Capitolo quarantadue

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«Cosa mai potrebbe farmi, questa qui?», grida Tristan divincolandosi

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«Cosa mai potrebbe farmi, questa qui?», grida Tristan divincolandosi.

«Questa qui ha un nome», risponde Liam «E se fossi al tuo posto inizierei a pregare.»

Shannon spinge violentemente Tristan in avanti e atterra sul pavimento, con i palmi sul cemento impolverato e gli occhi inquieti che vagano nel magazzino abbandonato.

«Maledetta stronza del cazzo! Quando uscirò da qui-»

«Se uscirai», dico dall’angolo più buio del magazzino.

Shannon sogghigna e si avvicina a lui, abbassandosi lentamente sulle ginocchia per guardarlo negli occhi. «Quanto mi piace vedere gli uomini strisciare...», dichiara con voce melodiosa. Lo afferra per la nuca e lo fa alzare, poi lo spinge verso una delle sedie vuote posizionate al centro.

«Che cazzo siamo venuti a fare qui?», ringhia Danny e cerca di girarsi verso Liam, ma quest’ultimo gli dà uno spintone e lo fa sedere con la forza. Shannon prende una corda e mentre Liam lo tiene fermo, lei gli lega le mani dietro la schiena.

«Cos’è, un giochetto perverso? Cercate di intimidirci?», domanda Tristan, ma Shannon gli indica l’altra sedia vuota accanto a quella di Danny.

«Davvero non ti viene in mente nulla?», chiedo dietro di loro. Mi avvicino con passo felpato e disinvolto e appoggio le mani sulle loro spalle, facendo scivolare la mia testa in avanti.

«Neanche se fosse la fine del mondo mi avvicinerei a delle merde come voi», dico girando lo sguardo verso Danny. «Ma avete toccato una persona e adesso ne pagherete le conseguenze.»

Liam incrocia le braccia al petto e divarica leggermente le gambe mentre li fissa con disprezzo. Forse non avrei dovuto permettergli di venire qui; lui non ama mettersi in simili casini e spesso predilige la pace e il divertimento.

Ma, per la prima volta, scorgo nei suoi occhi la stessa furia omicida che si agita nei miei.

So che il filo che adesso unisce me, Liam e Avery diventerà ancora più indistruttibile. Neanche la furia di Dio o le fiamme dell’inferno riuscirà a distruggere ciò che abbiamo costruito. E questo nostro gesto ne è la conferma.

«Ti riferisci a quella povera ingenua?», chiede Danny rivolgendomi un’occhiata torva.

«È tutto tranne che ingenua», interviene Shannon. «È stata anche fin troppo gentile con voi.»

Danny ghigna. «E cosa intendi farmi, dolcezza? Abbassarti e succhiarmi il cazzo?»

Shannon mi guarda come se mi stesse chiedendo il permesso.

«Dai, Shan, fallo», le dico con un sorrisetto sarcastico.

Lei ricambia il sorriso e avanza lenta come un serpente verso di lui. «Volentieri», sussurra, poi il suo tallone si piazza con forza tra le gambe di Danny e preme così forte che l’urlo di dolore di Danny si propaga intorno a noi come uno sparo.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora