Diamond 8

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Chiesi indicazioni a chiunque, ma nessuno conosceva quel locale. Mi indicarono diverse discoteche, tutte diverse e più vere.

Stanca di vagare senza una meta, ripercorsi la strada desolata che mi aveva accolto il primo giorno in Brasile.

Se avessi ritrovato Luke e il suo gruppo, sicuramente mi avrebbero saputo indicare la via.

<Qui è pericoloso per le Barbie come te, non lo hai ancora capito?> la voce proveniva da dietro di me. Mi girai velocemente, alla ricerca della fonte. Era Luke.

<Ti stavo cercando.> dissi.

<Per?> chiese lui.

<L'altro giorno sono stata in una discoteca. Volevo chiederti se la conoscevi e se potevi indicarmela.>

<Ti sembro Google Maps?> emise un ghigno divertito. Insopportabile.

<Le discoteche in cui sono stata oggi non assomigliano affatto a quella dove sono stata ieri. Era un locale strano, non sembrava nemmeno una discoteca... Luci viola, musica alta e dalla melodia intensa. Ricordo che era in un vicolo buio, con pochissime persone.>

<Non so di cosa tu stia parlando, ora vattene per la tua strada.> rispose con un tono gelido, privo dell'accento divertito di prima.

<Cos'è successo? Perché hai improvvisamente cambiato atteggiamento? L'hai riconosciuta? Dimmelo.>

<Sei una Barbie fastidiosa e impicciona. Ti ho detto di andartene quindi sparisci.> lo afferrai per un braccio prima che potesse andarsene, avevo bisogno del suo aiuto.

<Per favore, è importante.> dissi, incrociando il suo sguardo e cercando di trasmettere tutta la mia sincerità. Desideravo avere quei ragazzi ai miei piedi, e per farlo, dovevo riuscire a trovare quella maledetta discoteca.

<Dammi un buon motivo.> affermò Luke.

<Vendetta.>

Strinse con forza il mio braccio e mi trascinò dentro la macchina. <Bendati gli occhi.> ordinò.

<Cosa? Perché dovrei farlo?> chiesi, confusa.

<Vuoi andare o no? Se sì, obbedisci. Sto rischiando molto per te.> replicò con tono deciso.

Accettai la benda e mi coprii gli occhi come mi aveva detto, sbuffando.

Arrivammo velocemente come se fosse dietro l'angolo. Stavo per togliermi la benda dagli occhi quando sentii la sua mano stringermi il braccio. <Non toglierla finché non te lo dirò io.> ordinò di nuovo.

<Voglio sapere il motivo.> ribattei, cercando di capire cosa stesse succedendo.

<Forse un giorno lo scoprirai, ma per ora scendi.>

Sospirai alle sue parole e scesi dall'auto, cercando di mantenere l'equilibrio. <Non posso camminare senza vedere.> protestai

<Appunto, devi aspettare che ti aiuti. Sei proprio una Barbie...> cominciò lui.

<Ehi! Smettila di dire che sono una B-> tentai di replicare.

<Shh, zitta. Non voglio finire nei guai per colpa tua, ragazzina. Cammina in silenzio o ti chiudo anche la bocca a modo mio.> mi interruppe bruscamente.

Dopo alcuni minuti, udii quella melodia potente e coinvolgente. Tuttavia, a differenza del giorno precedente, non c'erano voci ad accompagnarla. Mi tolse la benda e aprii gli occhi lentamente, osservando l'ambiente circostante. Tutto era avvolto da una tonalità di luce violacea, esattamente come la sera prima.

<È con me.> disse con sicurezza.

<Bella scelta, Luke.> rispose l'uomo davanti a noi prima lasciarci passare.

Alzai gli occhi al cielo e mi rivolsi verso Luke. <Che volev-> ma prima che potessi concludere la frase, mise la sua mano sulla mia bocca.

<Quante volte ti devo dire di stare zitta? La prossima volta ti riporto in mezzo ai drogati, Barbie.> minacciò.

Tolsi la sua mano dalla bocca e lo guardai negli occhi. <Chi era quello?>

<La guardia del locale. Nessuno entra o esce senza che lui lo sappia.> rispose.

<Dove siamo?>

<Nella discoteca di cui parlavi.>

<Come hai fatto a riconoscerla da una misera descrizione?>

<C'è solo un posto con quella descrizione ed è questo.>

<Per->

<Fai troppe domande, Barbie. Devi stare zitta. Z I T T A.> mi interruppe bruscamente.

<Grazie per avermi portato qui, ma ora proseguo da sola.> dissi, cercando di superarlo per andarmene. Ma lui mi strinse il braccio avvicinandomi di più a sé, tanto che potei percepire il suo respiro sul volto.

<Pensi di poter andare in giro da sola? Non appartieni a questo posto. Dimmi chi stai cercando e ti aiuterò a trovarlo.>

<Non lo so...> risposi con estrema sincerità.

<Cosa intendi con "non lo so"?>

<Che non lo so, okay? Devo sentire il loro odore per trovarli.> ribattei con impazienza.

<Bene, da Barbie a cagna.> commentò sarcastico.

Alzai la mano per tirargli uno schiaffo, ma mi fermò, bloccando la mia mano a pochi centimetri dal suo viso.

<Ascoltami attentamente, ti sto aiutando, ma questo non significa che puoi fare quello che vuoi.> disse, accarezzandomi la guancia mentre stringeva il mio viso tra le mani. <Cosa ti hanno fatto?> domandò, ma io continuai a dimenarmi finché non riuscii a liberarmi. <Se non me lo dici, non posso aiutarti e sarò costretto a portarti via.>

<Perché mi stai aiutando?> chiesi, indietreggiando di un passo.

<Mi piacciono le vendette.> rispose con un sorriso compiaciuto, incrociando le braccia. <Andiamo di sopra, Barbie.>

Lo seguii lungo le scale fino a raggiungere un ascensore che ci condusse al piano superiore, esattamente come quella sera.

Ogni dettaglio era identico. Potevo ancora sentire il respiro caldo di quell'uomo sul mio collo e la sua stretta sui miei fianchi, così forte da togliermi il fiato. Per un istante, mi sentii di nuovo trascinata in quel limbo, l'anima risucchiata come se fosse la prima volta.

Le porte dell'ascensore si aprirono su un rosso intenso. Mi ritrovai immersa nuovamente in quell'oceano di sangue, proprio come quella notte.

<Esci o hai bisogno di supporto?> disse da dietro di me prima di superarmi e uscire dall'ascensore. Scossi la testa e lo seguii.

Reagisci, Diamond. Non puoi mostrarti così debole. Ryan Knight non ti ha educata in questo modo.

<Erano tre ragazzi. Uno di loro mi ha drogata e poi mi ha trascinata in una di queste stanze con i suoi amici. Si sono avvicinati a me e mi hanno toccata senza il mio consenso.> confessai tutto d'un fiato, evitando lo sguardo di Luke.

<Li troveremo. Te lo prometto.> disse. Alzai lo sguardo, incrociando il suo per un attimo, e forzai un sorriso prima di uscire dall'ascensore.

<Dove andremo ora?>

<A vedere le registrazioni. Dobbiamo conoscere le nostre prede per cacciarle.> rispose, stringendo la mia mano e conducendomi in una stanza al piano superiore, piena di computer, ognuno con vista su una stanza differente. <Le registrazioni di ieri sera, le voglio tutte. Di ogni stanza.> ordinò all'uomo seduto davanti a tutti quegli schermi, il quale aprì un cassetto e consegnò a Luke una chiavetta.

Ci sedemmo davanti a un altro computer in un'altra stanza, intenti a cercare quei mostri.

The PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora