Diamond 5

4.4K 127 23
                                    

Si fece notte e ancora non trovai qualcuno che potesse aiutarmi a trovare quel luogo o lui.

Di fronte a me vidi una discoteca. Entrai e mi avvicinai subito al bancone, ordinando qualcosa da bere. Al diavolo Eros Knight, questa notte avrei pensato solo a divertirmi.

Mi diressi al centro della pista, sentendomi leggera, quasi come se stessi volando; tutto intorno a me sembrava svanire, lasciandomi sola con me stessa.

Fu una sensazione strana, mai avevo sperimentato nulla del genere o frequentato una discoteca simile.

Luci viola che riempivano l'atmosfera, la musica alta con una melodia potente e coinvolgente, come fossi in una favola. Anche i drink, pur essendo forti, sembravano non avere alcun effetto su di me, quasi come se stessi bevendo acqua... Eppure, ora mi ritrovo in questo stato.

Le persone intorno a me cominciarono a diventare sfocate, i suoni si affievolirono sempre di più. Sentii improvvisamente delle mani stringermi i fianchi. <Ti serve aiuto?> la sua voce era calda sul mio collo. Cercai di liberarmi, ma lui mi tenne saldamente.

<N-non ho bisogno di aiuto.> riuscii a dire con voce flebile, a malapena udibile mentre lui iniziava a baciarmi e a strusciarsi contro di me.

Ero incapace di reagire.
Come fossi immobilizzata.

Mi strinse i fianchi e mi trascinò con sé. Salimmo numerosi gradini e poi entrammo in un ascensore. <Lasciami...> continuai a sussurrargli con voce flebile. <Per favore...> lo supplicai.

La musica svanì, le luci viola si trasformarono in rosso, avvolgendomi come se fossi immersa nel sangue. Lui non mi lasciò nemmeno per un istante, mi sollevò e mi portò in una stanza dove sentii delle voci, senza però riuscire a distinguerle chiaramente; sembravano due, o forse addirittura tre timbri diversi.

Sentii sotto di me un materasso duro, e improvvisamente iniziai a tremare non appena cominciarono a spogliarmi.

Fragile, inutile, sola.
Mi sentii sola.

Era da quando papà mi portò via da quell'orfanotrofio che non mi sentivo così, uno schifo.

Sentii le loro mani toccarmi, come lame taglienti appoggiate sul mio corpo. Il freddo emanato dalle loro dita sembrava un veleno che lentamente prendeva possesso del mio corpo e della mia anima.

Volevo urlare, ma non riuscii a farlo. Mi sentii svenire, immobile, mentre il mio cuore accelerava e rallentava a suo piacimento. Mi iniziarono a baciare e a toccare, il mio volto si riempì di lacrime. Davvero stava accadendo? Stavo per perdere me stessa di nuovo?

Il tutto a causa sua. Per quella promessa. Se non fosse stato per lui, non starei vivendo tutto questo. Non sarei qui, e di certo non starei odiando ogni minima parte di me.

Sentii la porta aprirsi mentre il mio respiro diventava sempre più affannato. Le mie mani iniziarono a tremare mentre l'aria mi mancava sempre di più.

Sulla soglia, intravidi una figura scura, alta e robusta. Anche se la vista era sfocata, riuscii a cogliere gli aspetti di un uomo.

Lo vidi avvicinarsi a noi finché non persi i sensi. Chiusi gli occhi e mi lasciai avvolgere dall'oscurità dei miei pensieri, abbandonando il mio corpo nelle loro mani. La mente si allontanò dal corpo, tornando a rivivere quella notte, quella del 7 luglio del 2008, in una stanza dell'orfanotrofio, intenta a disegnare come facevo di solito.

"Good girl", mi ripeteva sempre. Giorno dopo giorno, ogni volta che veniva a trovarmi.

Ormai sapevo come comportarmi con lui. Ogni volta che si avvicinava, sapevo cosa voleva e cosa sarebbe successo.

Mi diceva che ero la sua piccola, il suo diavoletto, il suo tempo preferito, la sua "good girl". Mi diceva che ero sua.

Sentii di nuovo la sua voce, le sue mani, il suo calore che avvolgeva il mio essere, trascinandomi verso l'inferno. Un abbraccio carico di odio e veleno, che mi soffocava e mi trascinava nel baratro ogni volta che dovevo fingere e seguirlo nei suoi movimenti.

L'aria, il battito del cuore, il passare del tempo sembrano fermarsi, svanire. Come se fossi intrappolata in un limbo, un luogo senza tempo né spazio.

Quella stessa sensazione mi stava avvolgendo anche questa notte in questa cosiddetta "discoteca", anche se, ora che ci penso, non sembrava affatto una discoteca.

The PromiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora