Diamond 47

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Mi posizionai tra Luke e Charles, aspettando che qualcuno di loro dicesse o facesse qualcosa, ma nessuno si mosse. Fu uno dei seguaci di Peter a prendere l'iniziativa, avvicinandosi a noi seguito da altri tre. Su ordine di quest'ultimo, controllarono se avessimo portato armi con noi.

Charles e Luke, naturalmente, avevano delle pistole di cui vennero privati. Su di me, invece, non trovarono nulla. Uno di loro ci fece segno di seguirlo e noi obbedimmo. Ci condusse all'interno del Palazzetto, facendoci salire le scale fino al secondo piano, nell'ala ovest. Di fronte a un'enorme vetrata scheggiata, trovammo Peter ad attenderci.

Seguirono alcuni minuti di silenzio durante i quali fummo completamente circondati dai suoi uomini, tutti armati e con le mani sulle loro pistole.

Il mio cuore iniziò a battere velocemente, mentre i respiri divennero affannati. Iniziai a tremare, desiderando con tutto il cuore che tutto finisse il prima possibile. Fino a quel momento, non sentii nemmeno per un istante la voce dello psichiatra negli auricolari. Per un istante, quasi dimenticai di averli addosso.

Vidi Peter voltarsi e avvicinarsi a noi, soffermandosi su Luke e Charles prima di guardare me. <Il König?> domandò.

Inspirai profondamente, cercando di mantenere la calma. <Te l'ho portato, come avevi chiesto.> risposi.

<È meschino da parte tua usare una ragazza così innocente per un simile gioco.> intervenne Charles, prima che Peter potesse rispondere a me.

Il capo mafia camminò lentamente verso l'avvocato. <C'è un sole così accecante?> chiese, sfilando con poca delicatezza gli occhiali dal viso dell'avvocato e gettandoli a terra, per poi calpestarli. <Non più, a quanto pare.> rispose Charles, con una calma invidiabile.

È vero, sono anche loro dei mafiosi, ma come riescono a mantenere la calma in una situazione del genere? Siamo circondati dagli uomini di Peter, con soli 20 dei loro uomini posizionati.

Mi sforzai di mantenere la calma, seguendo l'esempio di Luke e Gherak, ma senza successo. Ogni volta che Peter si avvicinava a me, un brivido mi attraversava la schiena, mentre i battiti del cuore acceleravano senza controllo.

Il mio unico desiderio era di udire la voce dello psichiatra, che mi invitava, o meglio, ordinava di andarmene.

<Diamond.> disse, afferrando il mio viso con una mano e stringendolo. Luke cercò di avvicinarsi insieme al padre, ma vennero fermati dai seguaci di Peter che li circondarono, puntando le loro pistole. <Io odio le prese in giro.>

<N-non ti ho p-preso in giro.> balbettai, cercando di scandire al meglio le parole nonostante la forte presa che stava esercitando. <Ah, no? E come chiami tutto questo?> sentii il suo respiro sulla mia pelle. Mi spinse con forza, lasciandomi il viso e facendomi perdere l'equilibrio, cadendo a terra.

Mi rialzai, reggendomi in piedi di fronte a lui. Ma subito dopo, due dei suoi uomini mi presero costringendomi a inginocchiarmi. Guardandolo dall'alto verso il basso, mi sentii umiliata e priva di dignità.

<Ti ho portato il König come avevi chiesto! Cos'altro vuoi che faccia?!> urlai, una rabbia improvvisa mi pervase mentre cercavo di rialzarmi con scarsi successi a causa dei suoi uomini. <E dov'è? Non lo vedo. Tu lo vedi? Eh?> chiese ironicamente a uno dei suoi seguaci, poi si avvicinò ad altri due e ripeté la domanda. <E tu? Invece tu? Lo vedi? Il König dov'è, Diamond? Rispondi.> ritornò a posizionarsi davanti a me, guardandomi negli occhi.

Non riuscii a capire se ciò che stava facendo fosse solo un suo stupido gioco o se effettivamente non lo aveva riconosciuto. <Dimmi un po', Peter, ricattare una ventenne mostrandoti debole al tuo nemico faceva parte del tuo meschino piano dall'inizio o è un'aggiunta dell'ultimo minuto?> disse Charles, riuscendo a catturare la sua attenzione facendo leva su ciò che ogni uomo ha di più caro: il suo orgoglio. Poi Luke intervenne, peggiorando ulteriormente la situazione. <Nah, presumo sia stata un'idea di uno dei suoi uomini. Lui non è così intelligente come pensiamo.>

Peter si avvicinò a loro. <Vi potrei uccidere con uno schiocco di dita.> disse con un ghigno.

<Ma non lo farai.> rispose Charles.

<Ah no? E perché non dovrei?> chiese Peter con sarcasmo, alzando una mano. Gli uomini che circondavano l'avvocato caricarono le loro pistole, pronti a eseguire ogni suo ordine.

Provai a rialzarmi, ma non me lo permisero, aumentando la forza della stretta con cui mi tenevano inginocchiata.
Provai a urlare, ma uno di loro mi chiuse la bocca con una mano.
Provai a morderlo, ma la stretta era così forte che una lacrima scese lungo la mia guancia destra.

Mi sentii impotente in quella situazione, bloccata e costretta ad obbedire a uno degli uomini più spregevoli del Brasile.

<Perché altrimenti non saprai mai nulla su tua figlia.> affermò Luke con serietà e un enorme coraggio. Si posizionò davanti a suo padre, concentrando l'attenzione su di sé.

<Cosa intendi dire?> chiese Peter, avvicinandosi ulteriormente a Luke, che rimase in completo silenzio, evitando il suo sguardo e guardando altrove. <Che intendi ho detto!> alzò il tono di voce con rabbia.

<Luke! Non dire altro!> urlò Charles, ordinandogli di rimanere in silenzio, di non svelare quello che sospettavo fosse uno dei loro più grandi segreti, un segreto che probabilmente lo psichiatra conosceva bene.

Non sono ancora riuscita a comprendere com'è morta sua figlia; l'unica informazione che ho è quella che Peter mi ha rivelato, ossia che è stato il König a ucciderla.

<E lasciare che ti uccida? È ora che anche lui sappia.> disse Luke, guardando il padre.

<Sapere cosa?! Parla, dannazione!> affermò Peter, visibilmente agitato.

<Luke! Ti proibisco di continuare.> intervenne Charles, cercando di mantenere la calma.

Charles guardò il figlio con una serietà che rifletteva la preoccupazione che solo un padre può provare per il proprio figlio.

Luke stava giocando con il fuoco. Siamo venuti qui per salvarlo, non per far in modo che si gettasse, con le sue stesse mani, nel mezzo delle fiamme.

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