16. Ansie e paure

175 6 1
                                    

Erano passate circa 2 settimane da quando T/n aveva fatto faville durante l'allenamento con i giganti e sembrava che, da allora, nessuno la prendesse più tanto in giro.
Lei stessa ne fu davvero sollevata, i suoi compagni di squadra avevano cominciato a rivolgerle la parola ogni tanto e non avevano più quell'aria da saccenti quando accadeva.
Sembravano rispettarla di più.
Il capitano Mike, dal canto suo, aveva in parte compreso il motivo per cui Erwin avesse reclutato la ragazza e divenne esigente verso di lei, cercando di spronarla sempre di più.
In un ambiente così, molto meno astio nei confronti di T/n, i miglioramenti c'erano effettivamente stati.
Per quanto riguardava Erwin, la ragazza lo vide un po' meno del solito, pranzo o cena, dipendeva sempre dai loro impegni ma anche quando si incontravano non era nulla di più che un saluto.
Per un attimo balenò nella mente di T/n di averlo potuto offendere quella sera nel corridoio eppure dentro di se sapeva che Erwin non era uno che se la prendeva per così poco.
Perché allora dopo il ciao rifuggiva via?
Forse avrebbe dovuto parlargli in privato, la loro amicizia per lei valeva molto e si sentiva in colpa per non aver compreso la sua preoccupazione verso di lei.
T/n si chiese  per un istante se la loro conoscenza potesse già essere definita un'amicizia.
Lei ci teneva così tanto a conoscerlo meglio ma magari a lui non importava più di tanto.
A quel punto credette che ci sarebbe rimasta molto male.
Se c'era però una persona che godeva di quella situazione tra i due era sicuramente Sarah, lei non aveva smesso di guardarla con quell'aria di disgusto.
Non perdeva mai occasione di rinfacciarle gli errori e nemmeno di farsi vedere appiccicata al capitano Erwin ogni singolo istante.
Quella sera venne convocata con i suoi compagni da Mike per l'avvio della nuova spedizione oltre le mura, per T/n la prima della sua vita.
Si sentiva molto eccitata all'idea di vedere cosa celavano le mura alle loro spalle ma allo stesso tempo sapeva quanto fosse pericolosa.
Arrivati nell'ufficio del capitano tutti si misero in linea e fecero il saluto militare.
"Bene, come ben sapete dopodomani partiremo per la missione. Il comandante ci ha posizionati a est della carreggiata per cui ci sistemeremo lì prima che si aprano i cancelli."
Spiegò sul tavolo una cartina geografica, logora e macchiata qua e là.
"Poi ci distanzieremo di qualche metro ciascuno in modo da coprire tutta l'area a est e interverremo solamente in caso di necessità. T/n per questa prima volta ti voglio alle mie spalle, posizione 2 distanza 20 metri."
T/n fece segno di si con la testa poi il capitano tornò a rivolgersi alla squadra.
"Ci dirigeremo verso sud. Partiamo da Shiganshina e cercheremo di esplorare più zone possibili in linea retta. Se qualcosa dovesse cambiare nei piani originali del comandante io mi assicurerò di riferirvelo, voi concentratevi e state all'erta, mi sono spiegato?"
"Sissignore!" La squadra rispose all'unisono.
"Bene. Domani finiremo di preparare tutto il necessario. Ora andate a dormire, ragazzi."
Quando il capitano li congedò i cinque ragazzi si diressero alle proprie stanze, ognuno investito da quell'ansia che faceva fatica ad abbandonarli per consentire loro di prendere sonno.
T/n però non sopportava l'idea di rimanere sveglia a guardare il soffitto dal proprio letto.
Aveva le gambe che le tremavano e non riusciva proprio a non torturarsi le dita dalla tensione.
Non si sentiva pronta per quella spedizione però aveva una gran voglia di vedere la libertà, quella vera.
I giganti non la spaventavano così tanto, o almeno così credeva fino ad adesso, quello di cui aveva paura era di abbandonare quel posto ora che cominciava ad accettarla per quello che era.
Si alzò e uscì dalla stanza, indossando un paio di pantaloni marroni e una maglietta beige, il tutto rattoppato alla bell e meglio.
Aveva con se anche la sua inseparabile spada e il panno umido che usava per lucidarla.
Quando fu fuori all'edificio si sedette all'ombra di un albero del cortile, mentre la luce della luna rischiarava la notte.
Per un attimo si fece rapire dalla sua bellezza, una sfera così perfetta e luminosa che però, osservata con più attenzione, mostrava dei crateri sulla sua superficie.
'Forse è così anche per le persone' pensò.
'Fuori possono sembrarci luminose e splendide... ma anche loro racchiudono cicatrici e tanti segreti.'
In quel momento il suo pensiero tornò ad Erwin.
Che cosa aveva fatto per meritarsi di non essere più sua amica?
Estrasse la lama della spada, con il cuore in subbuglio e guardò il proprio riflesso nella lama lucente.
'Vale anche per me' proseguì.
'Forse Erwin mi ha visto luminosa e invece... sono davvero una pessima persona.'
Prese il panno e cominciò a passarlo metodicamente sulla superficie fretta d'acciaio, ogni volta che lo faceva sentiva ogni dubbio dentro di sé calmarsi.
Terminata la pulizia si chiese per l'ennesima volta di chi fosse quella spada prima che la trovasse lei e per quale motivo era nascosta sotto casa sua.
Una spada così lucente e preziosa... in una città così lurida e meschina.
Si alzò in piedi prendendo l'elsa della spada saldamente nella mano destra.
La alzò al cielo e poi la abbassò di fronte al suo volto, in posizione difensiva.
Cercò di ricordarsi come continuava la mossa, Kenjiro gliel'aveva insegnata una volta.
Non era mai stata brava ma di sicuro ricordare la faceva andare indietro nel tempo, poteva restare qualche minuto in compagnia dei ricordi di suo fratello.
Le mancava più di qualunque altra cosa, sentiva un profondo vuoto ogni volta che lo pensava.
Non era riuscita ad aiutarlo, a difenderlo, quella maledetta notte e non era sicura di essere riuscita a vendicarlo a dovere.
Era davvero un fallimento.
Fece un passo in avanti, avanzando anche con la spada che fece un ampio arco nel cielo per cambiare posizione.
Era così assorta nella sua danza che non si accorse di una piccola e traballante lucina in lontananza, muoversi verso di lei.

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora