Questo processo non s'ha da fare!

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Intanto a Parigi,la calura estiva aveva lasciato il posto alle copiose piogge autunnali e,proprio sotto la pioggia,Il Marchese Rinaldi aveva cavalcato fino a casa per smaltire la collera della notizia appena appresa.
La marchesa Van Necker lo aspettava nel salottino,sorseggiando una tazza di tè.
"Maledetto Duca!" Esclamó Rinaldi appena entrato.
"Gianluca,calmatevi...cosa vi prende?"domandó Lucrezia,restando tranquillamente seduta in poltrona.
" Quel Duca di Nives...è andato in Piemonte ad indagare sul caso Ristori...vuole far riaprire il processo!"
" E cosa ha a che vedere questo Duca con i Ristori?" Chiese ancora la marchesa,cominciando a preoccuparsi.
"Non ne ho la più pallida idea. È stato il re Luigi XVI ad informarmi.
Vittorio Amedeo gli ha fatto sapere che il Duca vuole impugnare la sentenza francese e dimostrare che quel giovane è davvero figlio di Fabrizio Ristori."
"Di sicuro c'entra qualcosa quella piccola intrigante...lei,con le sue moine da gatta morta,l'avrà attirato dalla sua parte. Faceva tanto la santarellina,e invece non fa altro che accalappiare uomini,e non uomini qualsiasi! Un conte,un principe e adesso addirittura un Duca!"
" Lucrezia,questo non ha importanza adesso...Noi dobbiamo trovare il modo di impedire che riaprano il processo!"
Lucrezia cambió espressione;cominció a studiare una soluzione...si guardò intorno ed esclamó:" Dobbiamo tornare in Piemonte e capire cosa sta succedendo!"
"Ma Lucrezia,dimenticate che siamo ricercati...eravamo su quella maledetta lista...ci arresterebbero appena varcato il confine!"
"Non credo...Al re Vittorio Amedeo non conviene mettersi contro di me...io so troppe cose...Chi pensate che fosse a capo della congiura?"
"Volete dire che Vittorio Amedeo..."
"Proprio lui!"affermó la marchesa,con un risolino di soddisfazione.
"Dunque cosa pensate di fare?"
"Tornerò in Piemonte e scoprirò che intenzioni ha il duca di Nives,in fondo è uomo anche lui e,come ben sapete,nessun uomo può resistermi..."
"Siete tremenda Lucrezia!" Sorrise Rinaldi spingendo la sua amante sul letto.
E,ridendo,si abbandonarono alla lussuria.

Quello stesso giorno,Martino si recò nell'ufficio del giudice,ma mentre attendeva nella saletta attigua,una voce femminile lo distrasse dai suoi pensieri.
"Ma tu guarda le coincidenze,Martino Ristori! Cosa fate qui?"
" Marchesina Granieri,è un piacere rivedervi.Io sono qui per discutere col giudice circa la questione che ben conoscete. Voi piuttosto,cosa ci fate qui?"
La marchesina sorrise.
"Beh,si dà il caso che il giudice sia un parente di mio padre,e io l'ho accompagnato a fargli visita."
"Dite sul serio?"
"Sì certo, perché dovrei mentirvi..."
"Allora non ho nessuna speranza! Vostro padre è amico di Rinaldi e sicuramente avrà già convinto il giudice che io sono colpevole..."
" Io non ne sarei così sicura...Sapete,mio padre è una persona onesta e non tollera le ingiustizie. Anzi,scommetto che se gli raccontassi la verità,vi aiuterebbe sicuramente col giudice..."
Martino sorrise," E voi...Davvero lo fareste? MI aiutereste?"
"Dipende...Voi cosa offrite in cambio?" Civettò Vittoria,con uno sguardo ambiguo.
Martino sorrise,divertito.
"Quello che volete Madame!"
" D'accordo,allora mi inviterete alla prossima festa a palazzo Ristori!"
Martino non riuscì a trattenere una risata.
"Va bene,ritenetevi invitata sin d'ora,ma vi avverto,non siamo soliti dare molte feste a palazzo..."
"Se vi assolveranno,una festa dovrete pur darla,no?"insistè Vittoria.
" Sì,certo. E Va bene!" Sorrise il giovane,divertito da quella insolita conversazione.
In quel momento il capo delle guardie uscì dall'ufficio del giudice.
"Siete voi il conte Martino Ristori?"
"Sì,sono io."
"Seguitemi, il giudice vi sta aspettando!"
Martino salutó la bella Vittoria ed entró.
Il giudice aveva la scrivania sommersa da pile di documenti e libri.
"Signor Giudice,vi ho portato tutti i documenti in cui Fabrizio Ristori mi riconosce come figlio!"
"Figliolo, temo che tutto questo non basti per dimostrarlo, ci vogliono prove e testimoni!"
"Purtroppo per ora abbiamo solo questo..."si mortificò Martino.
"Questo non è sufficiente a riaprire il processo, mi dispiace!"
Martino uscì dall'ufficio triste e sconsolato, Vittoria lo vide e gli andò incontro.
"Non angustiatevi Martino. Lasciate fare a me!"
Martino sorrise:"Temo che non otterrete niente nemmeno voi,ma vi ringrazio per avermi rallegrato la giornata!"

Elisa di Rivombrosa: I Misteri di Rivombrosa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora