Dopo la morte della madre, Avery è costretta a seguire il padre a San Diego per conoscere la sua nuova compagna e il suo futuro fratellastro.
Però tra le mura della villa dei Dillard vive un'altra anima tormentata, scontrosa e poco incline ad avere...
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«Mamma, perché quando papà è ferito riversa il suo dolore su di te?», le chiedo mentre le sue dita si muovono dolcemente tra i miei capelli.
«Perché sa che sono in grado di sopportarlo», dice con tono sommesso, quasi fosse un segreto. «E perché glielo permetto.»
«Perché glielo permetti allora?», domando.
«Perché lo amo ancora. Ma l’amore non è un cerotto. Ricordatelo, Avery. Non posare il tuo amore su ferite che non hai inferto tu. Qualsiasi cerotto, prima o poi, viene buttato via.»
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano. «Te lo sto permettendo», gli dico, la voce di mia madre, ormai lontana e ovattata, si aggrappa alla mia. «Voglio che tu lo sappia.»
«Cosa?», domanda. Neanche mi guarda. Per lui non esisto più.
«Di farmi male», sussurro, il mento continua a tremare. «Non sono ingenua, voglio che tu sappia anche questo. Io ho scelto di essere questo con te, perché mi hai fatto sentire al sicuro.»
«Avery, stai trasformando una ridicola scopata in una tragedia», alza gli occhi al cielo. «Mi hai pregato tu, ricordi? Adesso ti senti ferita?», sorride sardonico. «E io? Ciò che sento io non ha importanza, giusto? L'importante è che io non ferisca te. Ricevuto, principessa. Continua a essere chi vuoi. Una ladra, una bugiarda, una traditrice. Scegli la versione che ti si addice di più», si passa la lingua sui denti quasi con fare aggressivo e flette le dita sul volante, cercando di calmarsi.
Dopo una breve pausa, soggiunge con tono più calmo. «Quando ti ho vista lì, tra tutte quelle persone, e ti ho stretta tra le braccia, ho sentito il mondo spegnersi intorno a me. Ed è stato strano avere la mente vuota. Non c’erano i pensieri, c’eri soltanto tu. Avrei dovuto immaginare, però, che la fregatura sarebbe stata dietro l’angolo», la sua risata amara mi scivola sulla pelle come cera bollente. «Ti avevo detto che mi sarei preso tutte le stelle», mi guarda e questa volta scorgo una crepa di dolore farsi spazio sul suo viso. «E lo farò, Avery, te lo prometto. E mi odierai per questo.»
«Non avevo altra scelta», dico, le lacrime cadono copiose sulle mie guance. «So di aver sbagliato.»
«C’è sempre una cazzo di scelta», grida, facendomi sobbalzare. «È solo che io non sono stato la tua», si stringe nelle spalle, poi mi guarda con freddezza. «Adesso smettila di piangere.»
«Non sopporti vedermi piangere», gli dico con voce incrinata. «Fa male anche a te, vero? So che ti importa, Xavier.»
«Non tutto gira intorno a te, Avery. Odio quando la gente piange. È irritante», mi rimprovera, non c’è più alcuna traccia di gentilezza nel suo sguardo. «Puoi piangere pure fino a domani se vuoi, ma fallo in silenzio.»