Mia madre, ai miei occhi, è sempre stata di una bellezza disarmante, ma non ha mai avuto modo di splendere come fa Brooke. La sua era una bellezza nascosta e poco levigata, una pietra grezza irrilevante, ma di grande valore.Brooke, invece, con i gioielli costosi dorati che abbelliscono le braccia esili e il collo piccolo, con il suo vestito rosa e i capelli biondi, si destreggia tra i raggi del sole come se fosse stata scolpita dagli angeli. Gli occhi verdi sprigionano all’interno un balenio familiare, che si riversa lesto tra le crepe del suo sorriso ogni volta che il suo sguardo incrocia quello di un membro di questa famiglia.
Brooke splende e lo fa in un modo genuino e delicato.
Mi sorride ogni volta che mastico più di una banale frase, nonostante non siano parole dolci o di gratitudine sussurrate a denti stretti mentre percorriamo il corridoio gremito di persone del centro commerciale.
Mi aspetto che dica qualcosa di sbagliato, di offensivo. Mi aspetto che le sue parole mi colpiscano dritto nello stomaco, che le sue mani strattonino i miei capelli quando la gente non guarda.
Ho paura che il suo volto dolce cambi improvvisamente e che le sopracciglia sempre rilassate si uniscano in un’espressione adirata.
Mi fa provare diversi vestiti, mi prende per mano quando meno me l’aspetto, seppur per pochi secondi, ma alla bambina dentro di me dà fastidio. Mi allontano spesso e le riservo più di un’occhiata ammonitrice, poi mi riprendo e le sorrido timidamente.
Sono così danneggiata che non so neanche da dove cominciare ad aggiustare ciò che fino a poco tempo fa credevo funzionasse alla perfezione.
«Ti prego, prendilo», mi supplica stringendo davanti al petto un vestito verde attillato con le bretelle sottili. «Non badare al prezzo, lascia che te lo compri», soggiunge con occhi imploranti.
«Okay», mormoro e sfoggia quella tipica espressione da mamma fiera. L’ho vista tante volte anche sul volto di mia madre.
Quando usciamo dal negozio, mi fermo davanti ad una gioielleria e guardo gli anelli esposti.
«Hai visto qualcosa che ti piace?», domanda e scuoto la testa, anche se i miei occhi rimangono ancorati alla coppia di anelli con i simboli del sole e della luna.
Immagino quello con il simbolo del sole sulla sua mano e quello della luna sulla mia. Un pensiero fugace e quasi privo di rilevanza.
«Perché non vai a ordinare il gelato? Scegli tu i gusti. Io ti raggiungo tra poco. Ho visto un bracciale che mi piace», mi dà una carezza sul braccio e prendiamo due direzioni diverse.
Cammino verso la gelateria e tiro quasi un sospiro di sollievo. I piedi mi fanno male e i polpacci sono in fiamme. Non credo di aver mai camminato così tanto in un centro commerciale.
Scelgo un tavolo per due e mi siedo, sfogliando il menu, giusto per perdere tempo.
Guardo i diversi gusti e scelgo quelli che prendevo da piccola, con gli Smarties e pezzi di biscotto. Per lei ordino un cono alla fragola e limone.
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Se le stelle potessero parlare
RomanceDopo la morte della madre, Avery è costretta a seguire il padre a San Diego per conoscere la sua nuova compagna e il suo futuro fratellastro. Però tra le mura della villa dei Dillard vive un'altra anima tormentata, scontrosa e poco incline ad avere...