Diamond 4

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Giunsi in Brasile senza conoscere né la città né la strada in cui lo avrei potuto incontrare.

Mi incamminai lungo una strada senza una meta precisa, lasciandomi guidare dall'istinto, con l'unico obiettivo di trovare un hotel dove poter passare la notte. Quella via si rivelò presto essere desolata, priva di vita, circondata solo da case con le finestre chiuse.

Dopo aver percorso alcuni chilometri a piedi, vidi un gruppo di quattro ragazzi, seduti sugli scalini di una casa, intenti a fumare e bere.

Papà mi avrebbe sicuramente sconsigliato di avvicinarmi a persone del genere: vestiti con giacche di pelle, tatuati e dall'aspetto sinistro. Nonostante ciò, decisi di ignorare i miei pensieri e mi avvicinai. Tentai di pronunciare la prima parola, ma fui preceduta da uno di loro: <Ti sei persa?> disse, alto, biondo e con un'enorme cicatrice sul volto, mentre si avvicinava a me con la mano aperta, inspirando della polvere bianca sul palmo.

<Ehm, no, cioè... non esattamente...> balbettai, facendo un passo indietro, cosa che non mi era mai successa prima. Quel luogo, quelle persone, tutto sembrava nuovo e tremendamente fastidioso. <Ehi, amore, c'è una ragazza che ha bisogno del traduttore.> disse uno di loro, indicandomi. La mia conoscenza del portoghese era limitata, ma riuscivo comunque a capire e a rispondere.

<Non ho bisogno del traduttore, ma di informazioni, se potete darmele.> dissi, raccogliendo tutto il coraggio che avevo in quel momento.

Una ragazza si avvicinò a me, bassa, apparentemente non più alta di un metro e cinquanta. Indossava una felpa oversize grigia, i capelli raccolti in molte treccine di colori diversi, e completamente tatuata.

<Il traduttore dici, Mike?> chiese, bevendo un sorso di birra prima di avvicinarsi a me.

Alzai gli occhi al cielo e mi rivolsi all'unico del gruppo che sembrava avere la testa sulle spalle. <Sto cercando un hotel vicino, sapresti indicarmi la strada?>

<Casa mia è libera, piccola Barbie. Sali in macchina, andiamo.> rispose un altro del gruppo, con gli occhi circondati dal rosso e il petto nudo, sorridendo. Si avvicinò finendo la bottiglia di liquore che aveva in mano, prima di cercare di afferrarmi per i fianchi. Proprio in quel momento, il ragazzo a cui mi ero rivolta poco prima si voltò verso di noi.

<Allontanati, non stava parlando con te.> disse.

<Quanto sei noioso, Luke. Ce la dividiamo, quale è il problema?> aggiunse il ragazzo di prima.

<Non ti è chiaro quello che ho detto? Allontanati.>

Il ragazzo obbedì e finalmente potei respirare di nuovo.

<Sali in macchina, ti accompagno a un hotel qui vicino.> disse Luke.

<Non fare tardi, oggi ci sarà Eros al Königloom.> nel momento in cui Mike pronunciò quel nome, mi voltai nella sua direzione.

<Eros?> domandai senza pensarci due volte. <Eros Knight? Lo conoscete?>

Si misero tutti a ridere. Non capendo il motivo, mi innervosì ancora di più. <Perché state ridendo?> chiesi.

<Perché sei una Barbie senza un minimo di cervello.> rispose uno di loro.

<Attento a come mi parli. Ti ho fatto una domanda, rispondi.> replicai con enorme sicurezza.

<Chi sei? La principessa del Brasile?> disse sarcasticamente un altro, e di nuovo iniziarono a ridere tutti insieme.

<Mike, basta.> intervenne Luke, avvicinandosi a noi. Mi guardò negli occhi, i suoi erano di un castano molto chiaro, sembravano una cascata di cioccolato. Alzai lo sguardo, soffermandomi sui suoi capelli scuri, corti ai lati e lunghi sul ciuffo. Indossava una felpa bianca senza scritte, molto larga, abbinata a un paio di pantaloni neri della tuta.

<Eros è solamente un uomo in grado di restituirti la vita e toglierla con il solo uso delle parole.> disse Mike.

<Ho detto basta, Mike. E tu, sali, che ho da fare oggi.> aggiunse Luke con decisione, aprendo la portiera e entrando nell'auto. Senza pensarci ulteriormente, lo seguii, salendo anche io.

<Cosa intendeva quel ragazzo con "restituirti la vita e toglierla con il solo uso delle parole"?> chiesi.

<La vera domanda è: come fa una come te a conoscerlo? Sei una sua amante?> la parola "amante" mi colpì come un pugno allo stomaco. Perfetto, la sua reputazione era una delle migliori, a quanto pare.

<No, sono una parente.> risposi con sicurezza.

Mi guardò per un attimo. <Parente?> disse, ridendo come se gli avessi raccontato una barzelletta.

<Cosa avete tutti da ridere oggi?> chiesi irritata. <Non sono un clown.>

<Oh, credimi, dopo questa sei passata da Barbie a clown in due secondi.> disse sarcasticamente, aumentando la mia frustrazione.

Fermò la macchina, volgendo lo sguardo verso di me. <Scendi, questo è l'hotel.> disse.

<Dove si trova il Königloom?> chiesi, ricordando che Mike aveva detto che si sarebbero incontrati lì. La speranza di trovare Eros e porre fine a questa promessa sembrava crescere ad ogni istante.

<Senti, Barbie.> disse con serietà. <Non ti consiglio di continuare a cercare Eros. Non è un uomo con cui giocare. Quindi, ora, prendi il tuo zainetto ed esci da questa macchina.>

Scesi dalla macchina senza dire una parola ed entrai nell'hotel, prendendo una camera. Nonostante le mie braccia fossero ancora sensibili al tocco del sapone e all'acqua calda, che da anni non facevano che causarmi sofferenza e bruciare le mie ferite, decisi di farmi la doccia comunque. Il dolore che provavo era solo fisico, non mentale.

Dopo la doccia, indossai un paio di pantaloni neri, una maglietta attillata anch'essa nera e una giacchetta di pelle.

L'obiettivo del giorno? Trovare il Königloom e incontrare Eros Knight.

Uscii e trascorsi l'intera giornata chiedendo indicazioni a ogni persona, tentando di raggiungere il Königloom.

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