Capitolo quattro

16.7K 670 141
                                    

Sono passati quattro giorni dall’ultima volta che ho incrociato i loro sguardi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sono passati quattro giorni dall’ultima volta che ho incrociato i loro sguardi. Quattro giorni da quando mi sono rifugiata nella mia stanza e ho pianto fino a sentirmi gli occhi pesanti e sul punto di scoppiare.

Ci sono diverse regole da seguire quando ci si lascia e una tra queste è: non interessarsi più attivamente alla vita della persona che ti ha spezzato il cuore.

Purtroppo ho fallito miseramente nel tentativo di fingere che lui non esista più e ho guardato le sue storie su Instagram. Ho scoperto che se la sta passando abbastanza bene anche senza di me, tra amici, serate e compagnia nuova.

E io mi sento un rottame in questo momento.

Sarei rimasta ad Asheville soltanto per lui. Non abitavo proprio in città, ma vicino alla radura. Non il genere di posto in cui incontrarsi con gli amici, ecco. Sarebbe stato perfetto per girare la scena di un film horror.
Eppure, noi ci inoltravamo sempre oltre la luce dei lampioni che di notte fendeva gli alberi, e ci perdevamo tra le ombre che ci avvolgevano e il vento che mormorava tra i rami.

Ad ogni ramoscello che scricchiolava sotto i nostri piedi, la stretta delle nostre mani aumentava. Una risata e un bacio al chiaro di luna, e poi il bagno nel fiume di nascosto.
Entrambi avevamo messo in chiaro che dopo il liceo saremmo andati via da quel posto, ma che avremmo fatto di tutto per rimanere in contatto. Avevo perfino fatto richiesta per il college più vicino al suo.

Non mi sono mai sentita all’altezza e ho sempre pensato che lui fosse troppo per me.

Io mi perdevo nei miei problemi familiari e nell’odio che provavo verso mio padre e verso il mondo, lui invece riusciva sempre a districarsi dai drammi di famiglia e seguire la linea retta dei suoi sogni. È riuscito ad entrare alla Berkeley e io alla CSUS, ma non sono più felice come prima. Sapere che tra qualche mese sarò a meno di due ore da lui, non fa più battere il mio cuore come pazzo. Sento soltanto un vuoto alla bocca dello stomaco.

So per certo che diventerà completamente un’altra persona, nonostante a me avesse promesso più e più volte che il college non l’avrebbe mai e poi mai cambiato. Ma chi vuole prendere in giro? Ciò che posta nelle sue storie dice il contrario.
Una foto lo ritrae con una bottiglia di birra in una mano e con il braccio appoggiato sulle spalle di una ragazza bionda.

Lui che ripeteva continuamente “Odio bere” e “Non fumo mai”.

Alla faccia del “Sei la cosa più importante che ho”.

Alla faccia di tutti quei “Sei l’unica cosa che mi fa stare bene”.

Spengo lo schermo del cellulare e soffoco un urlo nel cuscino.
Mi ha lasciata come se non valessi niente. Come se sopportare tutte le sue crisi esistenziali, i litigi con i suoi e i suoi continui “Sparisco, ma sappi che ritornerò da te” non significasse niente per lui. Ero lì quando aveva bisogno di me. Sono sempre stata accanto a lui, dannazione.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora