43. Attraverso il velo

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Il suo corpo era immerso in un liquido nauseabondo, insopportabilmente irrespirabile.
La luce non arrivava fin lì ma poté distinguere chiaramente parti di corpo di esseri umani; gambe, braccia e anche teste.
Una sensazione di repulsione la colpì e non riuscì a trattenersi dal vomitare.
L'aria le mancava e la testa cominciò a girarle all'impazzata, si sentiva come su una giostra a piena velocità.
Nonostante non avesse più niente da rimettere, vomitò persino l'acqua che aveva bevuto.
Il gigante l'aveva stretta così tanto che sentiva dolori da tutte le parti, come se tutte le sue ossa fossero state rotte come stuzzicadenti.
Pian piano si sentì mancare le forze mentre le gambe cominciarono a tremare fino ad abbandonarla completamente.
Tante volte era stata convinta che la sua vita sarebbe finita prima, eppure aveva trovato il modo di andare avanti.
'Adesso forse l'ora è davvero giunta...' Pensò mentre si abbandonava alla stanchezza e i suoi occhi si chiusero.

"T/n!!!" Erwin non poté sopportare la vista della ragazza mentre veniva divorata per intero.
Il gigante l'aveva presa in mano al volo e l'aveva portata sopra la testa, alzando il suo capo mastodontico e aprendo le mascelle.
Il colpo inflitto dal gigante le doveva essere stato fatale, tanto da non riuscire più a reagire di fronte al suo destino.
Quando Erwin si alzò in volo per cercare di salvarla un altro gigante gli sbarró la strada, le fauci spalancate.
Poi un altro e un altro ancora... non poteva credere non poter riuscire a salvarla.
Lui non aveva quella furia dentro di sé da permettergli di far uscire il meglio.
No, non sapeva nemmeno cosa significava poterlo fare ma nonostante la sua esperienza nel corpo di ricerca e sui giganti non riuscì ad arrivare in tempo.
T/n stava già scivolando lungo la gola del gigante e niente, a quel punto, avrebbe potuto fare per salvarla.
Non poteva crederci, non riusciva a credere ai suoi occhi.
'Merda!!' Esclamò nella sua testa mentre non riuscì a trattenere una lacrima che schizzò via per il vento.
'È colpa mia, cazzo!'

"Piccola mia..."
Una voce che credeva di aver dimenticato raggiunse T/n, forte e chiara.
Aprì lentamente gli occhi, mentre la luce di quel luogo la abbagliava sommessamente.
Sentì la sua mano ancora stretta all'elsa della spada, il suo freddo tocco raggelarle i polpastrelli.
L'altra mano invece toccava qualcosa di più morbido e leggero che riconobbe come: "sabbia..." disse tra sé e sé.
Si rialzò col busto a fatica, mollando la spada e raccogliendo tra le mani la sabbia, facendola scorrere attraverso le dita.
Dove si trovava? Di chi era quella voce?
All'inizio credette di ricordarlo ma poi la risposta le sfuggì dalla mente.
"So che puoi sentirmi..."
La sentì un'altra volta, a poca distanza di tempo l'una dall'altra, ma fu certa di non esserselo sognato.
Si tastò le braccia e il viso in modo da accertarsi di essere reale e poi alzò lo sguardo.
Non c'era nulla attorno a sé, solo un'immensa distesa di sabbia e una luce in lontananza.
Lei da sola era luminosa tanto da rischiarare il cielo notturno, una luce alta e verticale che si perdeva e poi si diramava in tante sottili strisce luminose che andavano perdendosi nell'oscurità infinita.
Sembrava il fusto e la chioma di un gigantesco albero.
Che cos'era?
Questa volta, invece di avere una provenienza indefinita, la voce che tornò a parlare era da dietro le sue spalle.
"T/n..."
Ancora seduta sulla sabbia lei si voltò riconoscendo finalmente quella voce femminile.
Una donna dai capelli lunghi e neri e un paio di occhi grigi la stava guardando in attesa di una sua reazione che fu restare pietrificata.
T/n non la ricordava così bella, non le aveva mai visto quel sorriso spensierato che adesso le stava rivolgendo.
"Mi stavi aspettando?" la ragazza ebbe quella sensazione mentre la donna le si avvicinò lasciando le impronte sulla sabbia.
"Ogni cosa al suo tempo." Fu la sua risposta, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi del tutto.
Vestiva ancora dell'abito verde consunto e l'età che probabilmente avrebbe dovuto mostrare non aveva influenzato sul suo aspetto.
Sembrava che per lei il tempo non fosse passato affatto.
T/n accettò l'aiuto e, una volta rialzatasi, chiese: "Sei reale?"
"Dipende da cosa definiresti reale." Anche stavolta era la sua unica risposta ma le bastò.
"Sono morta immagino..." disse la giovane donna guardando in alto nel cielo: "è questo che c'è dopo la morte?"
"Anche questo dipende..." la donna le prese tra le mani il viso e la costrinse a guardarla: "In realtà non è un luogo che tutti i morti possono visitare."
Lei le sorrise: "Mi sei mancata tanto..."
Il suo viso in un'espressione piena di gioia e tristezza insieme.
"Anche tu..." T/n non riuscì a trattenere le lacrime: "Mamma."
La madre la avvolse in un abbraccio al quale però non poteva percepire il calore né il suo profumo.
"Ci troviamo in un luogo transitorio, che è sia reale che non." Spiegò la madre.
"Allora tu sei ancora viva? E Kenjiro? Il papà?" Chiese T/n con un briciolo di speranza.
Ma la donna scosse il capo: "Tutto quello che resta di noi nel mondo dei vivi è sotto terra ma quella spada... sei riuscita trovarla."
"In realtà sembra più che lei abbia trovato me. Io non la stavo cercando. Mi ha cacciata in seri problemi più di una volta. Che cos'è?"
"Non faccio fatica a crederlo. Quella spada è stata forgiata da questi granelli di sabbia, in questo preciso luogo, e quello che ti mostra sono i ricordi dei suoi precedenti proprietari oppure... semplicemente i tuoi ricordi."
La ragazza scosse la testa confusa: "Perché?... insomma perché esiste un simile oggetto? Perché ce l'avevi tu?"
"Questa spada in passato ha creato danni a sufficienza. Divisioni, invidia, vendette... Chiunque la sguaini viene avvolto in questo alone di odio. Non so dire da chi sia stata creata ma di sicuro non aveva buone intenzioni. Apparteneva a mio padre prima che io mi ribellassi e la rubassi."
"Cosa volevi farne?" Chiese T/n potendo intuire già la risposta della madre.
"Ho rubato la spada per la mia causa, ho sfruttato il suo potere e poi l'ho nascosta in modo che nessuno potesse trovarla, in attesa del momento in cui avrei trovato un modo per distruggerla. Il suo potere è grande ma l'ho capito solo dopo aver fatto ciò che sai. Oltre ad essere diventata poi un oggetto di immenso valore, leggendario."
"Capisco..." T/n si avvicinò all'elsa della spada e ne accarezzò la sua fredda superficie.
"L'ho percepito anch'io... È come se prendesse il possesso di me."
"Ed è così." Confermò la madre: "Si dice che venne creata per la nostra famiglia, solo chi ne è membro è in grado di tenere a bada il suo potere. Chiunque altro la toccasse ne verrebbe rapito e infine condotto in questo eterno limbo..."
Presero entrambe a guardare l'orizzonte sconfinato, quel deserto illuminato dalla luce fioca e quella strana creazione di scie in lontananza.
"Ma tu puoi ancora tornare indietro."
A quelle parole T/n si voltò di scatto verso la donna, le sopracciglia inarcate in un'espressione di stupore.
"Tu dici?"
"Io dico." Confermò lei: "sento che la tua anima non appartiene ancora a questa mera esistenza. Inoltre credo che tu abbia ancora delle questioni da risolvere, non è così?" E con un leggero sorriso fece intendere che lei sapesse già tutto.
La ragazza abbassò lo sguardo e fece scorrere la sabbia argentea tra le dita.
"Lui ha sempre scelto di rischiare la vita per me. Non pensavo che un giorno avrei trovato una persona del genere nonostante il mondo mi fosse contro. Lui mi ha detto che mi ama e..."
"Lo so quello che ha detto." La madre sorrise: "posso vederlo nei tuoi occhi. Sei sempre stata così fin da piccola, non avresti potuto nascondere nulla. Se la mia bambina e non c'è niente che una madre non possa comprendere."
All'improvviso un sorriso malinconico si disegnò sul volto della figlia. Lei che aveva dubitato per un periodo della bontà della madre si sentì profondamente in colpa.
"Come io ho incontrato tuo padre. Assicurati che lui sia salvo." Disse infine senza aggiungere altro.
"Tu... Non li hai più visti?" Chiese T/n ancora speranzosa: "davvero non sai niente di Kenji e papà?"
Ma la madre scosse il capo tristemente.
"È importante che tu sappia una cosa." Aggiunse qualche secondo dopo.
"Noi siamo stati dei pessimi genitori, me ne rendo conto. Sapevamo già che avremmo dovuto morire per ciò che avevamo commesso, più io che tuo padre. Di sicuro non meritavo dei figli meravigliosi come voi.
Non voglio dirti altro... non volevo che il mio passato avrebbe influito sul vostro futuro eppure è successo. Ma sono fiera di te e di come tu ti sia ripresa la vita che ti appartiene. Quando tornerai là fuori, tra i tuoi compagni, voglio che tu faccia una cosa.
Voglio che la tua vita sia nelle tue mani, voglio che le decisioni che prendi siano prese con il cuore e non attraverso quella stupida spada, creata solo provocare discordia. Perché quando tornerai ci sarà un pericolo che non hai mai visto, tanto grande che farai fatica a crederci. Quindi combatti con il cuore."
Lei guardò la figlia e per un attimo temette di vedere il proprio riflesso.
Proprio lei che aveva amato tanto la sua famiglia, suo padre e sua madre, legati da un amore immenso.
Guardò la figlia che aveva abbandonato, che aveva lasciato al proprio destino e su cui aveva finito per riversare tutti i suoi problemi.
Avrebbe voluto salvarla dal destino che la attendeva ma la osservava importante con le lacrime agli occhi.
E l'egoismo che il tempo che avevano appena trascorso non potesse mai finire.

4chiacchiere in compagnia:
In realtà c'è poco che possa dire senza fare spoiler, ahah.
Però posso comunque dirvi che manca davvero poco al finale!
A presto!
😘 SilverANBU

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora