18. Prova di coraggio

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La prima notte la passò nel cuore della foresta.
T/n vagò in lungo e in largo, senza una meta e in quel luogo non trovò nulla, né i suoi compagni, né Altair, né tanto meno giganti.
Sembrava che fosse l'unica abitante del pianeta e verso sera cercò di procurarsi del legno per poter accendere un fuoco.
Si addormento a notte fonda, quando la luna spendeva alta nel cielo e piccoli puntini luminosi si intravedevano tra una chioma e l'altra.
La paura e l'ansia ancora la attanagliavano e non le avevano dato tregua fino a quel momento.
Il giorno seguente si risvegliò sperando fosse tutto un sogno ma il rumore assordante del silenzio attorno a se le ricordò di non cercare di far finta di nulla.
Proseguì nella sua ricerca finché dei pesanti passi non si fecero vivi poco distanti da lei.
Qualcuno aveva preso a camminare, un gigante di per certo, ma non seppe dire quanto fosse grande.
Sapeva che doveva proseguire verso sud e trovare il castello di cui parlava il comandante ma lei non aveva idea di dove si trovasse.
Non ebbe altra scelta che proseguire, verso luoghi dove il muschio si faceva più rado, evitando in tutti i modi di incrociare i sentieri dei passi dei giganti.
Forse era meglio per tutti che le cose andassero così.
Lei sarebbe morta senza dare alcun problema a nessuno e senza compromettere la missione.
Nessuno doveva preoccuparsi né di tornare a prenderla né di piangere la sua morte.
Avrebbe dato un peso in meno a Erwin di cui occuparsi e dopotutto lei era stata la prima ad ammettere che non le sarebbe dispiaciuto morire così.
Si ritrovò a nascondersi dietro alberi per evitare di essere vista da numerosi giganti e ne vide di enormi, alti 7 e molto più.
Eppure in qualche modo cercò di mantenere salda la sua mente e proseguire per la sua strada.
In tutta la mattinata non trovò traccia di nessuno, nemmeno di Altair.
Chissà che fine avesse fatto?
Perché si era comportato in modo così strano? Avrebbe dovuto essere addestrato.
Pensandoci però non poteva biasimarlo, di fronte a quei giganti lei stessa aveva perso la calma.
Non poteva pretendere che lui lo facesse al posto suo.
Si era illusa che la sua capacità di essere diventata una buona compagna di squadra corrispondesse anche alla capacità di saper fare tutto il resto.
Non era così.
Cominciava a sentire i morsi della fame e con se non aveva nulla da mangiare.
Inoltre non aveva incontrato alcun tipo di ristagno d'acqua e la sua borraccia era ormai vuota da qualche ora.
Si trascinò a tentoni fino ad un incavo alle radici di un albero, lì si fece cadere e chiuse gli occhi, stremata.

Erwin prese le redini del suo cavallo e lo condusse fuori dalle stalle, nel cortile cosparso di macerie della vecchia residenza.
"Erwin!!" La voce di Hanji lo raggiunse ma lui non si voltò.
Assieme a lei c'erano anche Kevin e Mihel.
"Dove pensi di andare?! Fermati!"
Erwin invece non volle sentir ragioni e mise il piede nella staffa, pronto a slanciarsi sul suo destriero.
"Non la troverai mai così! Non sai nemmeno dove possa essere andata! Potrebbe anche essere morta!"
Hanji lo tirò per la mantella.
"Non mi interessa." Annunciò lui.
"Hai perso la testa per una ragazzina? Riprenditi! Mandi a monte un'intera spedizione per lei?" Mihel non voleva crederci.
"Perché vi interessa se ci vado solo io? Lei è una mia responsabilità!" Erwin accampò una scusa farlocca che però non fece credere nessuno.
"Se ci vai verrai denunciato per disobbedienza." La voce di Shadis fece crollare il silenzio.
"Sapevi che sarebbe successo. Vedi di fartela passare e torna al tuo turno di guardia."
"Comandante, potrebbe essere ancora viva. Lei ci serve."
"Una ragazzina che è anche peggio di tutti gli altri. Non ci serve, Erwin. Torna al tuo posto e rinfrescati la memoria."
"Lei non è come gli altri. Ha qualcosa che nessun altro ha. Non possiamo lasciarla morire!"
"Peccato che non l'abbia mostrato in questi mesi. Non voglio sentire altre scuse, torna al tuo posto."

Un odore nauseabondo la fece destare dal suo sonno.
Era svenuta e quando si risvegliò fece fatica a ricordare come ci era arrivata tra quelle contorte radici.
Guardò fuori per incontrare il cielo ma in quel momento l'unica cosa che incontrò fu un occhio dalle dimensioni gigantesche, marrone, che la scrutava attentissimo in attesa della sua prossima mossa.
L'odore che emanava era acre e sgradevole, T/n credette di poter vomitare da un momento all'altro.
Decise di restare ferma immobile ma purtroppo non serviva più a nulla.
Il giganti alzò il capo e allungò una mano afferrando il tronco dell'albero.
Con forza lo sradicò da terra e lei cadde dalle sue radici, picchiando il braccio e la gamba sinistra sulle rocce sottostanti.
Un dolore si fece largo mentre un liquido caldo cominciava a macchiare i suoi vestiti.
Lei si rialzò subito, senza voler verificare lo stato delle sue ferite.
Zoppicava vistosamente ma non si arrese, prese a correre al meglio che poté mentre il gigante cacciava un urlo disumano e lanciò alla ragazza l'albero che ancora teneva tra le mani.
T/n fece appena in tempo a ripararsi dietro una piccola collinetta di roccia e sentì il violento schianto del fusto dell'albero passarle proprio sopra la testa, la roccia sgretolarsi sulla sommità e il vento creato dal lancio scompigliarle violentemente i capelli.
"Merda..." le sfuggì di bocca per lo scampato pericolo ma non era finita.
Quando il gigante si fece più vicino fece appena in tempo ad aggirare il masso e a correre nella direzione opposta.
Non servì a distrarre il colosso per molto tempo e lui si erse in tutta la sua altezza, era il più alto mai incontrato fin'ora.
Una sola delle sue falcate l'avrebbe raggiunta istantaneamente.
Tastò nuovamente la sua attrezzatura ma era decisamente andata e lei si accorse di non avere vie di fuga.
Per lei era finita lì, la sua avventura sarebbe terminata in quella foresta maledetta, lontana da casa e dai suoi nuovi amici.
Lontana da Erwin...
Lontana da Kenjiro...
Ma dopotutto non poteva sperare di meglio.
Il suo istinto di sopravvivenza non le permetteva di arrendersi anche se la sua mente aveva già accettato l'idea della morte.
Forse aveva troppa paura per affrontarla ma non aveva scelta.
Tutto questo le passò per la testa finché un piccolo movimento fulvo in lontananza non riaccese la sua speranza.
Si costrinse a fare una capriola per sfuggire alla forte presa del gigante e quando si rimise in piedi cercò di correre ancora più veloce.
"Altair!!" La sua voce le uscì ruvida e debole dalla gola ma questo bastò per far rizzare le orecchie al cavallo e a guardarla tornare da lui.
Come da addestramento lui la attese e non appena le fu vicina, il destriero si mise al galoppo spontaneamente.
T/n prese tra le mani il pomo della sella e con un balzo più agile possibile salì in groppa e spronò il cavallo in uno slalom di pini e querce.
Dopo qualche metro il gigante sembrò stancarsi di inseguirli e terminò la sua corsa gettando un urlo che fece tremare la foresta per poi avviarsi lentamente in una diversa direzione.
Con il fiatone, la ragazza smontò da cavallo e la prima cosa che fece fu abbracciarlo al collo per poi scoppiare in un pianto liberatorio.
Tutta la tensione e l'adrenalina scivolò via e la calma riprese possesso di lei.
Altair, che era rimasto fermo a leccarle e tirarle dolcemente i capelli, sembrava felice di rivederla.
Anche lui doveva averne passate delle belle poiché portava alcune ferite sulle cosce e la sella era distrutta.
Le redini si erano spezzate ma il sottopancia ancora lo stringeva e per un attimo ebbe paura di aver causato del soffocamento.
Si affrettò a togliere tutti i finimenti e ad esaminargli le ferite; ogni volta che cercava di sfiorarle lui alzava una gamba in segno di sofferenza.
Aveva letto sul suo vecchio libro degli animali che la soluzione migliore per curare una ferita era l'alcol, un prodotto che però veniva fatto solo nei migliori centri di distillazione, oltre a costare parecchio, e di sicuro lei non ne possedeva.
Ma c'era qualcos'altro che poteva usare, l'aveva visto sempre in uno dei vecchi libri della madre, delle erbe curative.
Altair non aveva altre opzioni che seguirla nella sua ricerca e, dalle ombre degli alberi sul terreno e la posizione del sole, poté dedurre fossero passate 2 o 3 ore.
Dopo essersi procurata tutti gli ingredienti ne fece una poltiglia e la spalmò sulle ferite del cavallo, con parecchia difficoltà dato che bruciavano e non voleva stare fermo.
Quello che rimase se la spalmò sulle proprie, all'altezza del gomito e della gamba sinistra.
Le restavano soltanto poche ore per riuscire a raggiungere il castello o gli altri sarebbero ripartiti la mattina del giorno dopo e lei e Altair sarebbero rimasti bloccati lì.
Doveva pensare.
Aveva con se solo la sua spada ma contro un gigante erano pressoché inutile da sola.
Ormai era parecchio tempo che aveva a che fare con il dispositivo di manovra tridimensionale e, nonostante avesse perduto tutte le lame e qualche cinghia si fosse strappata, tentò di aggiustare il tutto alla bell'e meglio.
In questo modo almeno i rampini funzionavano ancora e la sua spada avrebbe fatto il resto.
Controllò un'altra volta le ferite di Altair e con riluttanza si misero in cammino per cercare di uscire dalla foresta.
A quell'ora della sera l'unica soluzione era intercettare i compagni nel loro viaggio di ritorno alle mura.
Camminarono per alcune ore, la fame e la sete le stavano annebbiando il cervello di nuovo e le venne quasi da vomitare di fronte a quello che vide appena usciti dalla foresta.
Una distesa di corpi morti, maciullati a metà e masticati.
Il sangue era ovunque.
A T/n le si gelò il sangue nelle vene, sbarrò gli occhi e il respiro le si mozzò a metà.
Poi dei passi pesanti alle loro spalle...

Alle 5 del mattino, Mike si rimise in sella alla guida della propria squadra.
Sotto i comandi del comandante Shadis si misero in marcia, ripercorrendo il sentiero dei giorni scorsi e procedendo alla stessa maniera.
In qualche modo sperava che sulla strada del ritorno trovassero T/n, se non lei almeno qualcosa di suo che ne certificasse lo stato attuale eppure non riusciva a vedere niente.
Non lo faceva tanto per se stesso, ormai lui l'aveva accettato, ma per il suo amico, Erwin.
Da quando lei era scomparsa stava cercando di convincersi anche lui ma proprio non ci riusciva e quella ragazza non voleva dargli pace.
Si era affezionato davvero così tanto a lei?
Non riusciva bene a spiegarsi il perché ma voleva cercare di aiutarlo.
L'ultima volta che l'aveva vista era all'inizio della foresta, il cavallo l'aveva disarcionata ma lei era rimasta incastrata.
Con altri due giganti alle calcagne, Mike poté soltanto vedere T/n trascinata a terra da Altair addentrarsi nella foresta e sparire.
Sia che avesse urtato qualcosa di duro durante la caduta e sia che li avesse catturati un gigante erano poche le possibilità che avevano di sopravvivere.
Come se non bastasse quando fecero ritorno al corpo, il resto del plotone aveva subito già ingenti perdite.
Come risultato era già fin troppo pessimo per portare qualsiasi altra bella notizia.
Proseguirono arrivando finalmente al limitare della foresta, luogo di morte di tanti loro compagni e per un attimo temette di altri ancora ma non si poteva sottrarre agli ordini.
Voltò il suo sguardo verso quello di Erwin, cercava di rimanere serio ma si vedeva che era agitato e scrutava di tanto in tanto fra i fusti degli alberi alla ricerca di un segno.
Non lo aveva mai visto in quello stato e forse quando sarebbero tornati alle mura avrebbe dovuto parlargli chiaramente.
Un urlo disumano squarciò quell'apparente silenzio e lo strappò via dai suoi pensieri.
Un gigante si erse più alto degli alberi della foresta ma Mike si accorse subito che non era loro che stava puntando, ma qualcosa di più piccolo ai suoi piedi.
Qualunque cosa lui fosse intento a rincorrere doveva finire lì, il capitano estrasse le spade e fece per dirigersi verso il titano ma qualcosa interruppe i suoi piani.
Il gigante urlò di nuovo e riprese a rincorrere quel qualcosa che come un fulmine schizzò fuori dalla foresta e proseguì nella sua corsa.
Mike non poté sbagliarsi, erano proprio loro... T/n e quel suo ronzino di Altair.
Ma non era possibile...
Quel cavallo non aveva mai corso così veloce eppure di fronte ai suoi occhi era così.
Ancora incredulo si voltò verso il suo amico, che guidava la sua squadra alla sua destra, e non poté fare a meno di notare come anche lui fece fatica a credere ai propri occhi.
Anche Erwin era sbalordito e senza parole.

4chiacchiere in compagnia:
Eccoci qui con un nuovo capitolo. Non so dire se sia stato un po' forzato oppure può andare bene.
Me lo saprete dire voi se ne avrete voglia, ahah. Io accetto qualsiasi consiglio e parere da parte vostra!
Nel frattempo ci sentiamo domani con il prossimo capitolo!
Bye bye!
😘 SilverANBU

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora