Capitolo quarantacinque

17.2K 887 916
                                    

Sleeping at last - Light
2:00 ━❍──────── -4.22
↻     ⊲  Ⅱ  ⊳     ↺

Il vento soffia tra i miei capelli, scompigliandoli con dolcezza e il sole si nasconde timidamente dietro le grosse nuvole plumbee

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il vento soffia tra i miei capelli, scompigliandoli con dolcezza e il sole si nasconde timidamente dietro le grosse nuvole plumbee.
Il rombo di una moto mi scuote le vertebre e mi fa sussultare. Riporto lo sguardo sulla villa bianca che si staglia davanti a noi e trattengo il fiato per pochi secondi.

Credo che Brooke abbia esagerato con le decorazioni natalizie.
«Wow, sembra il villaggio di Babbo Natale», commenta Noah stupito.

I pilastri di marmo sono avvolti da lucine verdi, il vialetto è costeggiato da sagome dell’omino di Pan di zenzero ed elfi. A sinistra, sull’erba c’è una fila di bastoncini di zucchero luminosi e diverse lucine gialle che si intrecciano tra i rami degli alberi.
Diverse scatole regalo illuminate sono disseminate in tutto il giardino. Persino sulla mia altalena c’è un fiocco enorme rosso e il telaio è puntellato da puntini bianchi, simili a piccole stelle.

«Dobbiamo fare per forza una foto lì», esclama Noah puntando il dito verso la tenda di luci davanti al padiglione in legno, poco più lontano dalla piscina.

Vorrei fare un passo in avanti, far scivolare la mia mano in quella di Noah per non sentirmi sola. Non dovrebbe essere così. Non dovrei usarlo come appiglio, eppure è la persona che negli ultimi mesi ha provato a sollevarmi il morale.

Una mano calda mi sfiora la schiena, quasi come se volesse spronarmi a fare il primo passo.
Sono ancora ferma davanti al cancello con i palmi delle mani sudate e il battito folle del mio cuore che mi riempie le orecchie.

«Cioè, tu abiti davvero qui?», chiede Noah, rimanendo a bocca aperta.

«Sì», rispondo con un filo di voce.

«Avery, questa casa è enorme!», mi guarda, gli occhi vibrano di un’allegria incontenibile. «Sono davvero curioso di vedere com'è la tua stanza», schiude le labbra e io gli poso la mano sotto il mento.

«Tra poco la vedrai», gli dico, anche se l'idea di farlo entrare nel mio piccolo mondo non mi entusiasma.

«Mi sento nervoso. Non pensavo fossi così ricca», indica la villa con un cenno del mento e io aggrotto le sopracciglia. «È molto bella, ma dovrebbero spegnere tutte queste lucine, dato che è ancora giorno. È uno spreco di energia, capisci? Il nostro pianeta sta già morendo.»

«Non sono ricca, infatti», rispondo arricciando il naso. «Questa ricchezza non mi appartiene e l’idea delle decorazioni non è stata di certo mia», spiego con una nota di fastidio nella voce.

Noah cerca di raddrizzare le spalle e mi scocca un'occhiata un po' torva, come se questo mio modo di pormi non gli andasse giù.

«Tornare a casa mi rende nervosa», cerco di giustificarmi. La sua mano si sposta sulla mia spalla e me la stringe in un gesto rassicurante.
«Però da quel che mi hai raccontato, Brooke è gentile, il tuo fratellastro ti adora e tuo padre si limita a fare il padre.»

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora