Capitolo otto

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Fisso lo schermo del cellulare come se stessi aspettando la chiamata più importante della mia vita, eppure è soltanto il mio stupido cuore che aspetta trepidante di vedere il suo nome comparire davanti ai miei occhi

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Fisso lo schermo del cellulare come se stessi aspettando la chiamata più importante della mia vita, eppure è soltanto il mio stupido cuore che aspetta trepidante di vedere il suo nome comparire davanti ai miei occhi.

Mi aggrappo ad un’eterna attesa, mentre spero che il silenzio che adesso riempie le mie notti venga all’improvviso rimpiazzato dal suono della sua voce.

Sono qui per te, vorrei dirgli. Sono dove mi hai lasciata, con lo stesso cuore infranto e gli stessi occhi di ghiaccio dai quali gocciola il mio dolore.

Non mi sono mai sentita così sola in tutta la mia vita. È vero, i miei vecchi amici non si sono ancora fatti sentire. Neanche mezzo messaggio. E il mio ex ragazzo finge che io non esista.

Non so neanche perché sto qui ad aspettare un ritorno che sono quasi certa non ci sarà più.

Ti ha lasciata. Devi andare avanti.

Mi sento come se mi mancasse l’aria. Come se fossi immersa in una vasca d’acqua gelata e aspettassi in un silenzio lugubre di vedere le sue braccia protese verso di me.

Mi sento così, con il petto perforato da mille schegge di vetro e gli occhi doloranti per tutte le lacrime che ho versato.

Mostra agli altri chi sei e guardali mentre ti spezzano in mille parti senza indugio.

Lui non ha bisogno di me. Sono io che ho tremendamente bisogno di qualcuno nella mia vita. Perché non ho amici. Non ho più mia madre. Non ho una famiglia.

Con un sospiro traballante vado a cambiarmi per andare al lavoro, accantonando per il momento i miei problemi.

Nell’atrio incontro due ragazzi che trasportano un barile di birra in giardino.

Ci guardiamo per un lungo istante senza spiaccicare parola, poi proseguono dritto con un sorriso di circostanza stampato in faccia. Altri ragazzi mi sorpassano mentre stringono tra le mani una scatola piena di tubetti di vernice fosforescente e diversi alcolici.

Decido di non interrogarmi su ciò che sta accadendo intorno a me e riprendo a muovermi. Liam è impegnato a dare diverse indicazioni agli sconosciuti che popolano la sua casa; la ragazza che ho incontrato pomeriggio in piscina è ancora aggrappata a lui e lo guarda con aria trasognata.

«Ciao, tu sei una degli aiutanti, giusto? Che ne dici di muovere quel tuo grazioso culetto e mettere in ordine le bibite in cucina?» un ragazzo mingherlino si palesa davanti a me. Si sistema il cappellino sulla testa e mi sorride, mostrando i suoi denti sporgenti. Mi ricorda Sid, dell’Era glaciale.

«Che ne dici di levarti dal cazzo prima che io ti strappi i bulbi oculari? Stai intralciando il mio cammino», tuona Xavier dietro di lui. Quando ci passa accanto gli dà una spallata poco amichevole e sbuffa.

Lunatico.

Il ragazzo balbetta delle scuse e se ne va. Scuoto il capo e scendo rapidamente le scale. Il vialetto è costeggiato da diverse auto, una più costosa dell’altra.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora