C'era qualcosa di immenso nei temporali che non sapeva spiegarsi.
È una forza incontrollabile della natura che si abbatte, che si riversa su tutte le creature viventi e non... o almeno così era spiegato sulle pagine di un vecchio e logoro libro che nessuno si prendeva mai la briga di leggere.
Sotto il frastuono dei tuoni in lontananza le piaceva credere che quella fosse la voce della terra, che torna a farsi sentire ogni qualvolta c'era bisogno di tenere tutti al proprio posto.
Perché essa era così forte che ogni essere vivente sarebbe stato in grado di udirla, anche per chi viveva sotto la sua superficie.
"T/n!" Una voce familiare la chiamò dalla stanza adiacente.
Con delicatezza la bambina chiuse il libro che stava leggendo e lo ripose meticolosamente sulle mensole attaccate sopra il suo letto malconcio.
Ogni cosa in quella casa lo era; le lenzuola mangiate dalle tarme stese su un materasso trasandato e su reti cigolanti.
Le travi scricchiolanti del tetto, le assi per metà sollevate del pavimento e i muri scrostati non facevano di quel posto un luogo pulito e ordinato.
Persino il bagno era più una latrina e la cucina e la sala erano una stanza unica arrangiata alla bell'e meglio.
T/n si affrettò ad uscire dalla propria camera e avviarsi verso l'angolo della cucina dove la madre la attendeva.
Lei si voltò verso la figlia quando la sentì arrivare e, posando il mestolo, si accucciò per essere alla sua stessa altezza.
"Hai voglia di darmi una mano a preparare il tavolo?" Chiese con un sorriso sistemandole i capelli c/c disordinati dietro l'orecchia.
La bambina annuì energicamente e corse a prendere i cocci che chiamavano piatti dalla credenza vicino alla porta d'ingresso.
Nonostante quello che la gente diceva, in quella città sempre così fredda e sporca, lei si riteneva davvero fortunata poiché aveva una famiglia che le voleva davvero bene.
Capiva perfettamente, nonostante la sua giovane età, che valore immenso quel luogo potesse avere anche se era una catapecchia che stava crollando.
Era il loro nido, il loro punto di ritrovo, il luogo dove tutti si rincontravano e potevano stare assieme dopo una lunga giornata.
Dove ogni pregiudizio e miseria restava fuori da quella porta e regnava solo la gioia di vivere il tempo con le persone che si ama.
Lei come tutti si impegnava affinché quella gioia continuasse a prosperare facendo tutto quello che poteva.
Posò ordinatamente i quattro piatti sbeccati sul tavolo in legno posizionato in mezzo alla stanza.
Subito dopo posò due posate a testa, una forchetta e un coltello sgangherato, che però facevano ancora bene il loro dovere.
Infine la madre le passò i bicchieri dal mobiletto sopra il lavabo, luogo dove lei faticava ad arrivare, e li sistemò di fronte ad ogni piatto.
"Saranno di ritorno anche i nostri ometti adesso, non preoccuparti." Disse la madre spegnendo il fuoco e mettendo un coperchio alla pentola in modo che il cibo non freddasse.
Ogni giorno era sempre più o meno lo stesso pasto; zuppa di cavolo.
Il padre ne andava a comprare spesso al tetro negozietto della signora Wedish, poiché in realtà fosse l'unica verdura a basso prezzo che si potevano permettere.
A volte però non ce n'erano a sufficienza per sfamare tutti ma le abilità culinarie della madre consentivano sempre di poter mettere qualcosa sotto i denti.
Era festa grande invece quando c'erano persino alcune patate e carote e solo rarissimamente del pesce.
Il padre aveva un negozio di terracotte, ne andava molto fiero poiché era tutto frutto del suo impegno.
Quel poco che guadagnava lo portava sempre a casa in modo da darlo alla madre che li sistemava in un cassettino della cucina.
Lì c'erano tutti i risparmi di una vita, volti a pagare l'ingente uscita dalla città sotterranea ai figli.
"Cos'hai letto di bello oggi?" Chiese la madre. Aveva degli splendidi capelli corvini tenuti lunghi e lisci fino ai fianchi e due meravigliosi occhi grigi. Vestiva di un vestito più o meno lungo, trasandato e verdone con un grembiule bianco stropicciato e macchiato ovunque.
T/n non credeva di aver visto veramente sua madre indossare altro se non quello, così come il padre, suo fratello e lei stessa dopotutto.
Non che ci fosse grande scelta.
"È il libro sugli animali e sulla natura." rispose lei entusiasta.
La madre la guardò sorridendo finché una leggera risata uscì dalle sue labbra: "ti piacciono un sacco gli animali, vero? Un giorno potremo vederli assieme." Le rispose ma dentro di se era addolorata poiché non era sicura avrebbero mai potuto lasciare quel pozzo di miseria che è la città sotterranea.
Allo stesso tempo sperava davvero con tutta se stessa che lei sarebbe potuta uscire da lì e vivere la sua vita in modo dignitoso.
Libera.
La figlia le rivolse un grande sorriso, non vedeva l'ora potesse accadere e ancora ci credeva parecchio.
Di fronte a quel sorriso la madre non poté fare a meno che stringerla a sé desiderando più che mai che il tempo si fermasse, anche solo per qualche istante.
Dei passi alla porta però annunciarono l'arrivo del marito e del figlio più grande, che entrarono chiaccherando allegramente della mattinata trascorsa.
La madre, lasciando libera t/n dal suo abbraccio, si avvicinò al marito e lo baciò delicatamente mentre esso le consegnava un sacchetto colmo.
"Cos'è?" Chiese lei.
"Guarda tu stessa." La incitò l'uomo e con sorpresa la moglie prese dal sacchetto una fragola e la osservò attentamente come a verificare se fosse vera.
"Dove le hai trovate?" Chiese lei ancora incredula.
"Non io, Kenji. Io sono stato al mio negozio tutta la mattina. Dice di averle trovate su un carro abbandonato ma... tu sai com'è fatto." Ed entrambi i genitori osservarono di sbieco il figlio che ora era sepolto dall'abbraccio della sorella.
Kenjiro era sempre stato un ragazzo ribelle, a cui non piaceva stare alle regole, soprattutto quelle che imponevano i gendarmi a guardia della città sotterranea.
Se poteva fargli un torto, anche minimo, non esitava un istante ad entrare in azione.
Aveva capelli castano chiari raccolti in un codino basso e un paio di occhi grigi e vivaci.
Il carattere dei due fratelli però era completamente l'opposto; quello mite e gentile di T/n era in netto contrasto con quello ribelle di Kenjiro.
Ma i due fratelli erano inseparabili e tra loro scorreva un amore profondo più di quanto uno possa credere.
Kenjiro spesso giocava con la sorella e le insegnava qualche tecnica di autodifesa, era dotato di una grande agilità.
T/n invece lo portava a scoprire la natura, gli animali e tutti quei dettagli che solo lei poteva soffermarsi ad osservare, per quanti se ne trovassero sotto quegli strati di terra.
Come le strambe abitudini delle persone che vivevano lì o i rumori che avvenivano in superficie.
L'uno aveva imparato tanto dall'altro, tanto da essere quasi ormai simili in forza e spirito di avventura.
Una cosa era certa però, quando erano insieme era come se il tempo smettesse di scorrere e tutte le persone attorno a loro comparissero.
Avevano sempre entrambi il sorriso, due bagliori di luce in mezzo all'oscurità.
Essi sognavano la medesima cosa; uscire da quel posto per vedere il sole.
E lo avrebbero fatto insieme.4chiacchere in compagnia🍻:
Grazie per essere arrivati alla fine del primo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Di solito T/n è rappresentata come una bambina/ragazza di carattere forte e ribelle mentre nel mio caso ho preferito lasciarla introversa e calma d'animo per lasciare che poi sviluppi il proprio carattere.
Il prossimo capitolo sarà pubblicato questo venerdì ✌ buona settimana a tutti voi!
😘 SilverANBU
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Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)
FanfictionT/n è una bambina che vive assieme alla sua famiglia nella città sotterranea, dalla quale poi riuscirà a fuggire. Aiutata da un capitano della legione esplorativa e ad un oggetto misterioso si unisce alle fila dei cadetti e combatterà sotto il simbo...