The Promise

Diamond 57

Dopo alcuni minuti, lo vidi entrare in salotto, indossando solo una maglietta nera e pantaloni larghi della tuta del medesimo colore. Si avvicinò al divano e si sedette di fronte a me, prendendo in mano la tazza di tè che gli avevo preparato. Bevve un sorso, poi si voltò verso di me e la ripose sul tavolo, incrociando le dita. <Per tutta la durata di questo periodo, ti ho permesso di liberare la tua mente e lasciare che la tua memoria respirasse. Ti sei confidata con me, e ti ringrazio per questo. Ma oggi, desidero farti io una domanda.>

Mi sorprese con quell'affermazione; distolsi lo sguardo, fissando la tazza tra le mie mani. <Certo, ehm, chiedi pure.> risposi, curiosa di sapere cosa avesse in mente.

<Durante quella notte, è successo qualcosa?>

Le sue parole furono come una pallottola che mi colpì dritta al cuore. Non mi sarei mai aspettata una simile domanda da lui.

Gli occhi mi si riempirono di lacrime al pensiero di quella notte, come se fosse accaduto solo ieri, come se il tempo non fosse mai passato.

Mi sentii mancare il respiro. <A quale notte ti stai riferendo?> cercai di mantenere la calma, di non mostrargli quanto disagio quella domanda mi avesse provocato. Feci un profondo respiro, chiudendo le mani in un pugno per fermare il tremolio che le stava controllando. Lo sentii alzarsi e avvicinarsi a me; prese le mie mani tra le sue e le strinse. Alzai gli occhi verso di lui, incrociando uno sguardo dolce, affettuoso, come se mi stesse dicendo di stare tranquilla, che mi potevo fidare.

<So che stai soffrendo.
So che alzarsi la mattina è difficile e che è dura addormentarsi la notte.
So che fatichi a respirare ogni volta.
So che la memoria ti tormenta senza sosta.
Ma so anche che sei una ragazza forte.
E che dovresti essere orgogliosa di te stessa per aver tenuto duro per tutto questo tempo, Diamond.
Sii fiera di te stessa, perché sei solo da ammirare.
Sii orgogliosa delle battaglie che hai combattuto, delle volte che ti sei rialzata, rifiutando di porre fine a tutto.
Sei una guerriera, Diamond One.>

Non riuscii a trattenere una lacrima, che scivolò sul mio viso e cadde a terra, seguita da un'altra e un'altra ancora. Non sapevo come rispondergli, come spiegargli quanto queste parole significassero per me, come solo lui fosse riuscito a farmi confidare senza paura. Era l'unico a cui avevo rivelato la mia storia, l'unico a cui avevo parlato, esponendo le mie emozioni. Non capivo bene il perché, ma la sua presenza mi tranquillizzava, come se lo conoscessi da anni.

Gli strinsi le mani con più forza. <Io...> feci un profondo respiro prima di continuare. <Io non so come ringraziarti. Sono fortunata ad averti nella mia vita.> ammisi con un sorriso sincero.

Lo incontrai per caso, eppure lui si dimostrò essere il diamante della mia esistenza, colui che, nonostante l'oscurità che lo circondava, è riuscito a mantenere la sua luce viva.

<Forse, raccontando la storia di una ragazza che si trovò nel locale sbagliato all'ora sbagliata? Chi ti ha portata in quel quartiere? Da quel giorno, qualcosa in te è cambiato e non puoi negarlo.>

Lasciai le sue mani e mi alzai, posizionandomi di fronte all'enorme vetrata, osservando il giardino e la pioggia che sembrava inarrestabile. <E se io non volessi più raccontare la storia della ragazza-vittima? E se volessi iniziare a scrivere la vita della ragazza-guerriera?> chiesi, senza voltarmi, dandogli le spalle mentre cercavo di raccogliere tutta la forza presente nel mio corpo.

Non ci riuscii. Non riuscii a raccontargli quello che mi era successo; quell'evento continua a scavare nella mia anima e il ricordo ancora mi ferisce. Non ho la forza necessaria per parlarne, non riguardo a una memoria così recente, a un dolore così vivo che mi attanaglia l'anima, che mi riempie di rabbia e mi conduce a perdere completamente il controllo.