Mi prenderei a pugni negli occhi, se potessi. Sono furioso, perché ogni maledetta parte di me la desidera. Non ho mai fatto uso di droghe, ma credo sia questo ciò che si prova quando si è in astinenza.
E la mia frase su di lei non ha alcun effetto. Anzi, mi rivolge un’occhiata piena di sdegno e retrocede, senza staccarmi gli occhi di dosso. E così bella che mi sembra di impazzire.
China il capo e dice: «Puoi dire a Tae Tae di andarsene a fanculo», arriccia l’angolo della bocca. «So che vi siete messi d’accordo, è ovvio, lui mi conosce troppo bene e sapeva che avrei abboccato. Sai, la foto su Instagram e tutto il resto», gesticola nervosamente e io la interrompo.
«Sei stata veloce», accenno un sorriso.
Le sue guance si riempiono di un piacevole rossore. «È stata una coincidenza. Ero sul tuo profilo», ammette, una sfumatura di rosso sempre più intenso le lambisce il viso.
«Ah, e cosa ci facevi?», le chiedo.
«Ti stavo lanciando delle maledizioni», risponde e sbuffa, mettendo le mani sui fianchi. «Non sono interessata a trascorrere del tempo con voi. Kaden mi sta aspettando e voglio che voi mi stiate lontani. Adesso, fuori dalle palle, Dillard», il suo mento scatta verso l’alto a mo’ di saluto, un misto tra buffo e provocatorio, mi dà le spalle e inizia a zigzagare tra le persone, prendendo definitivamente le distanze da me.
Potrei rincorrerla e permettere alle mie mani di aggrapparsi nuovamente alla sua pelle sudata e bollente, stringerla tra le dita e inchiodarla tra me e il muro. Potrei portarla fuori e lasciare che se ne occupi Tae, dopotutto la sta cercando. Più o meno. Non so che fine abbia fatto, ma il suo aiuto non guasterebbe in questo momento.
Avery è fuori di sé e io non so neanche se sarei in grado di gestirla in questo momento; non ho voglia di discutere con lei.
Una ragazza mi porge un bicchiere rosso traboccante di birra e ne bevo un sorso, ma lo sputo subito dopo.
«Fa schifo», brontolo e lei schiude le labbra, sorpresa. Vorrebbe dire qualcosa, ma mi allontano per non sorbirmi l’ennesimo sguardo lascivo della giornata.
Prendo il cellulare e mando un messaggio ai ragazzi per aggiornarli.
Fisso con trepidazione la chat, ma nessuno dei due risponde. Perché creare un gruppo, se poi nessuno risponde?
Con un lamento sommesso mi dirigo verso l’uscita. Ho bisogno di una boccata d’aria fresca e di fare sparire l’erezione che mi preme contro il tessuto dei boxer.
Non so quanto tempo sia trascorso da quando mi sono seduto qui fuori, sui gradini. Nonostante il viavai di persone alle mie spalle, lo schiamazzo e la musica orribile che fa vibrare l’aria intorno a me, devo dire che stare con me stesso non è poi così male.
STAI LEGGENDO
Se le stelle potessero parlare
RomantikDopo la morte della madre, Avery è costretta a seguire il padre a San Diego per conoscere la sua nuova compagna e il suo futuro fratellastro. Però tra le mura della villa dei Dillard vive un'altra anima tormentata, scontrosa e poco incline ad avere...