21. Io ci sarò

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"T/n..."
La ragazza riconobbe la voce di Erwin che, per tutta la cena, non aveva parlato perché Hanji non dava tregua a nessuno.
"Capitano." Lei si voltò nella sua direzione in attesa della sua richiesta.
"Vieni un attimo nel mio ufficio." E senza chiedere altro ma con tante domande nella testa T/n seguì Erwin, ma non nel suo ufficio.
La condusse in una stanza adiacente, aprì la porta e la invitò ad entrare e a fare come se fosse in camera sua.
La camera di Erwin era leggermente più grande della sua, con un solo letto ma una gigantesca libreria occupava ben due pareti di quella stanza.
C'erano talmente tanti libri che il capitano aveva dovuto trovare ulteriori pertugi nelle scansie per poterceli fare stare.
T/n restò meravigliata di fronte a tale bellezza con l'irresistibile voglia di volerli sfogliare tutti, uno ad uno.
"Siediti pure." Le disse Erwin mentre lei era ancora immersa nei suoi pensieri, intenta a guardarsi attorno.
'Cosa sto facendo?' Si chiese lui mentre sentiva l'ansia prendere il possesso.
'Seriamente l'ho invitata qui? E adesso come comincio?'
Quando sembrò che T/n riprendesse coscienza e si sedesse sul letto accanto a lui, il capitano pensò ad un motivo principale per cui le aveva chiesto di seguirlo.
Aveva preso un improvviso coraggio poco prima e adesso non sapeva come giustificarlo.
Proprio lui che aveva sempre un piano in mente...
Avrebbe voluto conoscerla di più, il suo carattere, il suo passato, ma adesso sapeva cosa lo aveva tormentato tanto fino a quel momento.
Fortunatamente, però, fu lei a cominciare il discorso: "wow, questa è camera tua?"
"Ti piace leggere?" Chiese Erwin, allo stesso tempo rispondendo alla sua domanda retorica con il suo assenso silenzioso.
"Cavoli, eccome se mi piace!" Esclamò lei scorrendo il suo sguardo sulle coste delle copertine.
"Prendi pure quello che ti interessa."
T/n interruppe la sua esaminazione solamente per guardarlo speranzosa negli occhi.
"Dici davvero!?"
"Certo." Stupendosi quanto per lui fosse una cosa normale.
Lei si alzò e diretta andò a prendere un libro che si trovava sulla seconda mensola della parete di fronte.
"Questo..." disse leggendone successivamente il titolo: "Storia delle mura... sembra davvero interessante, io non so nulla di tutto ciò."
Prima di risedersi sul letto si sfilò la spada dalla schiena e la poggiò delicatamente a terra.
"Oh si è molto interessante... ma ho idea che sia un falso."
"Mm?" Lei lo guardò con aria confusa poco dopo aver iniziato a sfogliarlo.
"Già... come la metà dei libri presenti in questa stanza." ammise Erwin: "il mondo è stato invaso dai giganti e l'umanità è stata costretta a costruire questi ordini di mura e a nascondersi dietro di esse per sfuggire alla morte."
Lei proseguì a sfogliare le pagine piene di disegni e paragrafi, fermandosi di tanto in tanto per osservare meglio.
"Ma nessuno sa chi sia stato a costruirle. L'umanità è sempre stata qua da quando si cominciano a datare le fonti storiche e, da quello che si legge in alcuni libri, ci è addirittura nata. In questo modo sembra che le mura stesse siano state opera di una divinità, un Dio che ci ha salvati tutti ma che allo stesso tempo ha creato anche i giganti. Questo è perché nelle fonti storiche non si trova niente di noi prima dei giganti."
"Che cosa vuoi dire con questo?"
Non sapeva se dirlo o meno ma si fidava della ragazza e, se voleva che lei si aprisse, il primo doveva essere lui.
"Io trovo sia impossibile che prima di questi 100 anni non ci sia stato niente." Disse mentre lei rivolse ancora una volta lo sguardo al libro.
"Io voglio diventare comandante un giorno... e scoprire la verità, l'origine dell'umanità e dei giganti."
"Come ne sei così convinto?"
"Molto è stato insabbiato in questi anni e i vertici al potere vivono nel lusso, incentivando soltanto quei pazzi del credo delle mura e facendo accordi con la gendarmeria per eliminare soggetti sospetti con idee sovversive."
T/n rimase in silenzio ad ascoltarlo attentamente.
"A me sembra abbastanza strano."
"Cosa credi che ci sia oltre le mura?" Chiese infine lei spostando il suo sguardo oltre la finestra.
"Non lo so... ma ci sono tanti castelli e villaggi diroccati in giro. E c'erano libri che raccontavano di distese di sabbia, di acqua e fiumi incandescenti... libri che però adesso non ci sono più."
"Distese di sabbia o acqua, dici?" Si chiese T/n più a sé stessa: "non riesco nemmeno ad immaginarlo."
"Sono pronto a spingermi fino alla fine, ad eliminare completamente la minaccia dei giganti per scoprirlo."
La sua voce suonò convinta e la sua determinazione era palpabile agli occhi di T/n.
"Mi piacerebbe poter essere lì con te quando li troverai." Disse lei sognante.
"T/n... senti..." parlò lui abbassando lo sguardo: "per poterti proteggere quella volta che ci siamo incontrati durante la tua fuga... io sono stato egoista e ti ho costretta ad entrare nel corpo di ricerca..."
Erwin fece una piccola pausa: "facendo questo ti ho messa in situazioni davvero pericolose che avrebbero potuto costarti la vita. E non ti ho mai chiesto se anche tu lo volessi... Ne avevo paura ma ne ero consapevole. Eppure non avevo alternative."
"Io ti devo la vita..."
"Non dire così." La interruppe il capitano: "non è vero. Hai passato dei momenti terribili per causa mia, perché sei stata costretta da me. Per cui se vorrai andare via io me ne assumerò la responsabilità e nessuno verrà mai a cercarti."
Per qualche istante nella stanza regnò il silenzio.
"Perché ti senti così in colpa? Hai fatto il tuo lavor..."
"Io non ho fatto il mio lavoro! Non prendiamo persone a caso... nessuno dovrebbe farlo, non è stato il mio lavoro. Era della gendarmeria."
"Allora perché lo hai fatto?"
"Perché..." lui ci pensò: "Perché nei tuoi occhi ho visto più speranza che in chiunque altro."
Silenzio.
"Perché mi sono affezionato subito a te e non volevo ti riportassero giù ma adesso... se ci avessi riflettuto di più avrei potuto salvarti in altri modi."
"Per questo ti senti in dovere di chiedermi come sto? Di preoccuparti così tanto per me?"
"Non mi sento in dovere, io ci tengo davvero." Ammise lui.
"E vuoi che io lasci la legione."
"Non volevo trascinarti fin qui. È già stata dura nella città sotterranea per te... non voglio tu soffra di nuovo."
"Credi che nella città sotterranea io mi sia fatta prendere a calci nel culo? O che sia sopravvissuta per la mia bella faccia?"
La sua domanda agitò l'aria attorno a loro.
Erwin rimase in silenzio dov'era.
"Credi che io sia innocente? Credi che io sia così debole?"
"No, non era questo che intendevo. Ho visto quanto sei forte quando sei scappata."
"Non era niente quello. Io ho ucciso per sopravvivere. Ho visto uccidere."
Poi si chinò a raccogliere la sua spada e la sfilò dal fodero.
La lama pulita luccicò al chiarore delle candele mentre la posava sulle sue gambe.
"Questa spada è il simbolo della mia lotta. L'ho trovata e mi ha dato speranza e forza di andare avanti nonostante avessi perso tutto. Posso percepire tutta la mia dedizione e sacrificio quando la tocco, la mia fatica e la mia famiglia."
Entrambi la osservarono.
"Il simbolo della mia innocenza che se ne va."
"Posso vederla?" Chiese Erwin e lei gliela posò tra le mani.
Fece passare due dita sulla sua superficie, tastandone la rigidità, e soffermandosi subito dopo sui tre simboli incisi sulla parte di lama vicino all'impugnatura.
"Ho promesso che avrei esplorato e scoperto più cose possibili a questo mondo, che avrei vissuto con coraggio fino all'ultimo. E tu mi hai mostrato come."
Lei si soffermò sui lineamenti dell'uomo accanto a sé, pensando a quanto fossero perfetti nelle loro imperfezioni.
Erwin alzò lo sguardo, preoccupato e allo stesso tempo stupito, verso quella giovane ragazza che portava dentro di sé una voglia di vivere incredibile.
"Voglio arrivare anch'io fino alla fine. Voglio vedere anch'io queste distese di acqua e di sabbia. Questi fiumi incandescenti che scorrono da qualche parte oltre queste mura che ci intrappolano come uccelli in una gabbia. Siamo nati tutti per essere liberi."
Sul suo viso si disegnò uno splendido sorriso: "lascia che io resti al tuo fianco. Lascia che anche io combatta per questo."
Entrambi si guardarono negli occhi mentre tutto intorno a loro cominciava a svanire.
Suoni e colori sparirono dalla loro attenzione, lasciando solo loro due al centro di tutto l'universo.
Come se il mondo avesse scelto di cominciare a girare attorno a loro, delle infinite stelle che li circondavano.
"Promettimi che non morirai." Disse lui senza distogliere lo sguardo.
"Promettimelo anche tu."
I loro visi si avvicinarono lentamente, Erwin portò una mano sulla guancia di lei sentendo la morbidezza della sua pelle.
Tutto li stava portando in una sola direzione e nessuno dei due sembrava volersi tirare indietro.
Erwin aveva capito che c'era qualcosa in lei che lo abbagliava, lo attirava a sé, e che lui non poteva fare niente per sottrarsi.
Quegli occhi lucenti e piedi di vita, quel sorriso che ogni volta curava tutte le sue ferite, rischiarava le tenebre della sua anima ed eliminava i problemi che gli appesantivano il cuore.
Fin dal primo momento era stato così ma lui l'aveva sempre ignorato, pensando fossero solo idiozie, e che innamorarsi di qualcuno significava solo dolore e perdita di tempo.
Entrambi trasportati dalla passione non potevano fermarsi, le loro labbra pian piano si avvicinarono e si toccarono delicatamente per poi separarsi qualche secondo dopo.
Soltanto quando i due aprirono di nuovo gli occhi, l'imbarazzo cominciò a prendere il sopravvento e i loro visi si tinsero di un rosa acceso.
"Forse è meglio... che io... vada." Lei, un po' impacciata, si rimise in piedi, prendendo la spada e sistemandola all'interno del fodero.
Erwin non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi appena fu tornato alla realtà e la sentì augurargli la buonanotte, chiudendo subito dopo la porta.
La sua mente era in subbuglio.
Raccolse il libro dal letto e lo rimise al suo posto sulla mensola ma senza riuscire a scrollarsi di dosso quell'ansia che stava provando in quel momento.
Si stese su letto senza nemmeno cambiarsi i vestiti, dal momento più bello che avesse mai vissuto si era improvvisamente trasformato in qualcosa di cui ebbe paura.
Non avrebbe dovuto farlo...
Adesso cosa avrebbe pensato T/n di lui?
Come era potuto essere stato così stupido a credere in quel modo quando loro due non erano altro che semplici soldati e che quelle non erano cose che facevano gli amici.
Quella notte Erwin non chiuse occhio dalla paura di aver potuto rovinare tutto.

4chiacchiere in compagnia:
Oohh yeeaah, finito anche questa volta. Spero che nonostante la storia non abbia ancora quell'aria piccantina di lovee in the air vi stia divertendo comunque.
Come al solito ci sentiamo domani per il prossimo cap!
またね!🐱
😘 SilverANBU

Ovunque Tu Sarai (Erwin X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora