Diversi secondi di completo silenzio seguirono le mie parole, finché questo silenzio non fu interrotto da una risata fine, quasi impercettibile.
<Guarda un po', pensavi di non farcela e invece nemmeno hai utilizzato tutto il tempo assegnato. Si vede che avevo ragione a credere che ti protegge perché ti ama.> affermò Peter.
<Qual è il posto d'incontro?> chiesi, non vedendo l'ora che questa chiamata finisse per poter dire addio a tutto questo.
<Ti manderò la posizione sul cellulare, ma attenta, ragazzina. Se anche solo per un istante sospetto che ci sia qualcosa che non va, uccido te e tutti quelli che conosci.> disse con voce minacciosa. Bene, mi stavo proprio chiedendo quando mi avrebbe minacciata...
<Fino ad ora ti sono stata fedele. Manderò il König dove mi dirai e bast->
<No. Verrai con lui. Voglio vederti di fronte a lui, voglio che tu assista a tutto ciò che accadrà, così capirai che genere di uomo è.> disse con disprezzo. Alzai gli occhi verso lo psichiatra, il quale annuì, incoraggiandomi ad accettare la sua richiesta. Dov'era finito il "sarai solo l'intermediario"? La loro parola non valeva nulla.
<Questo non era ciò che avevamo concordato.> ribattei. Tutto questo significava che sarei stata alla sua mercé. Se il loro piano non avesse funzionato, avrei assistito alla loro morte e alla mia. Non potevo incontrare mio padre senza aver mantenuto la mia promessa.
<I patti erano che tu mi portassi il König, non che mi inviassi il König. Attenta alle parole che si usano, ogni parola ha un significato diverso e non è usata a caso.> chiuse la chiamata subito dopo questa affermazione.
Posai il telefono sul tavolo. <Perfetto, ora aspettiamo il messaggio.> disse il König e io mi voltai verso di lui. <Perfetto?! Avevate detto che sarei stata solo l'intermediario, niente di più!> gridai, la rabbia bruciante nel petto. Era inaccettabile tutto ciò che stava accadendo.
Se Peter vincerà, sarà la mia fine.
<Abbassa i toni. Ti ho detto che verrai allontanata subito dopo l'incontro. Non ho mai detto che non ti saresti presentata affatto.> replicò lo psichiatra, fissandomi con le sue iridi dorate. <Oh sì, tanto sono io quella che è nei guai. Non te.>
<Lo siamo tutti.>
<Soprattutto tu, Luke, giusto?>
<L'ho appena detto: lo siamo tutti.>Sentimmo il suono della notifica e ci voltammo entrambi verso il telefono. Lo presi e lo sbloccai, guardando la posizione che mi ha mandato Peter per poi mostrarla al König. <Proprio come pensavamo...> disse, guardando lo psichiatra. <...l'ala ovest del Palazzetto.>
<Il suo posto preferito...> disse Luke, fissando lo psichiatra con attenzione. Non riuscii a comprendere il significato di quelle parole.
<Il ricordo della figlia.>
<Cosa intendi?><Attieniti al piano e non fare domande. Devi vestirti. Luke, vieni, accompagnala.> disse lo psichiatra, raccogliendo la cartina del Brasile e rivolgendosi ai loro seguaci. <Avvisate gli altri.> aggiunse, prima di uscire dalla stanza senza neanche guardarmi. Una perfetta incarnazione dell'indifferenza.
Era impressionante il suo autocontrollo, come se nulla potesse toccarlo personalmente, come se non avesse alcun sentimento.
<Vieni, Dia, seguimi.> disse Luke, prima di uscire dalla stanza. Ci dirigemmo verso la stanza degli ospiti dove avevo trascorso la mia prima notte qui, prima dell'episodio di sonnambulismo di cui ero sicura che, una volta terminata tutta questa vicenda, lo psichiatra mi avrebbe chiesto ogni dettaglio.
Quel giorno non mentii. Gli episodi di sonnambulismo non sono affatto frequenti, anzi. Era stata pura sfortuna che mi fosse capitato proprio in quella occasione, come se non bastasse già il fatto di essere a casa sua.
Luke mi porse una sottocamicia antiproiettile nera insieme a una giacca di pelle, pantaloni neri, maglietta e stivaletti dello stesso colore. <Indossa la sottocamicia sotto la maglietta, sopra il reggiseno, e chiudi la giacca. Sciogli i capelli.> disse con voce autoritaria. Erano ordini? Ora dovevano decidere anche il mio modo di vestire?
<Perché? I miei vestiti non vanno bene?> domandai, guardando i pantaloni neri, la camicia e le scarpe rosse che avevo indossato prima di uscire dalla clinica e nascondermi nel bagagliaio dello psichiatra n. 7. Una decisione che si rivelò un completo disastro, come sempre...
<Questo...> disse, prendendo la sottocamicia antiproiettile <ti proteggerà da un'eventuale sparatoria. La maglietta serve per evitare che le pieghe si notino sotto la giacca, che lo nasconderà meglio. I pantaloni e gli stivaletti sono solo un tocco di classe personale.> spiegò con un sorrisetto, guardandomi, prima di posare tutto sul letto. <Oh, ma che carino, hai pure faticato cercando di compiacermi.> dissi, stringendogli le guance tra le mani come se fosse un bambino. Si allontanò istintivamente. <Vestiti e poi scendi di sotto che dobbiamo andare.>
<Cos'hai, piccolino? Ti ho dato fastidio?> dissi, facendo labbruccio e gli occhi da bambina. <Se non ti conoscessi, potrei quasi dire che sei un angioletto.> aggiunse ridendo e aprendo la porta per uscire. <In confronto a voi, lo sono.> gli urlai sorridendo, mentre si allontanava. Mi avvicinai al letto e presi in mano i vestiti e la sottocamicia antiproiettile.
Mi diressi in bagno e mi tolsi tutti i vestiti, rimanendo nuda. Mi girai verso lo specchio e osservai le mie iridi, un miscuglio di colori che papà chiamava un'opera d'arte. Abbassai lo sguardo sulle mie labbra rosse e carnose, in tinta con le guance rosee e con i capelli ramati. La mia corporatura era abbastanza muscolosa, anche se dopo tutti questi mesi mi accorsi di aver perso molti chili.
Abbassai lo sguardo, osservando i miei polsi. La condanna dalla quale non riuscivo a privarmi, il dolore che mi permetteva di respirare. Ogni segno era visibile, macchiata di ogni mio peccato, obbligata da me stessa a riprecipitare in questo dirupo ogni qualvolta che riuscivo a risalire.
Ogni taglio mi faceva sentire come se fossi rinchiusa in una gabbia, legata a un destino che prevedeva solo sangue. Era come se ogni ferita aprisse una nuova prigione intorno a me, senza possibilità di fuga.
Le gocce che scendevano ad ogni mio crollo erano solo l'inizio, presto avrei visto il sangue scorrere dai corpi di Peter o del König, a seconda di quale fazione avrebbe prevalso.
Il destino di un intero paese era legato a questo incontro, proprio come io sono legata a quella promessa, a Eros Knight.
Asciugai le lacrime che scesero a questi pensieri e mi vestii, facendomi una coda alta. Dopo un respiro profondo, mi guardai per l'ultima volta allo specchio:
<Ce la farai.
Credimi.
Sarà difficile, sì, ma ce la farai.
Perché tu non ti arrenderai.
Hai abbandonato la vecchia Diamond per abbracciare la nuova.Non ti devi arrendere.Non di nuovo.>
Mi dissi, poi indossai gli stivaletti e scesi giù in salotto, dove trovai Luke, il König e lo psichiatra. Stavano preparando le armi da fuoco insieme ai loro seguaci.
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The Promise
RomanceVolume 1 (completo - in revisione) "Chaos is me. And you don't have enough power to tame it, to tame me." Diamond, a seguito della promessa fatta al suo padrino, si trasferisce in Brasile dove incontra per la prima volta Eros, mafioso inglese entrat...