Diamond 65

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Mi avvicinai alla finestra col recinto ed inspirai quanta più aria mi fosse possibile, non avrei ceduto alle mie emozioni, non ora che mi parevano tutto fuorché chiare, ed era una delle sensazioni peggiori non trovare le parole esatte per descrivere cosa stesse realmente accadendo dentro di te, avrei voluto urlare, distruggere ogni oggetto che mi si trovasse di fronte, far fuoriuscire questa rabbia costante che sta prendendo il controllo della mia mente, della mia vita.

Non avrei mai immaginato che sarei arrivata a una simile situazione per un Uomo, questo dolore incessante che mi accompagnò per tutto questo periodo di reclusione era paragonabile a quello che provai il giorno in cui mi lasciò papà, anzi, forse era maggiore. Esser cosciente che tutto ciò capitò per causa mia, tutta la sofferenza in cui precipitò lo psichiatra fu a causa mia, da quando lo conobbi lo trascinai con me in questo abisso senza luce, col desiderio costante che fosse lui a ricondurmi all'uscita, a salvarmi dal buio che oramai circonda la mia vita senza sosta. Desiderai soltanto che la mano che strinsi mi riportasse alla realtà, alla bellezza della realtà.

Mi accasciai a terra liberando le lacrime e permettendo al mio cuore di riprendere fiato, invidio ogni ragazzo e ragazza che ora si trova a casa con la sua famiglia, che abbia ancora la possibilità di abbracciare la propria madre o il proprio padre, invidio chiunque possa dire di aver provato l'amore paterno e materno, chiunque abbia accanto a sé parenti che lo amano e che sono pronti a qualsiasi cosa pur di far provare loro felicità.

Invidio chi ha un tetto sotto cui ripararsi, chi non si trovi in una stanza privato della libertà, chiunque abbia la forza di cambiare il proprio destino.

Io invidio il resto dell'umanità per la loro vita, per non aver mai sofferto come io soffrì per tutti questi anni e provo rabbia verso chi non sa riconoscere l'enorme dono che la vita gli concedette: una famiglia.

Mi alzai nel momento in cui sentì la porta riaprirsi, asciugai le lacrime e indossai la maschera della ragazza forte che nulla può piegare, ora lo so, ora l'ho capito, questo mondo è solamente un'enorme palcoscenico con tanti attori che ricoprono ogni giorno un ruolo differente e io fui ingenua poiché partecipai a questa recita con il mio vero volto.

Luke si avvicinò a me <Fammi indovinare: sei tu Eros Knight? Ora più che mai non mi meraviglierei di nulla.> affermai con tono fermo e dell'ironia nella mia frase che lui colse e a cui ribatté ridendo <L'avrei preferito ma no, non sono io Eros Knight ma lui.>

Si voltò aprendo la porta e da essa vi entrò un uomo alto 1.90 con una corporatura molto muscolosa, indossava una canottiera nera attillata e dei pantaloni del medesimo colore ma leggermente larghi, a reggerli vi era una cintura di cuoio, alzai lo sguardo e non potei non notare subito i suoi occhi, erano differenti, sembrarono possedere vita propria, uno pareva nero mentre l'altro pensai che quasi non esistesse, era bianco, bianchissimo. Sulla guancia aveva una cicatrice procurata, molto probabilmente, da una lama ben affilata, era profonda, nonostante fosse guarita, si poteva notare con certezza la forza con cui gli è stata inflitta, non oso immaginare il dolore che avrà provato nel momento in cui ricevette un simile colpo. Il suo corpo era totalmente ricoperto di tatuaggi, per riconoscere ognuno di essi bisognava rimanere a fissarli per molto tempo e ricondurre ogni tratto al suo significato, i capelli erano bianchi ma non tinti, era il suo colore naturale, lo potei capire dalle sopracciglia e ciglia del medesimo colore.

Sentii un brivido percorrermi tutto il corpo nel momento in cui il suo sguardo si intrecciò col mio, il mio cuore iniziò a battere lentamente tant'è che indietreggiai di riflesso al suo avanzamento, non riuscì a percepire l'esatta sensazione che provai, era un miscuglio di paura, terrore e senso di pericolo, qualcosa in lui mi fece rabbrividire alla sola idea che il mio destino fosse realmente legato al suo, che l'uomo a causa del quale trascorsi tutti questi mesi in questo paese, fosse uno come lui.

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