Capitolo uno

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Quando si cerca di scappare da se stessi, ci si lascia irrimediabilmente sopraffare dalla disperazione

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Quando si cerca di scappare da se stessi, ci si lascia irrimediabilmente sopraffare dalla disperazione.

Ho visto mio padre tentare di fuggire da se stesso e da alcune situazioni tante volte, ma non ho mai visto neanche un piccolo accenno di tormento nei suoi occhi. Anzi, si è sempre appigliato al braccio di qualcuno quando le cose non andavano secondo i piani.

Ho visto un sorriso accattivante illuminare il suo viso nelle giornate buie e ho intercettato più di una volta l’ombra di una scusa penzolare sulle sue labbra, ma molto spesso la lasciava semplicemente cadere nel vuoto e poi le strappava impetuosamente il potere che racchiudeva. Banalmente, potrei dire che si tratta della parola che più fa innervosire mio padre.

Dicono che chiedere scusa sia difficile perché ci porta a identificarci in un errore. E io so bene quanto mio padre odi sentirsi imperfetto agli occhi degli altri.

Lui non ha mai saputo scusarsi e io non ho mai accettato il suo silenzio e neanche l’indifferenza che ha ostentato di fronte ad un dolore diverso dal suo.

Al contrario, le parole di mia madre avevano il potere di mettere in pausa la frustrazione che provavo quando lui osava rivolgere lo sguardo nella mia direzione.  

L’amore cieco nei suoi confronti è stato forse il suo errore più grande.

Per mio padre amare mia madre significava maledire il giorno in cui l'aveva incontrata.

Per mia madre, invece, amare significava trovare soluzioni ai problemi di cui non era responsabile.

E se c’è una cosa che ho imparato da loro è che a volte certi amori sbocciano all’improvviso, quando meno te l’aspetti, e spesso la loro essenza è esiziale; ti stravolgono completamente la vita, riempiono il tuo mondo di sfumature vivaci e poi, alla fine, convogliano tutti nella stessa direzione, su quei binari arrugginiti su cui viaggia il treno della solitudine. Passa una volta sola e poi non lo rivedi più.

Sfuma via nel vento. Quel sentimento tanto bello quanto struggente esplode in un nugolo di scintille in un cielo che non vuole accogliere a sé nuove stelle. Si porta via tutto, tranne i pensieri che iniziano a congestionare la tua testa ad ogni centimetro di distanza che si frappone tra di voi. Quell’oscurità che accresce nel tuo petto ad ogni lacrima e ad ogni ricordo che ti lambisce la mente.

E io ho vissuto quest’amore in modo così travolgente, che adesso mi sento come se avessi perso me stessa e non fossi più in grado di recuperarla. Immagino di dover ringraziare mio padre per questo.

Sono stata lasciata per colpa sua. In realtà, sono tante le cose brutte che sono accadute nella mia vita a causa sua e glielo ricordo ogni volta che ne ho la possibilità. Il mio odio arriva ad ondate veementi e si riversa su di lui con indifferenza.

Non si può odiare il proprio genitore, mi hanno detto. Non puoi apprezzare uno sconosciuto e disprezzare un padre. Ma io l’ho fatto. Magistralmente, oserei dire. E continuerò a farlo ogni singolo giorno per far sì che la mia rabbia venga sfamata e placata.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora