Diamond 33

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<Soddisfarle?> non riuscii a trattenere una risata mentre mi avvicinavo a lei. <Dov'è finito il rispetto per te stessa?>

<E il tuo?> ribatté con un'occhiata tagliente. <Sei qui a farmi la morale per la mia vita sessuale quando tu stessa insegui un uomo già impegnato.>

<Se il vostro legame fosse stato veramente così forte, non saresti qui. Avresti fiducia in lui e non ti preoccuperesti della mia presenza.> si sentiva realmente minacciata da me? Mi ha vista una sola volta; eppure, è qui a rivolgersi a me come se fossimo nemiche da una vita, come se mi conoscesse meglio di sé stessa, come se fossi veramente interessata allo psichiatra.

<Io mi fido, so che tornerà da me. Volevo solo evitarti la sofferenza di avere il cuoricino spezzato.> disse, fingendo di essere triste e facendo il gesto del cuore spezzato con le mani prima di sorridere. <Stai lontana da lui, altrimenti te ne pentirai. Non lo dico per me, ma per te.>

<Pensa solo a te stessa, che di me mi occupo io. Nessun altro. So perfettamente con chi stare, quando e cosa fare. Non preoccuparti.> mi affrontò con strafottenza, senza neanche presentarsi, senza chiedermi chi fossi o perché fossi in questa clinica, senza considerare come il suo comportamento potesse influire sulla mia salute mentale. E ci trovavamo in una clinica psichiatrica.

<Lui è mio.
Era mio.
E rimarrà mio.
Tienilo ben a mente, ragazzina.>

<Dovrai affrontare tutte le ragazzine che gli vanno dietro, a quanto ho capito, non è solito conservarsi per una donna sola, giusto? Mademoiselle.> non sapevo perché stessi rispondendo in quel modo, forse non c'era una vera ragione, ma volevo infastidirla, farla pentire di avermi rivolto la parola, di aver interrotto il mio momento di pace. Era l'unico momento in cui potevo allontanarmi da ogni problema e concentrarmi su me stessa, circondata dalla calda luce del sole.

<Brava, chiamami Mademoiselle. Così ti ricorderai che sono l'unica donna in grado di farlo ritornare e condurlo al limite del piacere. Sono l'unica che ama veramente. Chiamami Mademoiselle, e ogni volta che lo pronuncerai ricorda la donna che ama. Poi guardati allo specchio e chiediti: posso competere? Ti risponderò io: no.> mi guardò da cima a fondo mentre pronunciava quelle parole, scrutandomi come se fossi una bambola esposta, per poi riversare tutto l'odio che provava senza pensarci due volte.

Anche se non la conoscevo, questa donna nutriva nei miei confronti un sentimento negativo che non riuscivo a giustificare, non per un uomo.

<Non mi conosci nemmeno, perché mi attacchi in questo modo?>

<Sei una ragazzina che ha osato troppo. Ti ho visto quel giorno in ufficio mentre lo baciavi.>

Cosa? Io non l'ho mai baciato.

<Io n-> stavo per negare quanto aveva appena affermato quando la vidi alzare lo sguardo verso uno dei balconi di fronte alla piscina. Al piano più alto dell'edificio c'era lo psichiatra, vestito completamente di nero, affiancato dal König, che indossava una camicia grigia.

Entrambi illuminati dai raggi del sole, sembravano due Dei che osservavano il mondo dall'alto, indifferenti alle conseguenze, reggendosi maestosamente e catturando la nostra attenzione. <Eccolo qui, il mio psichiatra.> dissi, girandomi verso la donna. <Che mi guarda e ammira dall'alto, che mi rispetta e non mi usa come fa con tutte le altre.>

Sorrise con menefreghismo. <Ti ho avvisata, ora sta a te. Non lamentarti delle conseguenze, ragazzina. Hai appena varcato la soglia di un circolo che non porta a nulla di positivo. Quella luce che ti riscalda sarà la stessa che ti condurrà nel limbo. Attenta, lui non è l'angelo che credi che sia.> concluse guardandomi negli occhi, per poi girarsi ed allontanarsi con eleganza.

Voltai lo sguardo verso il König e poi verso lo psichiatra; non sapevo a chi credere. Entrambi facevano parte della mafia, uno dei due era persino il capo. Nonostante ciò, non volevo allontanarmi dallo psichiatra. C'era qualcosa in lui che mi attraeva, qualcosa di più profondo della semplice attrazione fisica. Era in grado di capirmi, di farmi sentire vicina anche quando era lontano.

Con il solo uso delle parole, riusciva a trasportarmi in un altro mondo, penetrando la mia anima per analizzarla e studiarla. Le sue parole accarezzavano la mia mente, conducendola ovunque lui desiderasse. Non sapevo come fosse in grado di farlo, ma lui era speciale. Con lui, riuscivo a trovare una pace interiore che non avevo mai sperimentato prima.

Mi promise che mi avrebbe liberato dai demoni che avevano abbracciato la mia anima sin dall'infanzia, e che mi avrebbe condotto "verso l'immenso desiderio di scoprire cosa sia realmente la vita". Mi diede la sua parola, e io gliela farò rispettare.

Una promessa è una promessa.
Qualsiasi essa sia va rispettata e onorata fino alla morte.

Lo guardai negli occhi e, senza esitazione, tolsi la felpa, rimanendo in reggiseno. Poi, con determinazione e sicurezza, mi tuffai in piscina. Non come una bambina, ma come una donna seducente e consapevole del proprio valore.

La signorina "Mademoiselle" mi affrontò ed ero certa fosse riuscita a percepire il mio disagio aumentare di fronte alla sua presenza sicura. Mi disse che non avrei potuto competere con lei, le dimostrerò il contrario.

Lei teme il mio avvicinamento. Se la sua stessa donna è venuta fin da me a minacciarmi di allontanarmi, significa che lo psichiatra non è così irraggiungibile come dimostra.

Ho promesso a papà che Eros Knight sarebbe stato l'uomo che avrei sposato, ma non ho mai promesso che non ci sarebbe stato nessun altro.

Ho promesso di proteggere Eros con la mia stessa vita, ma non ho mai promesso di legare il mio destino solo ed esclusivamente a lui.

Mi lasciai trasportare dall'acqua, risalendo in superficie, permettendo al sole di avvolgere ogni parte del mio corpo scoperta, e lasciando la libertà allo psichiatra di osservare.

Aprii gli occhi e mi voltai verso il balcone dove si era posizionato con il König, ma era vuoto. Nessuno stava osservando. Rientrò in clinica come se nulla fosse accaduto, come se non gli importasse.

Richiusi gli occhi, il mio obiettivo principale era liberarmi dai pensieri negativi. Quella giornata l'avrei dedicata interamente a me stessa, con o senza lo psichiatra.

Niente Peter.
Niente König.

Nessun mafioso.

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