Capitolo dieci

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L’ultima cosa stupida che ho fatto risale a tre anni fa, quando Connor Hawkins organizzò una festa a casa sua e dovetti mentire a mia madre dicendole che sarei rimasta a dormire a casa di un’amica, svegliandomi il giorno dopo nel bosco, con le fog...

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L’ultima cosa stupida che ho fatto risale a tre anni fa, quando Connor Hawkins organizzò una festa a casa sua e dovetti mentire a mia madre dicendole che sarei rimasta a dormire a casa di un’amica, svegliandomi il giorno dopo nel bosco, con le foglie secche tra i capelli, la schiena a pezzi e le gambe intorpidite.

Non restavo mai a dormire a casa degli altri, perché nessuno mi chiedeva mai di rimanere. Ero talmente riservata che la gente preferiva ignorarmi anziché rivolgermi la parola.

Da piccola le cose sembravano più semplici e fare amicizia non era così difficile. Bastava mostrare il pallone nuovo ai bimbi del vicinato e all’improvviso diventavamo una squadra.

Mia madre aveva fiutato la mia bugia, ma per fortuna non aveva scoperto ciò che avevo fatto.

Ricordo di aver bevuto tanto, di essermi divertita, di aver ballato su qualche tavolo in giardino e di essere clamorosamente caduta a terra. Mi sembra di sentire ancora i fili d’erba e il terriccio in bocca.

Non sapevo dove restare a dormire, quindi mi ero nascosta nel bosco vicino casa insieme a Milly e Joshua. Credevo che da allora in poi saremmo diventati amici o complici, ma niente. Non è successo.

E adesso è la seconda volta che mi sono svegliata in un posto lontana da casa, con un post sbornia e i pensieri confusi che girano nella mia testa come un’asciugatrice.

Danny e i suoi amici sono completamente matti e fuori controllo. Pensavo che ci saremmo limitati a trascorrere del tempo in spiaggia, a sussurrarci storie horror sotto il riflesso della luna e a nuotare, ma al calar del sole, Tristan ha tirato fuori dal suo pick-up della birra mentre il gruppo si è allargato sempre di più.

A quanto pare è normale fare surf e poi ubriacarsi di nascosto fino a dimenticare il proprio nome.

Io il mio nome non l’ho dimenticato, ma in compenso mi sono dimenticata di andare al lavoro.

Per fortuna Charlie mi ha coperta e adesso gli devo un favore.

Mi bagno le labbra secche con la punta della lingua e poi premo il dito a lungo sul pulsante del citofono e guardo verso la telecamera. Katya mi ha dato un passaggio e mi ha lasciata a metà strada. Non vuole essere vista insieme a me, anche se non capisco il perché.

«Apri questa merda di cancello», grido. La voce è roca e sento l’acidità risalirmi in gola.

Quando il cancello si apre, sollevo il dito medio verso la telecamera e poi percorro il vialetto in ghiaia trascinando i piedi come se avessi dei mattoni legati intorno alle caviglie.

Faccio un respiro profondo e supero l’ingresso, scontrandomi con la cuoca. Mi rivolge un sorrisetto timido e poi mi dà le spalle mentre rientra in cucina canticchiando a bassa voce una canzone in spagnolo.

Rimango nell’atrio con sguardo stordito e una sensazione orribile che si addensa nel mio stomaco, soprattutto quando vedo Liam scendere velocemente le scale con i pugni chiusi, seguito da Xavier.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora