"Come ti chiami?" Chiese lui rialzandosi in piedi e tendendole una mano.
Lei esitò un attimo ma poi accettò il suo aiuto e la prese nella sua.
Cercò comunque di rialzarsi con le proprie forze ma la sua stretta e la facilità con cui lui la sollevava era più rapida e forte di lei.
"Siediti, non sei ancora in grado di camminare. Non so come hai fatto a correre fino a qualche ora fa." Disse cingendole i fianchi e sollevandola per poggiarla sul lettino.
Lei si sentì molto imbarazzata da quella situazione, il suo viso prese una tinta rosa acceso.
"Mi chiamo T/n." Si decise a parlare lei: "dove siamo?"
"Siamo nell'infermeria del distretto di Trost." Rispose e si accorse dell'espressione meravigliata della sua interlocutrice.
Poco dopo però il suo viso si incupì abbassando lo sguardo: "mi riporterete giù, vero?"
"Intendi la città sotterranea?" Chiese più a se stesso Erwin: "No, non vorrei farlo."
Sembrava una persona molto pacata e calcolatoria ma allo stesso tempo generosa e gentile.
Se fosse rimasta davvero in superficie avrebbe voluto conoscerlo meglio.
T/n si considerò molto fortunata ad avere incontrato una persona come lui appena uscita da quell'inferno.
D'un tratto si tastò la schiena sentendo che il fagotto che portava in spalle non c'era più.
Allarmata chiese senza mezzi termini: "Dov'è? La spada dov'è?
"Quella?" Ed Erwin indicò il fagotto di stracci, la maglietta di Kenjiro e i pantaloni che indossava erano tutti sistemati su una sedia all'angolo della stanza.
Solo in quel momento si accorse di indossare una specie di tunica bianca e che le sue ferite erano state bendate.
"Dove hai trovato quella spada?" Domandò lui.
"Io... l'ho trovata giù in città e basta." Rispose dubbiosa se dirgli tutta la verità.
"Sei sola?" Chiese mettendole una mano sulla spalla.
Lei decise di fidarsi e non si sottrasse suo tocco.
Annuì leggermente alla domanda capendo che lui si riferisse alla sua famiglia o a qualche amico.
"Scusami se non sono intervenuto prima durante la tua fuga. Credevo fossi un altro di quei ladri di città. Ho capito solo dopo che cercavi solo di scappare."
Lei non rispose e lui proseguì.
"Me l'ha detto l'uomo con il cane. Lui l'aveva capito dal tuo aspetto."
Adesso anche lei ricordava quell'ometto.
In effetti si sorprese che non volesse denunciarla e si ricordò che l'aveva persino aiutata intralciando i gendarmi.
"Devo andare a ringraziarlo. Ha cercato di aiutarmi." Disse T/n cercando di nuovo di rimettere i piedi a terra.
"Dopo." Disse lui trattendendola sul lettino.
"Posso comunque camminare, non è niente." Insistette lei ma Erwin fu più severo e lei cedette.
"Il dottore dice che ti servono almeno quattro o cinque giorni per camminare." Disse lasciandola andare e incamminandosi verso la porta d'uscita della stanza.
Solo quando arrivò accanto allo stipite T/n si accorse di quanto fosse alto e ben piazzato il suo fisico.
Provò ancora un leggero imbarazzo per averlo notato e distolse subito lo sguardo.
Prima di andarsene, Erwin si girò verso di lei un'ultima volta: "se vuoi rimanere qui vedi di farli tutti. Ti serviranno delle buone ragioni per restare e di sicuro conciata così non ne hai... e io non potrò farci niente."Nei giorni successivi, T/n decise di fare come aveva consigliato Erwin.
Rimase al suo posto e prese tutte le medicine che il dottore le prescriveva.
All'inizio aveva avuto un'altra crisi di panico a rivedere quel camice bianco ma, come Erwin, il dottore seppe come calmarla e riabituarla a vedere le cose com'erano nella realtà.
Non c'era nessun pericolo lì.
T/n lo capì soltanto verso gli ultimi due giorni.
Il dottore si prendeva cura delle sue ferite e le cambiava i bendaggi, disinfettandoli sempre a dovere.
Non le era mai capitato.
Quando era addormentata lui le aveva estratto i proiettili e aveva ricucito le ferite in modo che si risaldassero più in fretta.
In quei giorni il suo nuovo amico Erwin la venne a trovare soltanto una volta mentre, con sua grande sorpresa, il signore con il cane si presentò alla sua porta con un cesto di vimini tra le mani.
Lui le raccontò tantissime cose sul mondo esterno e lei rimaneva ad ascoltarlo meravigliata, mangiando con gusto le sue focaccine.
Non aveva mai mangiato nulla di più buono.
Le fece conoscere anche il suo amico a quattro zampe, Maya.
Era una cagnolina arzilla e sempre piena di energie e T/n non ebbe problemi a farci subito amicizia.
Probabilmente, nonostante fosse sola, non si era mai sentita più in armonia con gli altri di quei cinque giorni passati infermeria.
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Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)
FanfictionT/n è una bambina che vive assieme alla sua famiglia nella città sotterranea, dalla quale poi riuscirà a fuggire. Aiutata da un capitano della legione esplorativa e ad un oggetto misterioso si unisce alle fila dei cadetti e combatterà sotto il simbo...