Diamond 64

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La nostra vita non è più che un corto
circuito di luce tra
due eternità di oscurità.
Vladimir Nabokov

Vendetta, un danno più morale che fisico, capace di cambiare le sorti del destino e di manovrarlo a suo piacimento.

Può una promessa gettare fra le braccia dell'inferno più di una vita innocente? Costringere alla rabbia costante, al dolore incessante e alla sofferenza continua, innescare cambiamenti irreversibili nell'animo e nella mente dei coinvolti? Lo psichiatra n. 7 non ha alcun legame con la promessa che effettuai a mio padre eppure fu quella stessa promessa a ucciderlo, a consegnarlo al paradiso e privarlo della bellezza terrena.

Nonostante il suo destino fosse scritto per esser diviso dal mio, le nostre strade si incrociarono generando i migliori e i peggiori mesi della mia vita. Lui mi mentì, mi manipolò, ma mai mi fece sentire sbagliata, mai abusò di me in alcun modo, mai mi gettò al suolo rinnegandomi e costringendomi a combattere da sola, anzi, da sempre mi appoggiò tant'è che decise di far proteggere me più di lui stesso durante quella battaglia senza senso, lui mi presentò solo amore e io lo conserverò nel mio cuore sino all'ultimo dei miei giorni, è una promessa che faccio a me stessa: mai dimenticherò ciò che effettuò per me, mai dimenticherò lo psichiatra n. 7 nonostante tutto, lui sarà sempre il mio psichiatra, il mio Uomo.

Mi rinchiusero in una stanza con le finestre col recinto e priva di balconi, con solo un letto semplice, un tavolo con delle sedie e un libro che richiesi, rimasi in quel posto in completa solitudine per una settimana intera, quella porta la aprivano solo nei momenti dei pasti e per controllare che fossi ancora qui.

I primi giorni mi continuarono a somministrare con la forza dei calmanti, di modo da rendermi inerme e bloccare le mie continue urla, richiesi più volte notizie sullo psichiatra, di poter incontrare Luke per parlargli, o anche solo qualcuno che potesse darmi delle spiegazioni, ma nessuno mi ascoltò, mi fermarono con la forza e mi resero debole e piccola a confronto.

Ogni notte guardo fuori dalla finestra la luna, certa che da qualche parte vi fosse lo psichiatra. Finché non vedrò davanti ai miei occhi la sua tomba rifiuterò di credere che sia morto, lo conosco, è un uomo forte e intelligente, lui non è come me, non usa il cuore ma la ragione, sono sicura che lui sia là fuori pronto a venirmi a cercare, e la luna è l'unica che può ricongiungermi a lui, l'unica che mi rende vicina nonostante fossi lontana, la luna ci circonda tutti e unisce tutti, lui era la mia luna, la luce che mi guidò durante tutto questo tempo e che non lascerò che qualcuno mi porti via.

Richiesi un libro durante questi giorni: "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo, lo psichiatra n. 7 durante uno dei nostri incontri mi diede come compito leggerlo e io lo iniziai, lessi la Prefazione in cui il Dottor S disse esplicitamente che avrebbe divulgato le memorie del suo paziente Zeno Cosini per vendetta, un sentimento a me molto famigliare, sottolineando la cattiveria d'animo che anche un dottore può presentare, delineando un sentimento che anche il più innocente nell'umanità può provare. Continuai con il Preambolo, capitolo in cui iniziò a parlare Zeno Cosini stesso raccogliendo il consiglio del suo psicanalista, il Dottor S, e iniziando a scrivere un'autobiografia come metodo di cura personale, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua malattia d'animo ovvero l'inettitudine che assume le peculiarità di una patologia psicologica, una nevrosi che si manifesta attraverso il senso di insoddisfazione costante, l’angoscia, la paura incontrollabile, il conflitto costante con l’ambiente che lo circonda.

A seguito avrei letto il capitolo di cui lo stesso psichiatra mi parlò: il Fumo. Il desiderio costante di interrompere una simile pratica ma l'impossibilità di effettuarlo, alla continua ricerca di scuse per continuare a fumare non sentendosi sbagliato.

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