Il Potere Logora Chi Non Ce L'ha

Giornata Storta

[6.8]

Era arrivato il giorno del funerale di Marilyn, non erano tantissime le persone che partecipavano, la bara era al di fuori della fossa e sulla sua lapide già era inciso il suo nome e il suo cognome, "Marilyn Hudson”.
Markus camminava normalmente tra le stradine che portavano verso le varie zone delle tombe, vide da lontano Sonia, che indossava un abito elegante completamente nero, i suoi lunghi capelli biondi risaltavano su un grande campo verde, accanto a lei c'erano due donne e un uomo, probabilmente i parenti rimasti di Marilyn o amici stretti.
Mark arrivò di fronte alla tomba, sentì accanto a sé il pianto disperato delle due donne che si abbracciavano cercando di consolarsi a vicenda.
Sonia invece continuava a fissare la tomba, anzi più precisamente la lapide con il nome della sorella inciso, e la sua foto, una delle sue poche foto in cui mostrava il suo bel sorriso a trentasei denti, che però non mostrava quasi mai né al familiari, né agli amici.
La ragazza tirò su col naso incrociò le braccia, Markus invece si voltò verso di lei e vide che non mostrava alcun sentimento, si vedeva che era persa tra i suoi pensieri, il suo sguardo era perso, fisso a guardare il niente, il nulla, non stava guardando la lapide per una precisa motivazione, ma perché era immersa tra i ricordi ai momenti passati con Marilyn.

<<Hey, Markus non ti avevo visto>>disse Rikardo, Mark annuì dandogli una pacca sulla schiena

<<Era davvero una bella persona>>aggiunse mettendosi le mani in tasca

<<Non se lo meritava proprio>>continuò guardandosi le scarpe

<<Già...>>sussurrò Markus

<<Era davvero un ottimo soldato>>disse Rikardo

<<Lei. Non era un soldato>>disse Sonia arrabbiandosi voltandosi rapidamente verso Rikardo

<<Lei...era una della famiglia>>sussurrò la ragazza spingendo via l'amico, Markus mise un braccio sulla spalla di Sonia, e la avvicinò verso la bara. Rikardo fece qualche passo indietro, poi si girò dando le spalle ai ragazzi e se ne andò via dal cimitero. La ragazza accarezzò la bara con delicatezza, riusciva a sentire ancora la presenza della sorella, la sua voce,  poteva ancora a ricordare tutti i momenti in cui lei era viva e con il suo sarcasmo e la sua ironia usciva a divertirla
Quasi quindici anni passati insieme, anni che sono stati fondamentali per la sua crescita.

<<Lei non verrà mai dimenticata, Lei rimarrà nei miei ricordi, nei ricordi di tutti noi per sempre, in eterno...>>borbottò Sonia

<<Loro sono i vostri parenti?>>chiese Markus avvicinandosi all'orecchio di Sonia

<<Sono i miei parenti...Ti sei scordato che è mia sorella è stata adottata?>>rispose voltandosi verso il ragazzo e facendo sfiorare il suo naso con quello del ragazzo, Markus la guardò stranito.

<<Lei non mi aveva mai detto che era stata adotta->>

<<Lo capisco... è stata sempre molto privata, ha sempre tenuto per sé i segreti>>disse interrompendo Mark e con gli occhi lucidi. Intanto arrivò il pastore, colui che doveva permettere la sepoltura.

<<Markus...Sonia, signori>>disse il Pastore Wallace tenendo una Bibbia in mano e sorridendo ai presenti

<<È un piacere rivedervi, purtroppo ci incontriamo in una circostanza così tragica, una nostra amica non è più qui con noi... È in cielo, probabilmente in compagnia di altri nostri fratelli>>aggiunse Wallace tenendo lo sguardo basso.

<<Oggi dunque, siamo qui riuniti per salutare...un amica, una sorella, una compagna, che ha perso la vita a causa della cattiveria dell'uomo, per questo motivo dobbiamo impegnarci nel fare del bene, dobbiamo impegnarci a non diffondere odio, rancore, vendetta, ira...tutto quello che non fa altro che distruggerci, ucciderci, e portarci fino a questo punto...al punto di assistere al funerale dei nostri cari>> due signori si avvicinarono alla bara, la presero e piano piano la misero dentro la tomba, Sonia cercò di trattenere le lacrime, mentre le due donne cominciarono a piangere disperatamente. Markus accarezzò la schiena della ragazza, Sonia non riuscì più a trattenere il pianto e scoppiò a piangere aggrappandosi al braccio dell'amico e poggiando la testa sulla sua spalla.