Mi sveglio con il cuore che pompa sangue ad un ritmo folle e la fronte imperlata di sudore. L’aria intorno a me è quasi soffocante. Cerco di mettere a fuoco la stanza, acuisco la vista. Non sono nel mio letto; tutto intorno a me inizia a girare mentre il panico si insinua sotto la mia pelle. Ho la gola ostruita da un grido silenzioso e le mie dita stringono disperatamente il lenzuolo. Batto un paio di volte le palpebre e cerco di rilassarmi.
Giro lo sguardo verso il corpo inerme accanto al mio e con il dorso della mano mi asciugo il sudore dalla fronte. Le sfioro il braccio per un secondo, per accertarmi che sia reale. Sono nella stanza di Avery. È soltanto un incubo.
Lei sta ancora dormendo profondamente; il suo petto si solleva ad un ritmo regolare ad ogni suo respiro. È rannicchiata contro il mio corpo e, nonostante quello che le ho fatto a quella dannata festa, sono altri i pensieri che al momento germogliano nella mia testa. Sfrego le mani sul viso e soffoco un lamento.
Perché è scappata? Si è pentita? Cazzo, non le ho mica chiesto di sposarmi.
Forse è stata una scelta sconsiderata, ma lei lo ha desiderato. Ho trovato nei suoi occhi la stessa folle lussuria che alberga nei miei.
È soltanto misera attrazione. Lei lo sa, forse è per questo che è corsa via. Non voleva rendere la situazione ancora più imbarazzante tra di noi.
Da quando è un mio problema? Non dovrebbe neanche importarmi, maledizione!
Mi allontano da lei e scendo dal letto. Ripesco la felpa che ho lasciato cadere a terra e me la rimetto, poi accendo la torcia del cellulare per cercare le scarpe che ho lanciato sotto la sedia, ma lo sguardo scivola sul dischetto di cotone sull’orlo del cestino della spazzatura sotto la sua scrivania. Come se ci fosse una calamita ad attirarmi, punto la torcia su di esso e mi inginocchio. Devo aver visto male, per forza!
Osservo il dischetto pregno di sangue che non è riuscita a lanciare dentro. Mi sento un pazzo perché sto rovistando tra la sua spazzatura, ma questo sembra sangue fresco. La mia mente inizia a viaggiare, ma tutti i miei film mentali convergono in un unico pensiero: si è fatta male? Ho visto i cerotti sul suo corpo e sono sicuro che prima non ci fossero. Che cosa ha fatto?
All'improvviso mi balenano in mente diverse immagini, ma cerco di scacciarle via spostando l’attenzione sulla sua calligrafia. Ghermisco il foglio spiegazzato che intravedo nel cestino e poi lo apro accuratamente, cercando di non fare troppo rumore.
“Questa è un’altra lettera senza alcun destinatario. Non so più se ha senso scriverle, dato che verso fiumi di lacrime ad ogni parola che butto giù, ma quando mamma è morta la dottoressa che la seguiva mi aveva consigliato di farlo, in questo modo avrei tirato fuori i pensieri e il dolore e non avrei permesso loro di annidarsi dentro di me.
Oggi ho realizzato che non amerò più nessuno come ho amato Kaden. E forse nessuno amerà mai me come ha fatto lui. Non so più chi sono da quando ha smesso di parlarmi. Un attimo prima ero la sua casa, la cosa più importante della sua vita, e il secondo dopo sono diventata una sconosciuta.
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Se le stelle potessero parlare
RomanceDopo la morte della madre, Avery è costretta a seguire il padre a San Diego per conoscere la sua nuova compagna e il suo futuro fratellastro. Però tra le mura della villa dei Dillard vive un'altra anima tormentata, scontrosa e poco incline ad avere...