23. Il volto nel quadro

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Sistemata la sua uniforme scese in refettorio per la colazione e trovò già quasi tutti gli ufficiali seduti al tavolo.
“Erwin!” la voce del comandante Shadis lo dissuase dai suoi pensieri e lo fece tornare alla realtà.
“ho bisogno di parlarti.” disse semplicemente e lui annuì facendo il saluto militare.
Fece colazione più in fretta possibile, in parte anche per non incrociare per la strada T/n o non avrebbe saputo cosa dirle.
Quando entrò nell’ufficio di Shadis lo trovò seduto alla scrivania a compilare un plico di documenti.
“Siediti pure.” lo invitò su una delle poltrone marroncine di fronte a sé e Erwin, senza troppe remore, si accomodò aspettando che il comandante cominciasse il suo discorso.
“Perdonami il poco preavviso ma ritenevo importante convocarti nel mio ufficio perché ho interessanti novità.”
Shadis mise da parte i fogli e guardò il suo capitano dritto negli occhi.
“Da quanto ho sentito pare che ai vertici del governo non piaccia davvero molto il tuo comportamento, lo trovano invadente e i tuoi obiettivi inutilmente audaci.”
Gli mise davanti un foglio preso dal cassetto sotto la scrivania che recitava quanto il governo centrale ritenesse sovversivo il suo modo di essere capitano.
“O cambierai atteggiamenti o mi informano che sarò costretto ad allontanarti e a toglierti qualunque tipo di carica… ma ovviamente non crederai che io dia retta a queste fandonie, Erwin.”
Fece una breve pausa.
“C’è un uomo in particolare che ti mal sopporta… il suo nome è Nicholas Lobov e in più so che vuole qualcosa che custodisci tra i tuoi libri. Tempo addietro ha già dimostrato in molte occasioni di essere molto persuasivo e di non badare a mezzi per ottenere quello che vuole per cui immagino assolderà chiunque sia disposto a rischiare la vita per due soldi.”
“Che cosa cerca questo Lobov esattamente?” chiese Erwin che adesso stava passando in esame qualunque opzione possibile.
“Chi lo sa.” ammise Sadis: “ma so che ti vuole morto.”
“Le idee di mio padre non sono andate a genio mai a nessuno.” Erwin sembrava non stupirsi più di tanto.
“Già ma questo individuo potrebbe trovare il modo di ucciderti ed eliminare il Corpo di Ricerca in poche ore se trovasse le persone giuste. Io non voglio che niente di tutto questo accada.”
Si alzò dalla sedia e, dando le spalle al capitano, Shadis si perse nello scrutare l’orizzonte da dietro i vetri della grande finestra.
“Hai già un piano?” chiese infine dopo che Erwin non parlò per qualche secondo.
“Forse. Ma prima dovrò fare un giro là e cercare di capire cosa vuole e a chi può aver già affidato il lavoro.”
“Sei sempre stato il tipo da buttarti nella tana del lupo.”
“O rischi di perdere qualcosa o non cambierà niente e poi non potrà rischiare di uccidermi alla luce del sole.” concluse il capitano.
“Lo credo anch’io.” e Shadis si voltò, prendendo i fogli che aveva messo in disparte poco fa e gettandoli di fronte ad Erwin.
“Un pretesto.” si limitò a dire: “consegnali a Dallis Zachary, in questi giorni dovrebbe essere là.”
Erwin annuì e li prese alzandosi dalla poltrona ma poco prima di congedarsi Shadis parlò di nuovo: “non andarci da solo però, immagino tu ci abbia già pensato. Perché non ti fai accompagnare dalla tua bellissima recluta? Un giro per le sale del castello le farà bene a comprendere con che genere di persone dobbiamo avere a che fare.”

Quando si avvicinò alla squadra di Mike il suo amico era intento a spiegare un esercizio con il movimento tridimensionale, al limitare del boschetto del quartier generale.
Senza aspettare oltre e continuando ad avvicinarsi chiamò il suo nome: “T/n.”
Mike si zittì all’istante e osservò l’amico accostarsi a lui, con fare serio e diligente, mentre anche gli altri membri della squadra erano rimasti ammutoliti.
“Oggi vieni con me a Mitras.”
"Ecco… la solita culona." Disse scherzosa Emy.
"E chi te l'ha detto?" Chiese Mike sentendo messo in discussione il suo ruolo da capitano.
"Ordini del comandante." E Erwin mostrò il plico di documenti da consegnare.
"E quindi ti porti una mia sottoposta in gitarella."
"Shadis dice che le farebbe bene conoscere un po' più questo mondo." Si limitò a dire lui.
Con un mesto sospiro Mike congedò la ragazza e la affidò ad Erwin che, con un saluto, cominciò a dirigersi verso l'uscita dal quartier generale.
T/n lo seguì e per qualche minuto nessuno dei due disse una parola.
"Mi scusi capitano… non ho capito dove dobbiamo andare" effettivamente lei non sapeva dove si trovasse Mitras.
"Giusto, scusami. Mitras è la sede centrale del governo delle mura, il castello dove risiede il re al centro delle tre cerchia, nel Wall Sina."
"Ohh capisco!" Esclamò lei accorgendosi improvvisamente dell'importanza di quel luogo.
"Come mai devo accompagnarti? Cosa dobbiamo fare là?"
"Semplicemente mostrarti anche altri luoghi e poi io devo cercare delle informazioni."
"Di che genere?" Chiese lei incuriosita.
"Una persona cerca di mettere i bastoni tra le ruote alla legione esplorativa e io devo sapere perché."
"Capito." Si limitò a rispondere lei capendo che Erwin non voleva entrare più nel dettaglio.
"T/n senti… riguardo a quello che è successo ieri sera… ecco…"
"Ah beh si…" improvvisamente il viso di cominciò ad arrossire.
"Possiamo dimenticare e… andare avanti come se non fosse accaduto. Si può fare secondo te?" Chiese lui balbettando leggermente.
"Si, direi che non c'è nessun problema!" Esclamò lei vedendone subito una via d'uscita anche se dentro di sé provava una sorta di tristezza nel sapere che Erwin avesse preso quel bacio solo come uno sbaglio.
'Forse ha ragione, è meglio così...' Pensò.
"Bene…" mormorò lui abbassando lo sguardo e dirigendosi verso le stalle.
Con calma recuperarono i loro cavalli e li strigliarono a dovere.
Erwin la informò che per entrare a Mitras e, in generale nel Wall Sina, i cavalli e cavalieri dovevano essere sistemati quasi alla perfezione.
"Regolamento di fronte al re." L'unica spiegazione che diede Erwin.
Dopo quasi un'ora di tempo Altair splendeva sotto i raggi del sole di metà mattina, tutto tirato a lucido, con sella e finimenti ben puliti e ingrassati.
Erwin le si avvicinò e la aiutò a sistemare tutta la sua attrezzatura, controllando che ogni fibbia sia stata allacciata correttamente.
Fece passare il suo sguardo inquisitore su tutto il suo corpo e lei si sentì improvvisamente imbarazzata, per poi poggiarle sulle spalle la mantellina verde e legargliela sul davanti.
"Bene, siamo pronti." Annunciò lui soddisfatto ed entrambi salirono in sella ai propri destrieri.
Per tutto il tempo del tragitto, 4 giorni, lei non smise un secondo di parlare del più e del meno, continuando a tartassare Erwin di domande.
La sua allegria e benevolenza spontanea non smettevano mai di sorprenderlo e di mettere anche a lui un po' di gioia.
Sostarono nelle taverne e dormirono sempre in stanze separate e sembrava che quel piccolo imprevisto della scorsa serata fosse stato accantonato da entrambi.
Quando arrivarono a Mitras, lasciarono i cavalli ai gendarmi di guardia che li condussero alle stalle degli ospiti mentre loro entrarono dall'ingresso principale.
Il castello era immenso, T/n non aveva mai visto un edificio tanto grande e bello in vita sua.
All'interno lo era ancora di più, lo sfarzo e l'eleganza non potevano passare inosservati ma Erwin, che conosceva già quei corridoi e quelle sale, aveva un obiettivo ben preciso.
Superati diversi atri e salite alcune grandi scalinate coperte da lunghi tappeti in velluto rosso si ritrovarono di fronte alle porte di alcuni importanti uffici.
"Dallis Zachary…" pronunciò lei a bassa voce leggendone il nome sulla porta.
"È il comandante supremo di tutte le legioni." Spiegò lui vedendola pensierosa.
"È a lui che ho fatto domanda per il tuo inserimento." Aggiunse infine prima di bussare alla porta in legno e vedendo con la coda dell'occhio la ragazza irrigidirsi.
"Avanti." Una voce profonda li invitò ad entrare.
Appena oltrepassato la soglia, i due cadetti si fermarono uno di fianco all'altro e all'unisono eseguirono il saluto militare al meglio che poterono.
"Erwin, che piacere."
Dallis Zachary era un uomo sulla sessantina, con barba e capelli bianchi ma sistemati a modo, e un paio di occhiali a contornargli il viso.
Sembrava severo e austero e il timbro della sua voce non faceva pensare diversamente ma il suo tono sembrava gentile e paziente.
"E lei dovrebbe essere la tua recluta, T/n."
"Sissignore, è un grande onore." Rispose lei immediatamente.
"Suvvia non badare ai convenevoli, ho ricevuto molti rapporti e sono molto fiero dei tuoi grandi progressi." Disse lui alzandosi dalla sedia dietro la sua scrivania.
"Siamo qua per consegnarvi il rapporto dell'ultima spedizione fuori dalle mura." Disse Erwin avvicinandosi e consegnandogli i documenti.
"Molto bene." Dallis li prese tra le mani e li fece passare velocemente: " li esaminerò subito con più calma."
"E poi dovrei cercare alcune informazioni." Aggiunse Erwin con una certa discrezione.
"Si, ne sono al corrente." E Zachary gli disse di recarsi al piano superiore nell'ala est e parlare con alcuni signori locali al quale avrebbe potuto estorcere qualche informazione.
Il capitano e T/n si congedarono dal comandante supremo con un ulteriore saluto militare e chiusero la porta alle loro spalle.
Percorsero vari corridoi fino ad arrivare alle salette nell’ala indicata da Dallis.
Erwin fece per entrare quando una donna le si parò di fronte con due casse di bottiglie di vino vuote da portare ai magazzini.
Vedendo il suo viso contorcersi una smorfia di fatica facendosi da parte per lasciarli passare, il capitano la invitò ad uscire per prima lasciandole la via libera.
Quando la donna decise di accettare il favore alcune bottiglie caddero dalle scatole e ben presto, come una torre di carte, caddero anche tutte le altre.
“Perdonatemi…” disse innocente la donna, mortificata dalla sua maldestra presa: “Vi chiedo umilmente perdono…”
Sembrava molto stanca e in qualche modo T/n riuscì a percepire la sincerità della donna e chinandosi la aiutò a raccogliere tutto.
“Non si deve disturbare, signora.” si affrettò a dire lei ma T/n si rifiutò di farsi da parte.
“Capitano, lei faccia quello che deve. Io la raggiungo più tardi.” E capendo le intenzioni della ragazza Erwin entrò nella sala lasciando quella povera donna in buone mani.
“Sono costretta ad insistere, signora. Questo è solo colpa mia.”
“Non si preoccupi.” la interruppe T/n raccogliendo qualche bottiglia e posandole nella scatola: “La aiuto io, non mi sta disturbando.”
Prese poi tra le braccia i due scatoloni pieni e si fece fare strada dalla donna fino alle cantine della mensa, dove le depositò in un angolo vicino al lavabo.
“La ringrazio immensamente, signora.” la donna fece per inginocchiarsi a lei ma T/n si affrettò ad afferrarla gentilmente per un braccio dicendole che non era necessario.
Si congedò da lei con un sorriso sincero e ripercorse, per quanto la sua memoria ricordava, i corridoi al contrario per tornare alla saletta dove aveva lasciato il capitano ma delle voci in fondo ad una stanza attirarono la sua attenzione.
Avvicinandosi di soppiatto alla porta socchiusa riuscì a distinguere due figure, depositare un vecchio e traballante tavolino di vetro in mezzo a tutta quella cianfrusaglia.
La stanza era impolverata da cima a fondo e dall’enorme varietà di oggetti che conteneva al suo interno sembrava si trattasse di un piccolo magazzino.
“Sei sicuro possa andare bene qui?” chiese la prima voce.
“Ma si, tanto non servirà più a nessuno.” rispose l’altro e pian piano si avviarono verso l’uscita.
T/n, per non destare sospetti, tornò indietro di qualche passo e fece finta di passare di lì per caso quando i due uomini uscirono dalla stanza e proseguirono lungo il corridoio rivolgendole qualche occhiataccia senza fiatare.
Riconobbe lo stemma disegnato sui loro mantelli, l’unicorno azzurro.
‘Gendarmeria…’ pensò e lasciò che i due si distanziassero e voltassero l’angolo per riavvicinarsi alla porta del piccolo magazzino.
La aprì lentamente, cercando di mascherare quei piccoli scricchiolii della vecchia porta in legno.
Di fronte a sé si presentò una distesa di scatoloni di tutte le dimensioni, quadri e qualche statuetta oltre al tavolo che i gendarmi avevano appena abbandonato.
“Quanta roba…” disse fra sé e sé T/n, avanzando di più verso quegli oggetti così particolari.
Dentro di sé provò un piccolo brivido, non seppe se per la tensione e il fatto che non dovesse trovarsi lì o per l’emozione dell’avventura.
Esaminò attentamente quelle sculture che rappresentavano figure femminili in varie pose e poi le rimise al loro posto.
Tra gli scatoloni c’erano vari tessuti; vestiti, tovaglie, enormi tende che un tempo dovevano essere state di un bianco candido mentre adesso la muffa e l’umidità li aveva scuriti e macchiati per sempre.
Tra i quadri c’erano vari dipinti di uomini e donne, ritratti in espressioni serie e in abiti eleganti.
T/n li trovava bellissimi e si perse per un secondo ad immaginare la sua figura vestire uno di quei maestosi abiti e i suoi capelli acconciati come una vera principessa.
C’era però un quadro in particolare che attirò la sua attenzione, non appena lo prese tra le mani sentì di nuovo quel brivido correrle lungo la schiena e farla sobbalzare leggermente.
Non era un quadro come gli altri. Portava persino un lungo squarcio laterale facendo sembrare che la sua rottura fosse opera di qualcuno, e non del tempo, mentre tutti gli angoli della cornice erano sbeccati e ammaccati.
Il volto di quella donna non era pieno di serietà ma un impercettibile sorriso solcava il suo viso e le dava un’aria dolce e serena.
I suoi lunghi capelli neri e lisci le incorniciavano il viso e un paio di occhi grigi fissavano l’osservatore da qualsiasi angolatura.
Sembrava diversa da tutti gli altri soggetti e, benché il quadro non raffigurasse la donna dalle spalle in giù, non sembrava che indossasse nemmeno un abito particolarmente elegante.
T/n fece passare delicatamente la mano sul taglio e perdendosi per qualche istante in quei suoi occhi così particolari che non le sembrava la prima volta di osservarli.
Ebbe la sensazione di aver già incontrato quella giovane donna ma non sapeva dire né dove né quando.
Un altro brivido la scosse e una sensazione di pesantezza le prese il cuore, costringendola ad inginocchiarsi a terra finché non capì che c’era qualcosa che non andava.
Estrasse la spada dal fodero che portava alla schiena e una leggera luce azzurrina illuminava la lama in tutta la sua lunghezza.
In quel momento cominciò a provare un forte dolore alla testa e ci fu un istante dove nella sua mente cominciarono a scorrere alcune immagini mentre un’energia incredibile cominciava a sprigionarsi dentro di sé.
Quella donna… ma certo! Come aveva potuto non riconoscerla?!

4chiacchere in compagnia:
Eccomii tornata con un nuovo capitolo.
Beh c'è poco da dire su quanto ho scritto qui perché non voglio fare spoiler, ahah.
Per cui penso sia meglio parlarne prossimamente.
In ogni caso spero vi abbia incuriosito! E io mi sono divertita un sacco a scriverlo!
Ci sentiamo!
😘 SilverANBU

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora