Capitolo quarantotto

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Mentre infilo le braccia nelle maniche della felpa che mi ha prestato Xavier, scorgo con la coda dell’occhio la sua figura ricurva seduta sulla poltrona

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Mentre infilo le braccia nelle maniche della felpa che mi ha prestato Xavier, scorgo con la coda dell’occhio la sua figura ricurva seduta sulla poltrona. Rigira lentamente la chiavetta tra le dita; è immerso totalmente in chissà quale flusso di pensieri.

Fissa il portatile sulle sue gambe e si protende in avanti, indeciso su cosa fare.

Il suo palmo scivola d’un tratto sul suo mento e lo sfrega con un movimento controllato. La ruga tra le sue sopracciglia diventa sempre più profonda, assume un’espressione meditabonda.

«Cosa c’è che non va?», gli chiedo mentre faccio scivolare la felpa sopra il sedere e tiro su anche le mutande e i leggings che ho tirato fuori dal mio borsone.

Al diavolo, quel vestito! Non ho intenzione di finire per la terza volta, nella stessa serata, nel letto di Xavier; dunque, ho optato per qualcosa di molto più comodo e decisamente meno attraente.

«Non so cosa aspettarmi», solleva il piccolo oggetto, stringendolo tra il medio e l’indice.

«Vuoi che dia una sbirciatina al posto tuo?», gli chiedo con premura avvicinandomi a lui. Mi appoggio con il sedere sul bracciolo della poltrona e lui mi circonda la vita con un braccio. Alza lo sguardo su di me e l’espressione pensierosa di prima lascia il posto ad un’altra più rilassata.

«No. Penso sia qualcosa di troppo personale, conoscendo mia madre», storce il naso e i suoi occhi verdi rimangono fissi sullo schermo nero del portatile. Muovo il dito sul mouse e il desktop si illumina; sullo sfondo appare un’immagine di Harry Potter.

Rimango a fissarla per qualche secondo, prigioniera di nuovo di un vecchio ricordo. Mi chiedo se oggi sarei in grado di continuare questa saga e di sentire di nuovo la magia che mi avvolgeva da piccola.

«Non pensavo fossi un così grande fan», gli dico con un sorriso malinconico.

Xavier si riscuote nuovamente dai suoi pensieri e guarda l’immagine. «Ho letto i libri», mi fa sapere. «Forse dovrei cambiarlo. Non sono un ragazzino.»

Una strana sensazione si fa spazio dentro di me. «Ti è permesso amare qualcosa per piccoli anche quando sei grande, Xavier», gli dico con dolcezza e lui abbassa il capo. «Li hai letti tutti?», chiedo.

Annuisce. «Li ho letti quando ero in Thailandia. Non pensavo fossero così belli.»

Mi rabbuio, ma cerco comunque di sorridergli.

All’improvviso il suo sguardo si fa più duro e aggiunge tempestivamente: «Li ho letti perché so che a te piace Harry Potter.»

«Ma io non ho mai finito la saga…», ammetto provando una leggera punta di disagio.

«Lo so. Ma la finirai», mi accarezza lo zigomo con due dita. «Fidati di me.»

«Sai il perché?», gli chiedo con timore, abbandonandomi per un secondo tra le braccia dell’angoscia, che mi stritola e mi fa mancare il respiro.

Se le stelle potessero parlareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora