Diamond 48

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Luke rimase in silenzio, senza rispondere alle continue domande di Peter, che cercava disperatamente una risposta convincente, qualcosa che potesse soddisfare la speranza ancora presente nel suo cuore.

<Non vuoi parlare? Va bene, eccoti accontentato.> Peter alzò nuovamente la mano, voltandosi verso di me. In pochi istanti, tutti gli uomini che avevano circondato Charles si fecero avanti verso di me.

<Il nostro patto era che tu mi portassi il König.> disse mentre il mio cuore accelerava il battito. <Ma tu non hai rispettato l'accordo.>

<Cosa?! È davanti a te.> risposi, per poi guardare l'avvocato negli occhi. Tuttavia, anziché appoggiarmi e ammettere di essere lui il König, distolse lo sguardo e guardò Luke.

Peter iniziò a girare attorno a me, poi si fermò dietro e si avvicinò al mio orecchio sussurrando. <Pensavo fossi una ragazza sveglia, Diamond. Peccato.> si allontanò facendo alcuni passi indietro, mentre i suoi seguaci caricavano le pistole e le puntavano verso di me.

Mi sentii impotente, incapace di muovermi o di reagire. Le gambe diventarono pesanti, le labbra serrate e la mente offuscata. Era come se fossi precipitata nell'oscurità, senza sapere cosa fare o cosa dire.

Possibile che il mio destino fosse questa fine orribile?
Possibile che avrei incontrato papà senza aver mantenuto la mia promessa?

Volevo urlare, ma la voce mi si bloccò in gola. Nel giro di un istante, tutto ciò che mi circondava sembrò svanire nel nulla. Mi sentii svenire e un senso di nausea mi assalì alla vista di quelle pistole.

Non era come nell'addestramento militare, dove sapevo con certezza di uscirne illesa, consapevole che nessuno avrebbe premuto il grilletto nonostante le pistole puntate contro di me. Qui, invece, ognuno di loro era pronto ad uccidermi senza pietà.

Per loro, la morte non era importante.
Per loro, commettere un omicidio era così semplice come bere un bicchiere d'acqua.

Com'era possibile che degli esseri umani, con sentimenti, potessero togliere la vita agli altri e mantenere la loro coscienza pulita?
Com'era possibile che la mafia fosse in grado di uccidere bambini innocenti, anziani, donne e uomini che non avevano mai commesso alcun male?

Perché la mafia sceglie di colpire non solo il diretto interessato, ma anche coloro che lo circondano?
Perché sceglie di sporcare le proprie mani con il sangue di persone innocenti, pure di cuore?

Forse quelli erano gli stessi che avrebbero ceduto volontariamente la vita per salvare un altro innocente.
Forse erano gli stessi che avrebbero lottato fino alla morte per aiutare la giustizia a fare il suo corso.

Perché una persona dovrebbe voler entrare nella mafia?

Fin dall'antichità, la mafia ha radici profonde che si estendono in tutto il mondo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati chiesero ai capi della mafia il permesso di risalire la penisola italiana in cambio di titoli di un certo spessore.

La mafia è stata a lungo considerata il vero sovrano dello stato, spesso definita "lo stato nello stato". Tuttavia, cos'è la mafia se non un'organizzazione che trae il suo potere dai civili che li sostengono, dai presidenti che cercano di utilizzarli a proprio vantaggio, dalle aziende che stringono accordi con loro pur di ottenere profitti?

La mafia esiste perché noi la rendiamo forte. Con la nostra paura, permettiamo alle sue radici di penetrare sempre più in profondità. E la peggior cosa? Non possiamo più farne a meno.

Questa organizzazione è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, e difficilmente riusciremo a liberarcene.

La speranza riempì il mio cuore e la mia mente nel momento in cui sentii la voce dello psichiatra negli auricolari. <Ascoltami, Diamond. Guarda Charles negli occhi per 10 secondi a partire da ora.> disse. Obbedii, girandomi verso l'avvocato senza distogliere lo sguardo neanche per un istante. Charles sembrava come se gli avessi appena restituito il respiro, continuò a guardarmi senza fare nulla. <Distogli lo sguardo, ora.> ordinò lo psichiatra e io eseguii. Subito dopo essermi girata verso Luke, Charles prese un sottile coltellino dai capelli e attaccò uno degli uomini di Peter di fianco a lui.

Lo stesso fece Luke; iniziarono a colpire chiunque si trovasse vicino a loro. Vidi Peter voltarsi nella loro direzione, confuso da quello che stava accadendo. Non riuscì a dare ai suoi uomini l'ordine di attaccare che nella sala entrarono decine di seguaci del König. Iniziarono a sparare a chiunque non appartenesse alla loro fazione.

Vidi il sangue spargersi dappertutto, persone colpite senza pietà, pallottole che venivano puntate e sparate senza un briciolo di pietà. Le mie gambe cedettero e mi trovai inginocchiata a terra, nel bel mezzo di quella sparatoria.

La testa mi girava, le emozioni esplodevano dentro di me senza sosta. Coprii le orecchie con le mani e mi piegai su me stessa, incapace di reagire.

Non riuscii a muovere neanche un muscolo, come se fossi stata intrappolata in uno stato di ipnosi. Sentivo gli spari, le urla e i lamenti, i corpi che cadevano a terra. Le voci di decine di uomini si sovrapponevano senza sosta.

Nel bel mezzo del caos, mi trovavo inginocchiata nel centro della sala, completamente sola con i miei pensieri. Con tutte le mie forze, cercai di isolarmi dai suoni circostanti stringendo le orecchie con forza ed effettuando ciò che più mi aveva aiutato in passato.

Quando quel mostro si avvicinava per sussurrare nell'orecchio "good girl" e portandomi con sé, l'unica cosa che riusciva a farmi sopportare quel dolore allucinante, quelle emozioni di disprezzo e odio, era la mia mente, l'immaginazione.

Riuscire a fuggire dalla realtà attraverso la mia mente era l'unico scudo di cui nessuno poteva privarmi. Nonostante le ferite, le urla soffocate che ogni notte mi provocava, nonostante la stretta che esercitava su di me provocandomi lividi in tutto il corpo, l'immaginazione riusciva a salvarmi dalla distruzione mentale.

Chiusi gli occhi e immaginai la vita che avrei avuto se mia madre non mi avesse abbandonata la notte di quel 7 luglio, davanti alla porta di un orfanotrofio, noncurante di ciò che mi sarebbe capitato, agendo da egoista e privandomi della felicità.

La felicità che solo una persona riuscì a donarmi: Ryan Knight. L'uomo per cui avrei attraversato mari e oceani, monti e colline, fiumi e vulcani se solo me lo avesse chiesto.

Fu l'unico a mostrarmi un vero affetto, trattandomi come se fossi sua figlia.

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