Capitolo sette

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Credo che essere ignorati faccia male, ma quando è la persona che ha contribuito alla tua creazione ad ignorarti e a metterti da parte dandoti quasi per scontata, è come ricevere un pugno nei reni

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Credo che essere ignorati faccia male, ma quando è la persona che ha contribuito alla tua creazione ad ignorarti e a metterti da parte dandoti quasi per scontata, è come ricevere un pugno nei reni.

Penso di aver letto almeno cento volte il breve messaggio che mi ha scritto mio padre.

E non vorrei paragonarlo per la milionesima volta alla mamma, ma cosa cazzo è questa cosa?

“Liam mi ha detto che stavi riposando, per questo motivo non ti ho salutata. Fai la brava, tesoro. Mi fido di te. Torneremo presto”

Liam gli ha detto così? Ma che grande idiota!

Probabilmente mia madre mi avrebbe svegliata e mi avrebbe stretta forte tra le braccia.

Lo ha sempre fatto. Mi avvisava anche quando andava semplicemente al supermercato a comprare il latte.

Ma papà non è mai stato come la mamma e dubito che cambierà qualcosa adesso. Non sarà Brooke a renderlo un padre amorevole.

Forse l’unica volta in cui mi sono sentita a casa tra le sue braccia è stato quando mi ha promesso con le lacrime agli occhi che quella donna sarebbe sparita dalle nostre vite e che sarei stata al sicuro. È stata la prima volta che i suoi occhi, così simili ai miei, mi hanno abbracciata e hanno giurato silenziosamente che niente mi avrebbe fatto più male.

Con un mezzo sorriso rotto e due iridi affogate nel rimpianto mi ha promesso che non avrei mai più visto mezze lune sanguinanti sulla mia pelle.

Poi il rimpianto piano piano ha levato le tende e la solita spensieratezza che lo contraddistingue ha iniziato ad insediarsi nuovamente tra le pieghe del suo sorriso.

E io ancora oggi mi chiedo se mi abbia mai desiderata nella sua vita o se si sia semplicemente trattato di un incidente di percorso. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo, forse perché mia madre mi ha sempre fatto sentire come se fossi la cosa più bella del mondo.

In ogni caso, non è mai stato uno che si è posto troppe domande sulla vita. Una volta sola l’ho trovato nel bel mezzo di una crisi esistenziale, e anche allora parte del problema ero io.

Dunque, forse adesso è meglio così per entrambi. Lui vive la sua vita e io vivo la mia. Non sono ancora l’adulta che la piccola me avrebbe voluto avere nella sua vita, ma un giorno lo diventerò. Sarò meno debole, meno sensibile, meno stupida. Un giorno sarò in grado di prendermi cura di me stessa senza l’aiuto di papà, senza avere una spalla su cui piangere o qualcuno a cui appoggiarmi.

Sono sola. Da quando mamma non c’è più, io mi sento invisibile. E ogni volta che si presenta un problema la mia mente vola tra i ricordi, la chiama disperatamente, ghermisce l’immagine sfocata del suo volto che fluttua come uno spettro davanti ai miei occhi. Il mio faro si è spento, ma continuo a ripetermi che c’è ancora la luna pronta a illuminare di notte il mare in cui navigo.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora