3. Vecchi errori

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La loro casa si affacciava a ovest su uno dei cancelli d'accesso alla città sotterranea e quando T/n vide i gendarmi darsi il cambio della guardia seppe che era ora di tornare a casa.
La madre le diceva sempre che quello era il momento che segnava l'arrivo della sera e che per nessun motivo avrebbe dovuto continuare a gironzolare dando la caccia ai topi.
Era una regola in casa sua e solo pochi anni fa suo fratello era riuscito a svignarsela solo perché dava una mano al padre in negozio quasi tutti i giorni.
Avrebbe voluto essere più libera, dopotutto adesso aveva compiuto 10 anni.
Si avviò verso casa, correndo e cercando di non arrivare tardi per non ricevere un'altra lavata di capo come era successo la sera prima.
'La mamma quando si arrabbia è davvero tremenda.' Pensò senza fermarsi a camminare la ragazzina.
Quando entrò in casa fu sollevata che nel saluto della madre non ci fosse né rabbia né delusione.
"Mammaa io sono stufa del cavolo..." si lamentò T/n sentendosi invadere dall'odore fin troppo familiare di quella verdura.
"Su su!." La ammonì dolcemente la madre: "pensa invece a chi non ha nemmeno questo."
"Mmh..." la bambina mise un leggero broncio per poi rendersi conto effettivamente che era stata egoista a fare quella sciocca osservazione.
Di sua spontanea volontà si diresse alla credenza per prendere i piatti e in men che non si dica preparò il tavolo per tutti e quattro precipitandosi poi in camera per proseguire il prossimo capitolo del suo prezioso libro degli animali.
I cavalli... Quelli si che desiderava davvero vederli. Degli animali maestosi e allo stesso tempo potenti, sembravano per lei dei messaggeri divini venuti da un altro mondo.
"T/n!" La voce di sua madre la chiamò dalla cucina e la bambina fece capolino da dietro la porta.
Si chiese come mai l'avesse chiamata così presto, né Kenjiro né suo padre erano tornati a casa e il tavolo lo aveva già apparecchiato.
"Vieni qui." Disse con il suo tipico suono dolce la madre, inginocchiandosi di fronte alla figlia quando lei la raggiunse.
"Hai voglia di farmi un favore?" Le chiese infine.
La bambina annuì senza ancora comprenderne il motivo e ascoltò con attenzione.
"Papà e Kenjiro stanno facendo tardi, perché non vai a vedere se hanno bisogno di una mano."
"Ma io non posso uscire adesso." Disse T/n confusa.
"Tranquilla. Te lo chiedo io ma mi raccomando, non perderti!" Le raccomandò e di nascosto le passò tra le mani il coltello con cui aveva appena finito di tagliare il cavolo.
"Le sai le regole." Le disse infine quando la figlia lo prese tra le mani.
Con un segno degli occhi la madre le indicò l'uscita di emergenza della casa e lei capì che c'era qualche problema.
Guardò la madre negli occhi, con espressione preoccupata, aspettandosi una qualche risposta ma lei non disse nulla.
Si limitò ad osservarla a sua volta e a rivolgerle un piccolo e dolce sorriso in cui però T/n aveva la sensazione di scorgere anche un briciolo di tristezza.
All'improvviso sentì un leggero dolore alla testa ma fu solo per un istante.
Si portò una mano alla tempia chiedendosi cosa le fosse successo.
Era come se lo sguardo della madre l'avesse davvero colpita nel profondo da provocarle quella piccola scossa.
La ragazzina prese tra le mani il vestito della madre ma lei scosse impercettibilmente il capo e indicò un'altra volta l'uscita secondaria con un rapido e deciso sguardo.
Perché si stava comportando così?
Forse era lo stesso arrivata in ritardo quella sera e voleva punirla in modo che comprendesse la sua rigidità.
O forse perché davvero il padre e il fratello avevano bisogno di una mano.
Senza insistere nuovamente voltò le spalle alla madre, nascondendo il coltello sotto le vesti, e dirigendosi in camera.
Sotto il suo letto sgangherato c'era una botola che, non appena si fu infilata sotto il mobilio, ne tirò l'estremità.
Un odore di terra marcia la invase ma non importava, si infilò nel pertugio e richiuse il pannello di legno sopra la sua testa.
Non era un percorso troppo lungo e tortuoso, si trattava solo di pochi metri ma sufficienti a sporcarle di fango tutti i vestiti, le mani e le ginocchia.
Si rialzò nell'oscurità, proprio dal tombino del vicolo dietro la casa e si rialzò risistemando la lastra al suo posto.
Con rapidità si diresse dritta verso la bottega di terrecotte di famiglia.

Ora che la figlia era andata, Sayo ebbe il tempo di guardarsi in torno meglio cercando di non dare nell'occhio e senza l'angosciante preoccupazione che potesse accadere qualcosa a T/n.
Aveva visto muoversi qualcosa oltre le sterpaglie su cui dava la finestra della cucina. E non una volta sola ma molte di più. Figure sospette si aggiravano fuori dalla sua porta di casa, ogni tanto facendo scricchiolare le assi di legno.
La paura l'attanagliò e sentì un brivido lungo la schiena. Le sue gambe iniziarono a tremare sentendo tutti quei rumori sospetti ma riuscì comunque a prendere tra le mani l'altro coltello da cucina che rimaneva nel cassetto sotto il lavabo.
Lo strinse nel palmo come per cercare di darsi più sicurezza anche se sapeva che quella casa sarebbe stata la sua tomba.
In passato era stata una guerriera spietata, che era andata avanti seguendo sempre e indiscutibilmente gli ordini del padrone ma allora non aveva nulla da perdere.
Adesso era diverso. Aveva un marito e due splendidi figli e ogni parte di se la implorava di tornare da loro, di scappare e raggiungerli.
Ma non poteva.
Doveva finire quella questione, ormai aperta da fin troppo tempo, adesso o mai più.
Sapeva bene chi c'era dietro quella porta, chi si celava nell'ombra e per ordine di chi.
Sapeva quello che erano venuti a concludere e allo stesso tempo loro sapevano che ancora una piccola parte di lei voleva lo stesso.
Dopotutto c'erano stati dei momenti in cui arrivò a pensare che tutte le cose belle vissute negli ultimi anni non se le sarebbe meritate con tutto il dolore che aveva causato alle persone.
'T/n... Kenjiro... voi dovete andare avanti e cercare quella libertà...' pensò la donna con un leggero sorriso malinconico disegnato sulle labbra.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, dimenticandosi ora dei propri figli, dell'uomo che amava e dell'amore, per riprendere le vesti di quella famelica assassina che era stata.
D'altronde quello era sempre stata una sua abilità speciale... estraniarsi e combattere fino alla fine.
La paura la abbandonò
Fu quello in suo ultimo pensiero interiore, prima di sentire una lama fredda e silenziosa sulla sua gola.
Una voce profonda da dietro la sua schiena parlò: "finalmente ci rincontriamo. Credo tu abbia vissuto felice fin troppo a lungo, non trovi?"
"Credo che entrambi sappiamo già tutto. Lascia perdere i convenevoli." Rispose lei in tono deciso senza mostrare un minimo di incertezza.
La sua impassività non passò inosservata invitando l'estraneo ad applicare ancora un po' più di pressione sul collo con la sua lama.
"Bene, vedo che non ti smentisci mai." Fece una breve pausa per poi aggiungere: "sarà ancora più gratificante eliminarti."

4chiacchere in compagnia🍻:
Beh che dire... direi che ora per T/n e Kenjiro le cose non proseguiranno molto tranquille. Non che prima lo fossero, ahah.
Il resto lo scoprirete prossimamente ✌
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui!
Ho in mente di cambiare giorni settimanali per la pubblicazione a causa di alcuni problemi personali; sarà sabato e domenica.
Perdonatemi 😥
Buon proseguimento settimana!
😘 SilverANBU

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora