo telefono più interessante di me.

Passati 10 minuti la sento ridere come se qualcuno le avesse fatto una battuta stupida e lei ci stesse provando. Al che mi giro verso di lei strappandole il cellulare di mano leggendo il proprietario di quella chat notando che è di una sua compagna di classe, una certa Alice. Mi tranquillizzo subito, non è con un altro uomo o ragazzo.

Le restituisco il cellulare. "Incominciamo bene, già si fa i fatti miei" borbotta lei, ma lascio perdere perché lei ancora non sa una cosa che scoprirà solo quando saremo a casa.

Siamo appena arrivati all'aeroporto di Linate per prendere il nostro aereo privato e andare in Germania più in particolare a Ratisbona dove abbiamo la nostra casa.

Aspettiamo che la pista sia libera per partire poi andiamo sul jet, il quale ha una scritta enorme verde -SINCLAIR- bordata di nero.

Una volta dentro le vedo gli occhi brillare alla vista dell'interno del jet, tutto rigorosamente verde e nero. Il ragazzo che abbiamo assunto per servirci ci porta ai posti a sedere e subito ci prova con la mia Flavia. No questo non va bene. Gli ordino con un tono glaciale che sembra spaventarlo tanto da fare subito quello che gli dico: "Portami un bicchiere di champagne e per lei un succo di frutta, lascio a lei la scelta". "ACE sia per me che per lui, se gli porti lo champagne sappi che da questo aereo non scenderai mai, grazie" dice l'ultima parola guardandomi come se mi fosse riconoscente per averle tolto di mezzo quel tipo del quale non so neanche il nome. Però ha tirato fuori gli artigli la gattina.

Mio padre fa la sua entrata teatrale sedendosi di fronte a noi, e cominciando a parlare con Flavia.

"Pronta? Hai già volato prima d'ora? Sei mai stata in Germania?" inizia lui facendole tutte queste domande e raffica. Io non mi ricordo neanche la prima ma Flavia risponde con una calma disarmante, "Si, da piccola e no mai stata ma faccio tedesco a scuola, non dovrebbe essere molto difficile per me parlarlo o capirlo, o almeno spero" quest'ultima parte la sussurra quasi se ne vergognasse.

"Bene ottima scelta di lingua" comincia mio padre gasandosi. "ich weiß es" dice lei sorridendogli a mo' di sfida. DIO LA ADORO.

ich weiß es= lo so

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