Diamond 37

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<Eccolo> dichiarò il König, dirigendo lo sguardo dietro di me. Mi voltai e notai lo psichiatra con quattro bottiglie in mano: tre di vodka e una di succo d'arancia. Si avvicinò a noi, offrendo a ciascuno una bottiglia prima di sedersi sul divano.

<Ti sembro una bambina? Non sono astemia.> distribuì la vodka a tutti tranne che a me, a cui offrì un misero succo d'arancia. <Se non gradisci, c'è sempre l'opzione acqua.> replicò, per poi bere. Lo guardai in malo modo, posando il succo sul tavolo.

<Stavamo aspettando te. La signorina ha rifiutato di parlare senza la presenza del suo psichiatra.> mi girai verso Luke, quel suo tono sarcastico non era affatto necessario.

<Prego, ti ascolto.> affermò lo psichiatra nascondendo un sorriso. Mi voltai verso il König e cominciai a parlare, mantenendo lo sguardo fisso su di lui. Non avrei mai immaginato che la serata avrebbe preso questa piega, con me in mezzo a tre uomini, o meglio, a tre mafiosi.

<Peter mi ha dato una settimana di tempo per portare da lui> feci una breve pausa prima di continuare <portare da lui il König, te.>

Mi aspettavo una reazione, ma tutti rimasero in silenzio. Nessuno emise il minimo suono, nemmeno l'avvocato, il diretto interessato, che restò immobile a fissarmi.

<Io non avrei mai accettato se non fosse che...> decisi di continuare il racconto prima di voltarmi verso Luke. <Mi minacciò di ucciderti. Aveva una tua foto e me la mostrò, dicendo che se non avessi portato a termine la missione, tu saresti stato il prezzo.> mi girai di nuovo verso il König, con gli occhi lucidi. <Non avevo scelta. E anche tu devi aiutarmi, o lui morirà.> indicai Luke con uno sguardo preoccupato.

<E a te cosa importa se muoio?> domandò Luke, incrociando le braccia e rilassandosi sul divano. <Sei mio amico. Certo che mi importa. E anche a te dovrebbe importare, siete molto vicini a quanto vedo.> rivolsi le mie parole all'avvocato che, finalmente, si degnò di darmi una risposta. <Cos'altro ti ha chiesto?>

<Nulla, solo di portarti da lui. Possiamo pensare a un piano per fare in modo che nessuno di noi si faccia del male. Non per forza dobbiamo seguire ciò che dice.> risposi, cercando di trovare una soluzione che evitasse danni irreparabili.

<Cosa proponi?> finalmente sentii la voce dello psichiatra, che fino ad allora si dimostrò essere più assente che presente. <Non lo so, siete mafiosi, no? Avete sempre a che fare con queste cose. Pensate, siete in tre.> replicai, non potevo decidere sempre tutto io.

<E perché dovremmo fidarci delle tue parole? Perché ci hai svelato il piano di Peter senza esitazioni, pur sapendo di mettere a rischio la vita di Luke e la tua?> il lavoro di avvocato è perfetto per lui.

<Perché non voglio che qualcuno si faccia del male. Voi potete trovare una soluzione e farci uscire senza versare sangue.> mi voltai verso lo psichiatra mentre pronunciavo le ultime parole. Era l'unico che si mostrava indifferente. L'avvocato faceva molte domande, e Luke era palesemente preoccupato, anche se cercava di nasconderlo.

Lo psichiatra n. 7 mi guardò negli occhi per poi socchiudere le labbra, pronunciando le seguenti parole <Cosa ne pensi, König?> domandò a mia sorpresa. <Che ci devo pensare. Non mi fido di una ragazzina.> rispose il König con scetticismo.

<Ah tu? Sono stata rapita a causa tua! Cosa vuol dire che mi proteggi?! Perché ci tieni così tanto a me se neanche mi conosci?! Perché mi hai coinvolto in questo maledetto gioco senza nemmeno sapere chi sono?! Perché erano sicuri che mi avresti cercata?! Chi diavolo sei tu e cosa vuoi da me!> sono venuta qui, in Brasile, per mantenere una promessa fatta a mio padre. Non per seguire un uomo che neanche conosco, che odio con tutto il cuore e che neanche si fida delle mie parole. Non sono venuta fin qui per seguire le idee di un pazzo in una via senza fine, senza luce e completamente macchiata di sangue. Non sarei mai diventata la ragazza di sangue. Mai.

<Rispondi! Chi sei e cosa vuoi da me.>

<Lo saprai a tempo debito.> mi sarei aspettata sia da Luke che da Charles una risposta ma non dallo psichiatra, mi girai verso di lui con i pugni serrati <Io non ho tempo.> dovevo cercare Eros Knight non seguire la vendetta di un pazzo come Peter.

<E poi tu cosa c'entri? Io stavo parlando con lui.> indicai Charles che emise un ghigno per poi rispondere con strafottenza <Lo saprai a tempo debito.>

<Cosa fai ora il pappagallo? È a causa tua se sono coinvolta in questo casino. Sono stata rapita e minacciata solamente a causa tua.>

<Fossi rimasta in clinica, nulla ti sarebbe accaduto.> ancora lui? <Certo, ad aspettare di parlarti una volta ogni morte di papa per 10 minuti contati!> alzai gli occhi al cielo, voltandomi verso Luke non appena ci degnò di una parola <La soluzione è la morte. Se è usando me che ti minaccia, allora morirò e tu sarai libera.> ma è impazzito? Ci mancava solo il finto eroe di turno.

<No. Vi ho riferito quello che mi chiese per trovare una soluzione, non per mandarti all'inferno>

<Credimi, l'inferno è la terra, Dia.>

<Se non fossi entrato nella mafia, avresti avuto la possibilità di vivere come volevi.> una persona non nasce nella mafia, vi entra. Quindi, o è il... ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? <Sei il figlio del König? L'avvocato Gherak è tuo padre?> è molto vicino sia a Charles che allo psichiatra; dietro c'è sicuramente qualcosa. Non è possibile che un uomo intelligente come lui sia entrato nella mafia senza una ragione.

<Hai ragione, sono suo padre. O, perlomeno, mi considero tale.>

<Luke, la domanda era per te.> affermai, non distogliendo lo sguardo da lui. <Charles mi ha aiutato nel momento in cui ero a pezzi, distrutto a causa dei miei genitori biologici. È grazie a lui se oggi sono chi sono, è grazie a lui se sono ancora in grado di respirare. Charles non è mio padre, ma io lo considero come tale. Darei la mia vita per salvare la sua.> vidi i suoi occhi voltarsi verso l'avvocato. <Gli devo tutto, lui è tutto per me.> ritornò a guardare me. <È a causa sua se sei entrato nella mafia?> domandai a tono basso. <No, ci sono entrato perché volevo. Nessuno mi ha mai imposto nulla, anzi, è l'unico che mi ha appoggiato nonostante non vi sia nessun legame di sangue.>

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