Quando rientrarono al quartier generale del corpo di ricerca, ogni sguardo che li osservava passare con il carro era silenzioso.
Nessuno parlò, il definitivo giudizio di Dallis Zakhary era sotto i loro occhi.
Scesero dal carro e Hanji accompagnò la ragazza all'infermeria dove le somministrarono una dose di antibiotico per la tosse.
Subito dopo si diressero in camera dove T/n riuscì a stento a farsi un bagno e dopo qualche minuto scese giù in mensa.
Le servirono una porzione di purè e formaggio che divorò in un batter d'occhio e poi si diresse di nuovo nella propria camera.
Non aveva parlato con molti.
I suoi compagni erano estremamente preoccupati, compreso il capitano Mike, mentre tutti gli altri cadetti la osservavano con aria indiscreta senza mai farsi avanti.
Non che avessero qualcosa da dirle.
All'improvviso, all'imbocco della scala per i piani superiori, un giramento di testa la fece crollare, costringendola a tossire e poggiare le ginocchia sul primo gradino.
"Dove vai così tutta sola?" Una voce profonda arrivò da qualche gradino più su.
Quando alzò lo sguardo il ragazzo dai capelli corvini la stava osservando dall'alto in basso.
Senza dire una parola la ragazza tentò di rialzarsi ma la sua debolezza si fece nuovamente sentire finché una mano non la aiutò a rimettersi bene in piedi.
Era una mano sicura quanto quella di Erwin ma il ragazzo faceva ancora parte della fazione di Lobov e lei non si fidava di lui.
Scansò il suo aiuto e si aggrappò alla ringhiera.
"Stai bene? Forse dovresti andare ancora in infermeria." Disse lui attendo qualche risposta.
"Non sono cose che ti riguardano. Torna dai tuoi amichetti." Le sue parole erano acide, alludendo ai due ragazzi che furono catturati con lui.
"Loro non ci sono più." Disse cercando di rimanere serio ma a T/n non poté chiaramente sfuggire quella nota di amarezza nella sua voce.
Poi riprese a parlare: "Non sono più con Lobov. Erwin ha sistemato la questione e io ho deciso di rimanere nel corpo di ricerca. Comunque tra me e te sembra che Erwin ci risolva tutti i nostri problemi..."
La ragazza si rimise in piedi e lo guardò amaramente: "Deve essere nel suo carattere, aiutare gli altri."
"Ma così non diventerà comandante, se è quello che vuole. Hai più probabilità di diventarlo tu che lui." E come dargli torto.
"Già... Mi dispiace per i tuoi compagni. Non lo sapevo." Ammise T/n.
"È stato un errore imperdonabile. Che non ho più intenzione di ripetere con ciò che il futuro mi tiene in serbo."
Lei annuì: "ci faremo perdonare. Noi... Abitanti di un mondo che abbiamo sempre cercato di combattere. Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto per me."
E mentre si avviavano verso l'infermeria il ragazzo rispose: "Questo non è niente."
"Lo so... Ma io ti ho visto... Sono sicura fossi tu quella persona che ho visto volare sui tetti della città sotterranea."
Lui la guardò colto improvvisamente da quella affermazione.
"Sei stato tu a darmi la forza di tentare anche quando di forze non ne avevo più. Ho pensato fossi davvero un tosto... E che mi sarebbe piaciuto essere come te."
"Si. Credo che quello fossi io. Ma non sapevo quello che facevo. Mi dispiace essere stato scontroso com te l'ultima volta. Mi chiamo Levi."
"T/n... E, da quello che ho capito, Ackerman. Non preoccuparti per quello che ci siamo detti."
Quando lei ebbe ricevuto le sue medicine si diresse in camera così come il suo nuovo compagno Levi.Da allora tutto cambiò.
T/n e Levi diventarono i due soldati più forti del corpo di ricerca, dando il massimo anche nelle missioni più semplici.
Diventarono affidabili compagni e cadetti eccezionali.
T/n cominciò ad essere finalmente apprezzata da tutti, molti sedevano con lei a tavola e ridevano e scherzavano insieme.
Levi rimase sempre un po' in disparte anche se lei a volte lo coinvolgeva pensando di fare buona cosa.
Invece sembrava che preferisse rimanere nel suo.
Sarah sembrava non avesse più tanto ardore di doverla prendere in giro anche se il suo disprezzo verso T/n non era cambiato e le risposte acide non venivano certo a mancare.
Ma ormai per T/n era irrilevante.
Ogni tanto Erwin la invitava a prendere uno dei suoi libri e le insegnò a leggere nuove parole, anche se spesso era molto impegnato nei suoi affari da capitano.
Divenne un po' più rigido e severo del solito, forse anche lui aveva capito che doveva farlo nell'intento di essere nominato il prossimo comandante del corpo di ricerca.
Ma con T/n, all'infuori del contesto militaresco, era sempre il solito Erwin.
Altair non era mai stato più felice di rivederla quando finalmente poté tornare da lui. E lo stesso valeva anche per la ragazza.
Le avevano riferito che senza di lei quel cavallo era tornato ad essere un gran monello, rifiutandosi di fare anche le mansioni più semplici.
T/n lo sgridava spesso per quando si mettevano al lavoro e riconosceva che fosse un tipetto piuttosto complicato ma lei, alla fine, andava sempre d'amore e daccordo e lo riempiva sempre di teneri baci.
Quello che non erano migliorati erano gli esiti delle missioni al di fuori delle mura.
Ogni volta era sempre la stessa storia, i giganti provocavano danni incommensurabili e fin troppi morti.
Al di là di quelle alte mura T/n, e non solo, aveva l'impressione che i giganti fossero aumentati di numero ma non sapeva dare alcuna spiegazione a questo fenomeno.
La spada non le venne più restituita, rimase segregata nelle alte casseforti nelle mura del castello di Mitras. Precisamente nell'ufficio del comandante supremo, Dallis Zakhary.
T/n non diede mai segno di volerla riavere indietro, sia per Erwin e sia perché, nonostante l'avesse conosciuta, non riusciva più a credere nelle parole che le rivolgeva sua madre.
Forse era giusto che quella spada tornasse da chi la possedeva di diritto.
Ogni notte prima di prendere sonno ripensava ai tempi passati e non c'era volta in cui il dolce volto di Kenjiro non le provocava dolore al cuore.
Quel fantasma che la spada le aveva mostrato aveva indicato le scale d'uscita, aveva indicato il sole che cercava di filtrarci attraverso, e aveva sorriso.
Lui voleva che la sorella vivesse ancora, là fuori e cre trovasse la sua strada.
T/n non sapeva se l'aveva davvero trovata ma poté essere certa che era molto meglio.
Ricordò all'improvviso che c'era anche Erwin lì con lei quei giorno e prese la decisione che prima o poi avrebbe dovuto parlargli.
Il giorno seguente, un giorno dove il cielo era piuttosto plumbeo e carico di nubi temporalesche, sembrava quello perfetto.
Le esercitazioni finirono qualche ora prima e T/n non si fece sfuggire l'opportunità.
"Capitano." Lo chiamò una volta che si fu avvicinata a lui.
"T/n. A cosa devo il piacere?"
"Vorrei poterti parlare un attimo in privato." Chiese lei speranzosa.
"Si, certo. Dopo cena raggiungimi nel mio ufficio." E si congedò frettolosamente da lei.
Finita la cena, T/n fece quello che le era stato detto e si avviò per le scale in direzione dell'ufficio del capitano.
Bussò tre volte alla porta e, dopo aver sentito la voce di Erwin, la aprì e la richiuse dietro di sé.
"Perdonami se oggi ero un po' di fretta." Si scusò lui mentre sistemava alcuni plichi di fogli e pergamene.
"Ci mancherebbe, capitano " e lei si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania.
"Serve una mano?"
"No, non preoccuparti. Piuttosto di cosa volevi parlarmi?"
Lei si fermò un attimo a pensare alle parole con cui spiegarsi: "È passato parecchio tempo dalla missione alla città sotterranea..." Cominciò ed Erwin si bloccò sul posto.
"Non è che io voglia riesumare il passato però mi piacerebbe sapere che cosa hai pensato di me quel giorno."
Anche Erwin attese un secondo prima di rispondere: "Ho pensato che fossi in preda ad un dolore che non sarei riuscito a comprendere."
"Si... Capisco." Abbassò lo sguardo sulla punta del suoi stivali: "Ti devo essere sembrata una squilibrata come il resto di quelli che abitano là sotto. Perché questo è quello che siamo. Un branco di pazzi scellerati che si vende per un pezzo di pane."
"No." Rispose secco Erwin: "Ho solo temuto che non sarei riuscito ad aiutarti e infatti così è stato. Come mai me lo domandi?"
"Quel giorno ho rivisto una persona molto importante per me. Ed è riuscita a fermare tutto il caos che mi stava divorando." Disse T/n guardando Erwin di nuovo negli occhi.
"Lo so. Immaginavo fosse così." Rispose il capitano.
"Tu l'hai visto?" T/n era sia preoccupata e sia speranzosa di non sembrare del tutto una sbandata.
"Ho visto quello che hai visto anche tu, almeno credo. Ma a quanto sembra ci siamo riusciti solo noi due."
"Che significa?"
"Che gli altri non sembrano aver dato alcun segno di avere visto un bambino fantasma farci strada per la città." Si spiegò meglio lui.
"Come mai..." T/n si fermò a ragionare.
"Ci ho pensato e probabilmente la risposta è che io ho toccato la spada." Rispose Erwin.
Lei lo guardò con ancora più ardore di conoscere il seguito della vicenda.
"E non ho visto solo quello. Credo di aver visto due dei tuoi ricordi e di essere arrivato a questa conclusione solo dopo averci riflettuto attentamente."
"Perché non me ne hai parlato?"
"Perché aspettavo fossi tu a farlo. Se tu stavi bene e non te lo fossi domandata non c'era motivo che io ti venissi a tormentare di nuovo."
"Tormentare? Che cosa hai visto?" Stavolta T/n sembrava un po' indispettita.
"Ho visto quello che hai passato per colpa di quella banda. Ho visto il cadavere di quel bambino e ho visto mio padre."
"Kenjiro e... Tuo padre?" Faceva fatica a formulare una frase dallo shock del momento.
"Mio padre ha parlato con tua madre molto tempo fa e ti regalò un libro."
T/n improvvisamente si ricordò di quell'uomo con gli occhiali che era entrato in casa sua e che parlava di cose, a quei tempi, strane con la madre.
"Kenjiro era tuo fratello?" Chiese poi Erwin sottraendola ai ricordi.
Lei annuì.
"Sembrava davvero un bravo ragazzo." Disse Erwin con dolcezza, finendo di sistemare le ultime carte.
"Non sarei qua se non fosse stato per lui." Ammise mentre gli occhi cominciavano a caricarsi di lacrime.
Erwin le si avvicinò e si sedette sulla sedia accanto, voltandosi nella sua direzione.
"Lui ti ha indicato le scale perché tu devi vivere. E anche io voglio che tu viva."
La sua mano calda avvolse la sua che era diventata fredda come il gelo.
"Io gli devo la mia vita. Combatterò per la libertà di tutti." Disse lei.
"Sei sempre stata così gentile ma non devi strafare. Ricordati che non sei sola. Non dimenticarti i tuoi compagni."
"Avrei voluto che ci fosse Kenjiro al mio posto."
"Ma il destino non sarebbe stato lo stesso e non ci saremmo mai incontrati."
"Forse sarebbe stato meglio così, con tutti i guai che ti ho causato. Avresti dovuto lasciarmi là sotto."
"Invece no e alla luce di quello che sei oggi non mi pento di aver insistito tanto." Lui le sorrise.
T/n ebbe l'impressione che ogni tenebra che portava ancora nel cuore si dissolvesse all'istante a confronto di quel sorriso.
Rimase immobile ad osservarlo mentre le lacrime continuavano a scende senza nemmeno aver bisogno di sbattere le palpebre.
Ogni volta che lo osservava le sembrava di vedere ancora quell'uomo che l'aveva salvata dai gendarmi.
Il suo volto così perfetto nelle sue imperfezioni e quello che provava erano sempre le stesse emozioni.
Nonostante il tempo fosse passato e nonostante tutte le difficoltà incontrate non era il sole che splende nel cielo quello che l'aveva sempre rischiarata.
Il suo sole, quello di cui i suoi raggi arrivavano in profondità fino a toccare il suo cuore e fare luce sulla sua anima, era sempre stato lui.
Erwin era sempre stato il suo sole anche quando credeva che non era vero e che non ne avesse bisogno.
Ma più lo guardava e più si accorgeva del suo splendore.4chiacchiere in compagnia:
Ieri non sono proprio riuscita a concludere questo capitolo ma meglio tardi che mai. (Come si suol dire.)
Un capitolo piuttosto tranquillo e anche, in un certo senso, un po' lunghetto.
Però sono contenta di aver dato un po' di giustizia a T/n, ne aveva proprio bisogno.
Comunque dovrebbe trattarsi ancora di una decina di capitoli, o forse qualcosina in meno, per concludere la mia storia.
Non so se mi sono protratta troppo a lungo su questioni frivole e inutili oppure sono riuscita a far apprezzare anche a voi il bello di un percorso in cui si riesce a migliorarsi.
E magari insieme a T/n sono migliorata anch'io nella scrittura, fatto di cui sarei parecchio contenta.
Di sicuro sono partita da ragazza insicura mentre adesso mi sento molto più forte nelle mie convinzioni.
Grazie a voi e grazie a tutti i personaggi di questo racconto.
Detto così sembra proprio che questo sia l'ultimo capitolo, ahahah.
Il prossimo sarà sicuramente quello che più di tutti aspettavate.
Un po' di lovee in the air ❤️ ci voleva.
Quindi non scappate e abbiate solo un pochino di pazienza, miei carissimi lettori! Prima che il capitolo si faccia davvero troppo lungo a causa delle mie divagazioni mi fermo qui, ahah.
A presto!
😘 SilverANBU
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Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)
FanfictionT/n è una bambina che vive assieme alla sua famiglia nella città sotterranea, dalla quale poi riuscirà a fuggire. Aiutata da un capitano della legione esplorativa e ad un oggetto misterioso si unisce alle fila dei cadetti e combatterà sotto il simbo...