Con gli occhi sbarrati teneva una mano premuta sulla bocca per evitare in qualunque modo di fare rumore.
Era ferma immobile, nascosta dietro una serie di cassoni in legno contenenti chissà cosa.
Aveva bendato la coscia e la spalla, fermando l'emorragia, anche se sapeva che alla prima mossa falsa avrebbero ripreso a sanguinare.
Sembrava che ormai tutta la gendarmeria di quel paesino la stesse cercando e la situazione stava degenerando sempre più con l'intervento dei cani.
O almeno credeva che si trattassero di cani dato che lei non ne aveva mai visto uno.
Erano più piccoli di quanto se li immaginava ma il loro fiuto e la loro vista erano potenti come aveva letto nel libro.
Era affascinata da qualunque forma di vita e avrebbe voluto poter conoscere meglio quelle creature però adesso ne aveva davvero paura.
Sapeva come sconfiggere un essere umano ma un altro animale mai visto non ne aveva la minima idea.
O forse poteva ragionarci.
Ricordava che le parole del libro recitavano che i canidi erano in grado di rintracciare una preda semplicemente seguendone l'odore.
Questo vuol dire che se avessero annusato qualcosa di suo, che aveva toccato, erano in grado di trovarla?
Non seppe darsi una risposta ma aveva comunque una soluzione.
Il luogo dove si stava nascondendo era adiacente a un grande recinto dove all'interno c'erano pozzanghere e pozzanghere di fango.
Se si fosse sporcata con un po' di quello forse i cani avrebbero perso le sue tracce.
Quando fu sicura che anche l'ultimo gendarme voltò l'angolo della vietta, T/n uscì dal suo nascondiglio e si accucciò per passare sotto la recinzione.
Prese con le mani il fango e se lo cosparse su tutto il corpo, attenta a non sporcare troppo le scarpe per via delle impronte che avrebbe inevitabilmente lasciato per terra.
Subito dopo corse via, scavalcando nuovamente la recinzione e avviandosi per una vietta poco frequentata.
Proseguì camminando lentamente, prestando molta attenzione a ciò che la circondava, ad ogni rumore che potesse rivelare la presenza di nemici.
Si fermò un paio di volte per nascondersi dai gendarmi che incrociavano il suo cammino per poi riprendere la sua strada.
Ad un tratto però un abbaiare forte dietro di sé la costrinse a girarsi e l'uomo che accompagnava l'animale si accorse della ragazza pietrificata in fondo alla via.
L'uomo non sembrava avere addosso la divisa della gendarmeria e si fermò a fissare da lontano la ragazza terrorizzata.
"È successo qualcosa?" Chiese avvicinandosi a lei per non dover urlare.
T/n non rispose, non poteva fidarsi eppure ogni parte del suo corpo implorava aiuto da qualcuno.
E se fosse un gendarme sotto mentite spoglie?
Lui le si accostò mentre il cane smise di abbaiare e cominciò ad annusarle le scarpe.
"Come hai fatto a ridurti così?" Chiese lui mettendole una mano sulla spalla.
Un gemito di dolore uscì dalla bocca di T/n mentre un rivolo di sangue cominciava a scenderle da sotto il bendaggio.
"Sei ferita." Disse quasi sorpreso l'uomo. Aveva uno sguardo gentile, sembrava davvero preoccupato per la sua sorte.
Dal suo viso lei dedusse fosse sulla settantina d'anni, indossava una giacca con sotto una camicia azzurra e un paio di pantaloni marroni.
Si aiutava a camminare con un bastone e il suo cagnolino gli gironzolava attorno, fedele e ubbidiente.
"Non è niente..." disse lei con un filo di voce e poi il suo orecchio captò due voci estranee in fondo alla via.
"Trovato qualcosa?" Chiese il primo.
"No, ancora niente. Quella mocciosa ci sta prendendo in giro." Rispose il secondo.
Senza pensarci due volte, T/n voltò le spalle all'uomo e cominciò a correre zoppicando dalla parte opposta.
Non era riuscita ad arrivare in fondo per voltare l'angolo che i gendarmi urlarono: "eccola!! Prendetela!!"
Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata mentre un abbaiare tremendo di cani si stava scatenando alle sue spalle.
Prima di scomparire nella via successiva T/n buttò un occhio dietro di sé e vide il cagnolino del signore anziano tagliare la strada i due cani della gendarmeria.
"Oh perdonate il mio cane... è proprio un biricchino." Disse ironizzando l'ometto.
"Si tolga di mezzo!" Lo spintonò il primo gendarme, un omone dai lineamenti rettangolari, molto alto e muscoloso.
Con quello alle calcagna non aveva molte speranze di fuga ma non voleva nemmeno farsi prendere così facilmente. Estrasse il coltello dai pantaloni e lo impugnò saldamente nella mano destra.
Quando l'uomo allungò il braccio per agguantarle la maglia con uno scatto felino si voltò colpendolo in pieno.
Alcune gocce di sangue volarono per aria mentre il gendarme chiuse a pungo la mano per fermare l'emorragia sul suo palmo.
"Stronza!" Esclamò sbagliandole quel pugno che lei schivò facilmente di lato provocandogli un altra ferita lungo l'avambraccio.
La sua spalla cominciò a bruciare più di prima ma non le importava, doveva levarselo di torno.
Con la coda dell'occhio vide una figura colare sul tetto sopra di loro e si ricordò all'improvviso dei dispositivi di manovra che avevano in dotazione.
Per quanto poteva impegnarsi con quelli non aveva scampo ma a quanto pareva quella figura non aveva ancora intenzione di attaccarla.
Ne approfittò per schivare un altro pungo del suo avversario, accucciandosi e rotolando sotto le sue gambe divaricate provocando altri due tagli abbastanza profondi al livello dell'inguine.
Quest'ultimo finì in ginocchio e non fece in tempo a trattenere la ragazza che lei stava già scappando via di nuovo.
Era inutile fermarsi troppo tempo ad ucciderlo anche se stava sanguinando vistosamente, doveva trovare al più presto un luogo sicuro per passare i prossimi giorni e pensare al da farsi.
Perché però quell'uomo sul tetto non era intervenuto?
Non ebbe molto tempo per pensarci perché nella via successiva incontrò altri due gendarmi che arrivavano dalla direzione opposta.
Prese la rincorsa e quando fu il momento spiccò un salto verso il muro e si diede una forte spinta per oltrepassare il primo nemico e il suo fendente pronto a colpirlo.
Con il coltello parò rapidamente le lame del secondo gendarme che aveva già pronto il suo attacco prima ancora che poggiasse i piedi a terra.
Non gli lasciò neanche il tempo di pensare alla prossima mossa che lei aveva già piroettato a terra mentre con una gamba lo aveva fatto inciampare e cadere, facendogli perdere le spade.
Rotolò velocemente di lato per pochi centimetri, giusto per schivare i fendenti del primo gendarme per poi rialzarsi e tirargli un pungo sulla tempia.
'Di nuovo quello' pensò riprendendo sua fuga e guardando sopra i tetti delle abitazioni.
Ormai anche la ferita alla gamba aveva ripreso a sanguinare e le provocava un bruciore insopportabile.
Sia a destra che e sinistra riuscì a distinguere le sagome di due uomini che le stavano arrivando incontro.
Fece retrofront ma quelli che aveva atterrato prima erano tornati.
La gamba era al limite della sopportazione e la spalla le chiedeva pietà ma non poteva permetterselo.
'Non adesso! Non adesso!' Si impose T/n prendendo il suo fidato coltello in mano.
La soluzione migliore era tornare indietro affrontando i due gendarmi di prima poiché, nonostante avessero capito un po' le sue mosse restavano comunque feriti.
Il primo lo evitò balzando un salto laterale mentre il secondo si vide arrivare il coltello dritto nel petto.
La ragazza glielo aveva scagliato con rabbia e se non fosse stato abbastanza allenato nei riflessi non sarebbe mai riuscito ad intercettarlo con le sue lame.
Il problema era che quella scenetta serviva soltanto a fargli distrarre l'attenzione dal vero obbiettivo.
Infatti T/n non perse tempo ad avvicinarsi a lui e a sferrargli un calcio ben piazzato al costato.
Il gendarme si sentì mancare il fiato e la ragazza lo superò agilmente riprendendo la sua fuga.
Fu però il primo di loro ad imbracciare il fucile e a mirare le gambe di T/n in modo da fermare la sua corsa.
Lei intanto cercava in tutti i modi di resistere al dolore che la stava lacerando ma non sapeva quanto ancora sarebbe stata in grado di proseguire.
Un altro sparo... un altro dolore dietro la coscia della gamba buona.
Fu in quel momento che si sentì cadere senza più energie, investita dalla luce del sole che finalmente splendeva in quel cielo limpido.
Pensò di essere spacciata quando dei passi in corsa la raggiunsero, lei si era già messa il cuore in pace... aveva visto quello che si era promessa.
Nel suo dolore e la vista che si stava leggermente annebbiando riuscì a distinguere sul tetto sopra di sé la figura misteriosa di dell'individuo che l'aveva osservata fino a quel momento.
La sua ombra oscurata dalla luminosità del sole dietro di esso, sembrava una visione divina nonostante non lo conoscesse.
Lo vide muoversi e spiccare un salto per scendere e atterrare proprio accanto a lei.
"Ehi." La sua voce sembrava lontana: "che sta succedendo qui?"
"È una fuggitiva, dobbiamo arrestarla." Rispose uno dei gendarmi.
"Ci penso io." Dichiarò lui chinandosi su di lei.
"Questo è il nostro compito, lei torni a fare le scampagnate nei boschi." disse la voce adirata di un altro gendarme.
"Mi vedo però costretto a contraddirvi. Io farò anche il giro dei boschi ma voi vi siete fatti prendere a pugni in faccia da una ragazzina. Questo non lo chiamerei fare il proprio lavoro." Rispose per le rime il nuovo individuo.
"Tsh, e cosa ne farebbe lei di questa mocciosa?"
"A questo penserò più tardi."
Furono le ultime parole che T/n sentì, dopodiché il nulla più totale.Quando la ragazza riaprì gli occhi si trovò confusa nel trovarsi in una stanza di una casa.
La stessa voce che aveva sentito l'ultima volta prima di svenire torno al suo orecchio.
"È molto debole ma se la caverà."
"Che vuoi farne adesso?" Chiese una voce estranea di natura femminile.
"Vedrò... in realtà lei viene dalla città sotterranea ma è molto caparbia. Sarebbe una buona recluta per il corpo di ricerca." Rispose quella voce famigliare.
"Molta altra gente è caparbia ma le abbiamo riportate tutte da dove provenivano. Le alte sfere si aspettano che anche questa volta vada così."
"Questo perché nessuno ci ha mai pensato di reclutarle."
"Te ne assumerai la piena responsabilità, Erwin. Nessuno vuole saperne se per te stanno così le cose." E il rumore di una porta che si chiude sbattendo chiuse anche quella conversazione.
Dei passi cominciarono a muoversi dall'altra stanza nella sua direzione e lei cercò di alzarsi a sedere con scarsi risultati.
La stanza era una specie di laboratorio.
C'erano provette ovunque e libri enormi riempivano gli scaffali di una grande libreria a lato del lettino dove era stata sdraiata.
Il mobiletto vicino alla scrivania era colmo di bisturi e all'improvviso un flashback le invase la mente, costringendola ad un respiro ansante mentre gli occhi si strabuzzavano di fronte all'evidenza.
Era decisamente più pulita ma la stanza era praticamente uguale alla sala del dottor Joun nella città sotterranea.
Il suo cuore accellerò ogni battito e ignorò totalmente i punti in cui era stata colpita che ricominciavano a dolere.
Cercò di scendere dal lettino e di rimettersi in piedi, il panico la sovrastò e la sua mente si annebbiò.
Si dimenticò dei passi che si stavano avvicinando e solo quando, perdendo l'equilibrio, cadde a terra sentì una mano sotto il braccio fare pressione per aiutarla a rialzarsi.
"Non mi toccate!" Urlò lei allontanando quella mano e ricadendo di peso a terra.
"Calma... non voglio farti del male." Quella voce... la sentiva ancora lontana ma pian piano prese sempre più una forma.
L'uomo di fronte a sé si sedette con lei a terra e aspettò che il respiro affannoso della ragazza si calmasse.
"Sei al sicuro..." le disse nuovamente.
La sua voce la guidò ad uscire da quell'improvviso attacco di panico finché i suoi occhi c/o si focalizzarono completamente sulla sua figura.
"Non voglio farti del male." Ripeté lui con tono tranquillo.
La sua voce era come un mare calmo, i suoi occhi un cielo limpido.
L'uomo di fronte a T/n aveva occhi azzurri e capelli corti biondi ben sistemati dietro le orecchie.
La fisionomia del viso aveva lineamenti eleganti e il naso leggermente adunco.
Un viso da uomo, e non come i gendarmi che l'avevano inseguita.
Per un secondo T/n pensò che se c'era una rappresentazione umana del sole quella era lui.
Un sorriso si fece largo sul suo viso: "io sono Erwin, Erwin Smith."
Lei era un po' riluttante.
Non sapeva bene se fidarsi o meno ma arrivata a quel punto aveva un estremo bisogno di aiuto.
Lui le sembrava la persona con cui poteva lasciarsi andare.
Agli occhi di Erwin lei sembrava estremamente spaventata e quindi cercava di calmarla il più possibile.
Non sapeva perché ma quella ragazza aveva potenziale, non era come tutti gli altri.
Lo aveva constatato bene durante la sua fuga e poteva accertare che fosse in gamba per la sua giovane età.
In un certo senso la ammirava molto.
Il suo coraggio, la sua voglia di vivere e la sua forza di non arrendersi la rendeva ai suoi occhi una persona molto interessante e ammirevole.
Era sicuro che anche dentro la città sotterranea lei era in grado di brillare e rischiarare la vita delle persone che la conoscevano.4chiacchiere in compagnia:
Come promesso finalmente Erwin fa la sua prima comparsa, ahah.
Dopo 9 capitoli ma va beh, perdonatemi per la mia lentezza narrativa.
Nel prossimo vedremo come se la caverà T/n nel corpo di ricerca e soprattutto quanto bene verrà accettata dagli altri cadetti e superiori.
Ci sentiamo nel prossimo capitolo!
E siccome devo anche recuperarne ancora uno penso uscirà a metà settimana.
Intanto buona domenica!
😘 SilverANBU
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Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)
FanfictionT/n è una bambina che vive assieme alla sua famiglia nella città sotterranea, dalla quale poi riuscirà a fuggire. Aiutata da un capitano della legione esplorativa e ad un oggetto misterioso si unisce alle fila dei cadetti e combatterà sotto il simbo...