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La tenda era a prova d'acqua, e questa era indubbiamente una fortuna, date le circostanze, ma ciò valeva solo per quella proveniente dall'esterno; era inutile contro quella che avevano portato entrando.

Le loro giacche e i loro scarponcini erano talmente fradici da grondare, gli zaini non erano da meno e il calore emanato dai loro corpi contribuì a rendere in pochi minuti l'interno di quel ridotto ambiente non meno bagnato di quanto fosse l'esterno. Le pareti di tessuto bianche erano imperlate da gocce d'acqua che si rincorrevano leste l'un l'altra. Il tutto, ovviamente, rendeva ancora più difficile coordinare i movimenti reciproci in quello spazio esiguo. Entrambi furono assaliti da un momentaneo sconforto.

Era una piccola tenda, pensata per due persone, e se già normalmente i movimenti al suo interno erano limitati dalle dimensioni contenute, in quel frangente era addirittura peggio.

"Stendiamo il materassino?" propose incerta Adriana.

Carlo scosse la testa. "No, prima è meglio toglierci le scarpe."

"Ma così ci bagniamo i piedi, meglio svuotare gli zaini" gli fece notare lei.

"Io però, se non sposti il gomito non riesco a muovermi" ribatté lui.

"Si, ma se mi sposto bagno anche quel lato" fece presente Adriana, esasperata.

Non trovavano pace, ognuno aveva priorità diverse già normalmente, e quella situazione andava discostandosi sempre più da qualunque cosa potesse essere considerata normale.

Era difficile coordinare i movimenti, impossibile riuscire a concludere qualcosa restando entrambi all'interno. Seppure a malincuore, perché le dispiaceva costringere il suo ragazzo a uscire nuovamente con quel tempo infame, Adriana si arrese all'evidenza.

"Non prenderla male, ma ti scoccerebbe andare fuori un attimo?" gli chiese, con tutta la gentilezza di cui la situazione la rendeva capace. "Preparo tutto, materasso, sacchi a pelo e pigiama, così non diventiamo matti. Quando entrerai sarà tutto pronto, non dovrai fare altro che uscire da quei vestiti zuppi, sdraiarti e goderti il meritato riposo."

Carlo senza fare commenti e con un sorriso rassegnato uscì dalla tenda. Capitava spesso che in situazioni difficili trovassero da dire, ma si amavano follemente e tutte le avventure vissute insieme li avevano solamente avvicinati di più. Anzi, forse ancora più che le esperienze filate lisce, erano state le proprio le disavventure affrontate e superare assieme a rendere più saldo il loro rapporto.

Fino a pochi anni prima non si sarebbe mai sognato di trovare una ragazza tanto bella, tanto audace, e abbastanza matta da accompagnarlo in imprese, nel loro piccolo, folli. Lei poi, ragazza di città, nata e cresciuta a San Lazzaro...

Proprio quella stessa zona in cui si trovavano era stata il teatro di uno dei loro primi giri insieme. Erano diventati ufficialmente una coppia solo da pochi mesi e lui, vincendo le sue iniziali perplessità l'aveva condotta in una lunga camminata iniziata a Piamaggio e culminata con la salita alla croce dell'Alpe, con la sua vista panoramica e la curiosa scalinata disseminata in ogni stagione da piccoli presepi. Nel percorso avevano incontrato fortunatamente molte fontane che li avevano dissetati, stupidamente quella volta non avevano pensato all'acqua, e tanti funghi dai colori brillanti cresciuti in un contesto fiabesco, adagiati nel morbido sottobosco alla base di grandi alberi imponenti. Sulla via del ritorno si erano fermati a pranzo nell'Osteria del Fantorno, il ristorante che portava il nome dell'antico rudere bruciato che ora si trovava a breve distanza da loro. 

Non erano molto lontani nemmeno dal luogo in cui avevano consumato il loro pasto quel giorno, ma di strada, da quel tiepido autunno assolato, ne avevano percorsa parecchia assieme.

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